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Migliorare retribuzioni, riordinare le professioni sanitarie e medici ospedalieri per tamponare carenze sul territorio. Le proposte delle Regioni per risolvere la crisi del personale del Ssn
In un documento le Regioni mettono nero su bianco alcune proposte e soluzioni per risolvere la carenza di personale sanitario. Tra le soluzioni anche la revisione delle procedure concorsuali, promozione del welfare contrattuale, riordinare le professioni sanitarie per superare la frammentazione dei profili e accelerare la trasformazione digitale del SSN. IL DOCUMENTO
24 APR -

Adeguamento dei livelli salariali, revisione delle procedure concorsuali, promozione del welfare contrattuale, riordinare le professioni sanitarie per superare la frammentazione dei profili e accelerare la trasformazione digitale del SSN. Le Regioni e le Province autonome presentano un documento organico che affronta in modo strutturato la crisi del personale sanitario, proponendo un ventaglio articolato di soluzioni operative e strategiche. L’obiettivo è duplice: rispondere all’emergenza attuale e avviare un percorso di riforma sostenibile per il futuro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Il documento evidenzia come la carenza di personale sanitario sia un fenomeno sistemico, aggravato da dinamiche demografiche, trasformazioni sociali e limiti strutturali del sistema. In Italia, nonostante l’aumento complessivo di medici e infermieri nel periodo 2010-2020, il rapporto infermieri/medici rimane tra i più bassi dell’area OCSE (1,5 rispetto alla media di 2,5). A questo si aggiunge l’età avanzata degli operatori, l’alto tasso di dimissioni post-pandemia e il calo dell’attrattività delle professioni sanitarie​.

Le Regioni sottolineano inoltre come il sistema di formazione, in particolare per gli infermieri, mostri segnali preoccupanti: calo delle domande di accesso, rapporto domande/posti vicino all’unità, e attrattività erosa dall’espansione dei corsi di laurea in medicina. Queste dinamiche rischiano di compromettere l’equilibrio del cosiddetto skill-mix, sempre più centrale in una popolazione invecchiata e con alta prevalenza di cronicità.

Le proposte.

  1. Valorizzazione economica e professionale

La prima direttrice proposta dalle Regioni è quella dell’adeguamento retributivo. Il gap tra le retribuzioni del personale sanitario italiano e quello dei colleghi europei è ben documentato: gli infermieri, in particolare, guadagnano mediamente quanto il salario medio nazionale, contro una media OCSE che riconosce un surplus del 20%. La proposta mira a colmare questo divario, intervenendo sulla Legge di Bilancio per incrementare in modo stabile il Fondo Sanitario Nazionale, rimuovendo i vincoli legislativi che limitano il trattamento accessorio.

Una particolare attenzione è riservata alle aree interne e disagiate, dove la difficoltà di attrarre e mantenere personale è maggiore. Si propone l’introduzione di incentivi economici e di carriera specifici per chi opera in questi contesti, con l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze territoriali nella disponibilità dei servizi.

  1. Riordino delle professioni sanitarie

La frammentazione professionale del SSN rappresenta, secondo le Regioni, un ostacolo all’efficienza organizzativa. I 31 profili sanitari attualmente riconosciuti – di cui 23 nelle aree infermieristica, ostetrica, tecnica, riabilitativa e della prevenzione – risultano spesso poco flessibili e scarsamente integrabili tra loro.

Il riordino proposto prevede:

la revisione e accorpamento dei profili con funzioni simili,

la definizione di equipollenze operative,

la possibilità di impiego trasversale di alcune figure,

l’adozione di modelli basati su skill mix, che promuovano l’integrazione multidisciplinare e una maggiore valorizzazione delle competenze.

Questo approccio mira a creare un SSN più adattabile, capace di rispondere ai mutati bisogni di salute in modo più agile.

  1. Digitalizzazione e semplificazione dei processi

Nel solco della Missione 6 del PNRR, le Regioni propongono una piena integrazione della trasformazione digitale con la programmazione del personale. L’obiettivo è duplice: migliorare la qualità dei servizi e alleggerire il carico burocratico sugli operatori sanitari.

Le proposte operative includono:

-l’automazione dei processi ripetitivi (accettazioni, referti, prenotazioni) tramite Robotic Process Automation (RPA);

-l’uso di strumenti di intelligenza artificiale per il supporto clinico, specialmente nei contesti di alta intensità assistenziale;

-la diffusione della telemedicina, con un focus sulla teleassistenza infermieristica, fondamentale per la gestione della cronicità;

-la formazione digitale del personale come prerequisito per evitare che l’innovazione tecnologica diventi un ulteriore onere.

Questa leva è pensata come complementare al lavoro umano, non sostitutiva, e rappresenta un’area strategica per liberare tempo clinico da dedicare ai pazienti​.

  1. Reclutamento internazionale strutturato

In un contesto di crescente competizione internazionale per i professionisti sanitari, l’Italia si presenta con un’attrattività ancora troppo bassa: meno dell’1% dei medici e poco più del 5% degli infermieri in servizio nel SSN provengono dall’estero. Le Regioni propongono l’elaborazione di una strategia nazionale unitaria che superi la frammentazione attuale, ispirata a buone pratiche già sperimentate localmente.

Gli elementi chiave di questa strategia includono:

-la semplificazione e velocizzazione delle procedure di riconoscimento dei titoli (attualmente competenza del Ministero della Salute),

-l’introduzione di accordi bilaterali per il reciproco riconoscimento automatico dei titoli sanitari,

-la creazione di percorsi di accoglienza linguistica e culturale,

-la definizione di standard minimi di integrazione organizzativa e di governance pubblica forte.

L’intento non è sostituire la formazione nazionale, ma affiancarla, soprattutto in risposta alle urgenze locali e per i profili più carenti, come quello infermieristico​.

  1. Attrattività e retention del personale nel SSN

L’ultima direttrice si concentra su un insieme integrato di politiche per migliorare l’attrattività delle professioni sanitarie e ridurre il turnover. Le Regioni propongono un ventaglio di misure che comprendono:

-aggiornamento delle procedure concorsuali per snellire i tempi di reclutamento;

-modelli contrattuali flessibili (es. part-time, libera professione nel pubblico, job sharing);

-azioni per il benessere organizzativo, come il monitoraggio del clima lavorativo, la prevenzione del burnout e il supporto alla leadership inclusiva;

-welfare contrattuale rafforzato, con servizi di conciliazione lavoro-vita privata e sostegno alla genitorialità;

-carriere differenziate e percorsi professionalizzanti, soprattutto per gli infermieri, attraverso l’incentivazione di lauree magistrali cliniche e la specializzazione​

Il documento sottolinea inoltre come la medicina generale stia attraversando una fase critica di progressivo disinteresse da parte dei giovani laureati. Le cause sono molteplici: una formazione percepita come meno qualificante rispetto alle specializzazioni universitarie, una borsa di studio meno attrattiva, l’assenza di tutele equiparabili (malattia, maternità) e una crescente burocratizzazione dell’attività, che riduce il tempo clinico effettivamente dedicato al paziente​.

I dati indicano che l’aumento dei posti nelle scuole di specializzazione universitaria ha avuto un effetto diretto negativo sulle iscrizioni ai corsi regionali di medicina generale (correlazione inversa significativa: ρ = -0,91; p = 0.01), segnalando una competizione non sostenibile tra percorsi formativi.

Le Regioni propongono quindi:

-di valorizzare il ruolo del medico di medicina generale anche attraverso un riconoscimento formativo e contrattuale paritario rispetto agli specialisti;

-di integrare le attività formative con periodi tutorati nei contesti di emergenza/urgenza, sull’esempio dei modelli già applicati per gli specializzandi;

-di creare le condizioni giuridiche per il coinvolgimento diretto dei medici ospedalieri – a rapporto esclusivo – nella copertura temporanea delle carenze territoriali, anche in orario aggiuntivo;

-di stabilizzare le forme di impiego dei medici specializzandi, prevedendone l’inserimento strutturale nei percorsi di assistenza primaria.

24 aprile 2025
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