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Specializzazioni. Farmacisti ospedalieri discriminati rispetto ai medici. Perché?
L'esclusione delle specializzazioni “non mediche” dal Decreto sugli standard delle Scuole di specializzazione rischia di essere l’ultimo aggravio in ordine di tempo sulla difficoltà di erogazione della formazione specialistica verso gli specializzandi in Farmacia Ospedaliera. E' inaccettabile che si creino queste differenze in ambito ministeriale di D. Mengato (Sifact), S. Campbell Davies (Sifo), E. Caiazza (Sifo), I. Toffanello (Sifo), D. Ferrante (Sifo), R. Langella (Specializzandi in Farmacia Ospedaliera)
30 AGO - In principio era il Decreto del MIUR del 01 Agosto 2005 e successivamente il Decreto Interministeriale (MIURMINSAL) 68/2015. Dopo anni di lavoro per sancire la pari dignità formativa professionalizzante, il percorso post-laurea dei futuri dirigenti sanitari viene ufficialmente equiparato a quello dei laureati in Medicina e Chirurgia.  È un fondamentale riconoscimento per Farmacisti, Fisici ed Odontoiatri: trovarsi nei Decreti di riordino delle Scuole di Specializzazione mediche poteva velocizzare l’iter verso gli agognati contratti di formazione; un diritto fino ad allora rimasto ad esclusivo appannaggio dei colleghi medici.

Sono passati due anni e mezzo da allora e nessun passo effettivo è stato fatto per mettere in atto il Decreto per le Scuole di Specializzazione “non mediche”. Anzi, si può decisamente affermare che si è lavorato per delegittimare totalmente quanto riportato dal DM 68/2015.

Nel marzo 2016, stante la maggior parte delle Scuole chiuse per mancanza di fondi per i contratti di formazione, è la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) a rompere il silenzio: viene inviata ai Ministeri una mozione che punta a sospendere l’articolo 8 della L. 401/2000, ovvero il primo (ed unico) articolo di legge che espressamente parla di “borse di studio” per i “non medici” da erogarsi “secondo le stesse modalità previste per i medici”.

La mozione dei Rettori viene accolta e inserita nel maxiemendamento al DDL “La Buona Scuola”. Tale disposizione, come più volte denunciato, rappresenta una delle discriminazioni più gravi compiute a discapito degli specializzandi d’Area Sanitaria.

Dopo pochi mesi le Scuole riaprono e una nuova generazione si trova a dover scegliere tra continuare il percorso formativo a proprie spese o l’impossibilità di crescere culturalmente e professionalmente.

Resta comunque un’ultima occasione: secondo il DM 68/2015 tutte le Scuole di Specializzazione riordinate dovranno soddisfare specifici standard formativi. Si punta alla certificazione, da parte di un ente esterno, della qualità formativa del percorso di specializzazione, ovvero nella struttura sanitaria e universitaria che lo specializzando è chiamato a frequentare.

Si tratta di un altro Decreto Interministeriale che, sin dalle prime fasi della sua stesura, ha visto coinvolte tutte le specializzazioni d’Area Sanitaria, comprendendo, fino a pochi giorni prima della pubblicazione, un’estesa sezione dedicata a Farmacisti, Fisici e Odontoiatri. Sembrava effettivamente la concreta occasione per rientrare negli iter formativi di stampo europeo, confermando e ampliando quanto già disposto dal Decreto 29 marzo 2006 di “Definizione degli standard e dei requisiti minimi delle scuole di specializzazione”.

Senza un’apparente ragione plausibile, a poche ore dalla pubblicazione dal Decreto, scompare tutta la sezione dedicata alle specializzazioni “non mediche”.  

Secondo la Ministra Fedeli, il Decreto permetterà di migliorare il percorso specialistico innalzando ulteriormente la qualità e la trasparenza. Proprio quest’ultima, tuttavia, dov’è? Dopo un percorso di stesura del Decreto durato due anni, alla fine, si è deciso unilateralmente di non investire sulla qualità della formazione per i Farmacisti ospedalieri. Come giovani specializzandi e neo-specializzati poniamo ai Ministeri competenti una sola domanda: perché?

Dopo più di un mese dalla pubblicazione del Decreto, le voci fuori dal coro sono state, eufemisticamente parlando, timide. Questo rischia di essere l’ultimo aggravio in ordine di tempo sulla difficoltà di erogazione della formazione specialistica verso gli specializzandi in Farmacia Ospedaliera: in un’Europa in cui si parla di percorso formativo comune e in cui la sinergia di competenze tra medico e farmacista è sempre più consolidata, è inaccettabile che si creino queste differenze in ambito ministeriale.

Quali sono i motivi alla base delle discriminazioni degli ultimi anni? Il “costo” dei contratti di formazione? Ogni anno vengono stanziati più di 600 milioni di euro per la formazione dei medici, mentre ne basterebbero 10 milioni (circa il 3%) per garantire tutti i contratti per i Farmacisti Ospedalieri.

Il dato economico non può, da solo, giustificare le decisioni legislative. A chi interessa avere dei giovani iperspecializzati precari e, secondo il nuovo Decreto, con un percorso di formazione la cui qualità non viene misurata e verificata? Perché diversificare i percorsi formativi tra medici e non medici quando, una volta specializzati, saranno equiparati contrattualmente e professionalmente nell’ambito del SSN?

Gli specializzandi meritano delle risposte a queste domande e meritano di sapere quale futuro li attenderà.
 
Daniele Mengato
Socio SIFaCT
 
Sophia Campbell Davies
SIFO;  Coordinatore Area Giovani
 
Emanuela Caiazza  
SIFO;  Consigliere Regionale Piemonte
 
Ilaria Toffanello
SIFO;  Consigliere Regionale Veneto
 
Davide Ferrante
SIFO;  Consigliere Regionale Lombardia
 
Roberto Langella
Rappresentante Nazionale Specializzandi in Farmacia Ospedaliera
30 agosto 2017
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