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I risultati della Survey: “Il ruolo del farmacista e delle farmacie nell’emergenza Covid-19”
10 NOV - Obiettivo della Survey The European House - Ambrosetti e Fofi “Il ruolo del farmacista e delle farmacie nell’emergenza Covid-19”, è stato quello di investigare sul contributo che le farmacie hanno apportato durante la prima ondata della pandemia e raccogliere elementi di riflessione circa il percorso di trasformazione verso un modello compiuto di farmacia dei servizi.

Realizzata attraverso l’invio di un questionario alla fine di ottobre, ha raggiunto un campione rappresentativo di ben 2.829 rispondenti. L’indagine è stata suddivisa in tre parti: una breve anagrafica della farmacia; le azioni implementate nel periodo di maggiore crisi della prima ondata pandemica (marzo, aprile e maggio 2020); l’esistenza di servizi che descrivono l’evoluzione della farmacia dei servizi prima, durante e dopo la crisi pandemica.
La maggioranza delle farmacie che hanno partecipato all’indagine risiede in un’area urbana (60%) o metropolitana (11%), mentre meno di un terzo è una farmacia rurale (12%) o rurale sussidiata (17%). Le farmacie sono perlopiù concentrate nel Nord Italia, di cui oltre il 26% in Lombardia e oltre il 13% a Milano.
 
Il 45,2% delle farmacie ha attivato l’utilizzo di 5 servizi per la prevenzione e limitazione del contagi, quali la ricetta dematerializzata, la vendita di DPI, la Prenotazione di farmaci online o telefonica, servizio di informazione alla cittadinanza e la consegna farmaci a domicilio. Una quota che sale al 47% considerando le sole farmacie rurali. Inoltre, tra le farmacie rispondenti, il 10% ha dichiarato di aver incrementato il proprio orario di apertura, prolungando il servizio obbligatorio offerto ai cittadini nel momento di massima difficoltà.
Non solo nel 61% delle farmacie in Emilia-Romagna e nel 55% di quelle nella Provincia Autonoma di Bolzano è stato possibile effettuare i test sierologici per l’individuazione del Covid 19.
 
Anche sotto il profilo del supporto al trattamento del Covid-19, le farmacie italiane si sono dimostrate distintive: il 47% ha dichiarato di aver effettuato la fornitura di ossigeno al domicilio dei contagiati, una quota che sale al 54% delle farmacie nelle aree metropolitane (le più colpite dalla pandemia).
 
L’indagine mostra come il modello di farmacia dei servizi in Italia sia in evoluzione costante, con alcune tipologie di servizio che hanno una buona copertura, quali ad esempio il servizio CUP, il supporto all’aderenza terapeutica e i servizi per i pazienti cronici. L’emergenza sanitaria ha avuto funzione di acceleratore nell’attivazione o nello sviluppo di determinati servizi.
Dalle risposte alle Survey emerge come più farmacisti abbiano collaborato con i Mmg. Se il 45% delle farmacie ha dichiarato di avere già integrato questo servizio precedentemente all’emergenza, il 14% ha segnalato come questo sia stato attivato proprio negli ultimi mesi. Le rinnovate esigenze dei farmacisti vanno in questa direzione, che vedono come necessaria una più stretta collaborazione con i medici di famiglia per efficiente i servizi al paziente in modo integrato
 
Uno dei servizi che ha avuto il maggiore sviluppo è stato quello della misurazione, con modalità non invasiva, della saturazione percentuale dell’ossigeno. Il 12% delle farmacie ha attivato questo servizio proprio in questi mesi del 2020 per rispondere ad un bisogno crescente di sicurezza dei cittadini dal punto di vista del monitoraggio della propria salute. Un servizio fornito proprio nelle aree duramente colpite dalla pandemia, come Bergamo, Milano, Brescia, Padova o Rovigo: qui la quota di farmacie che ha attivato il servizio durante l’emergenza supera infatti il 30% del totale.
 
L’emergenza pandemica ha poi attivato alcune esperienze in ambito digitale: quasi la metà delle farmacie ha attivato servizi quali la telemedicina e la telecardiologia, circa il 70% delle farmacie ha un sito web o lo ha attivato durante la pandemia. Anche in questo caso, emergono differenze tra le farmacie urbane/metropolitane già prima della pandemia dotate di un sito web nel 70% dei casi e di un servizio di vendita online nel 15% dei casi, con quelle rurali/rurali sussidiate, dove solo la metà possiede un sito web e circa il 5% vende farmaci online.
 
10 novembre 2020
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