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FarmacistaPiù. Mandelli: “Le farmacie sul territorio fanno la differenza e io penso sia questa la base da cui dobbiamo partire”
Primo confronto serrato a FarmacistaPiù ieri pomeriggio dopo l'inaugurazione, in una tavola rotonda con il presidente della Fofi Mandelli, Cossolo (Federfarma), Gemmato (FdI), Bagnasco (Fi), Maccari (Fdi) e Schifone (FdI). Prima di questa tavola rotonda è interventuto anche il presidente dell'Iss Brusaferro. Al centro il ruolo ormai imprescindibile della farmacia nel quadro della rifroma della sanità territoriale.
21 OTT -

Prima giornata di lavori per la IX edizione di FarmacistaPiù. Subito dopo la seduta inaugurale, protagonisti del confronto sono stati la professione e la politica, in una tavola rotonda con Andrea Mandelli (Fofi) e Marco Cossolo (Federfarma) e i neo eletti parlamentari dello schieramento di centro-destra: Marcello Gemmato, Carlo Maccari e Marta Schifone di Fratelli d’Italia , e Roberto Bagnasco di Forza Italia.

“Abbiamo bisogno di colleghi farmacisti presenti in Parlamento nei prossimi 5 anni”, ha detto loro Andrea Mandelli. Le sfide da affrontare sono tante, a cominciare dal Pnrr. “Personalmente mi ha sempre convinto di più l’idea di un Pnrr che andasse a innervare ulteriormente le strutture già esistenti, per rilanciare l’anello che è mancato nella pandemia, cioè la prossimità, che aggancia il territorio all’ospedale”. Il presidente della Fofi ha spiegato di non essere “mai stato particolarmente favorevole alla case di comunità. Il problema - ha argomentato - non sta tanto nel portare avanti il percorso per il finanziamento per realizzarle, per quanto c’è un ordine temporale da rispettare, che è il 2026, non trattandosi di investimenti a pioggia”. A non convincere Mandelli è soprattutto “il combinato tra la carenza di personale e la necessità di tenere aperte le strutture”.

Del resto, secondo Mandelli, l’andamento delle risorse a disposizione sembra chiaro: "Io non credo che il Ssn, che ha vissuto una stagione molto positiva sul fronte degli investimenti con il Covid, continuerà a poter contare su entità di risorse di tale entità. Vediamo che la curva è già in discesa. Temo, quindi, che mancheranno i professionisti, che non possiamo formare dal nulla. Non sono molto fiducioso. Quello che è certo è che abbiamo dimostrato è che le farmacie sul territorio fanno la differenza e io penso sia questa la base da cui dobbiamo partire”, ha concluso Mandelli.

Per Marco Cossolo sono quattro le priorità da tenere in mente per il prossimo futuro e da consegnare al nuovo Governo: “La nuova remunerazione, con la revisione dell'atto di indirizzo della convenzione che oggi è fuori dal tempo. Ancora, la definizione del ruolo della farmacia a livello territoriale, come prevista dal DM 77, che va declinato affinché non resti solo sulla carta”. All’interno di questo ruolo, per il presidente di Federfarma devi farsi strada, anche per il farmacsti, “la telemedicina. Le Regioni dovranno ora formulare un piano di sviluppo all’interno dei quali la farmacia dovrà essere ricompresa". L’ultima priorità, per Cossolo, riguarda “alcune modifiche proposte alla legge 124 (legge Concorrenza), finalizzate a mettere a disposizione delle farmacie gli stessi strumenti competitivi che sono a disposizioni delle società di capitale”.

“Davanti a noi - ha aggiunto il presidente di Federfarma - c’è la sfida della legge di Bilancio. Durante la pandemia è stata avviata una sperimentazione (la vaccinazione in farmacia, ndr) che ha ricevuto tutti i timbri del successo e ha portato alle farmacie una remunerazione aggiuntiva di 150 milioni di euro per quest'anno e altri 50 mln per il prossimo. C’è stata una proposta, che ha superato vari vagli, e che ora è al Ministero dell'Economia. Ci auguriamo che questa o una riforma alternativa trovi domicilio nella legge Bilancio, altrimenti il prossimo anno le farmacie si ritroveranno ad avere 150 milioni in meno. Non credo che le farmacie italiane meritino questo”, ha concluso Cossolo.

Per Marcello Gemmato la farmacia va quindi difesa, “ma non si tratta di una difesa di categoria, non è lobbing. Va fatto perché difendere la farmacia italiana significa difendere il diritto alla salute del popolo italiano”.

La pandemia, per Gemmato, pur nella sua drammaticità, è stata “un'occasione straordinaria per dimostrare non solo la nostra professionalità ma anche il nostro coefficiente di elasticità. Mentre altre professioni sparivano dalla scena e lasciavano buchi, mentre negli ospedali si viveva il dramma e nelle regioni ci si muoveva secondo modalità differenti, noi, in farmacia, in ogni parte d’Italia, agendo come un corpo solo, abbiamo impedito che saltasse il sistema di contact tracing e che funzionasse il sistema di certificazione utile, tra le altre cose, per tornare al lavoro”.

Per il responsabile Sanità di Fratelli d’Italia il contributo della farmacie potrebbe continuare a fare la differenza. Addirittura contribuendo a “snellire le liste d’attesa, rispetto a determinate prestazioni diagnostiche, e garantire l’esigibilità del diritto alla salute, portando la sanità di prossimità agli italiani in tutto il territorio grazie alla capillarità della nostra pianta organica”. “Sono convinto - ha concluso Gemmato - che non siano 1350 case di comunità a realizzare la sanità di prossimità, perché si traduce in 1 casa di comunità ogni 40-50mila abitanti. Immaginate una casa ogni 40-50mila abitanti in quei territori montani costituite da paesi di mille abitanti. Le farmacie e i medici di famiglia sono le vere case di comunità”.

Roberto Bagnasco ha condiviso le preoccupazioni di Mandelli sulle case della Salute e definito “un errore grosso e grave” il mancato investimento sul personale. Un errore che “difficilmente potremmo correggere, almeno in modo sostanziale, perché se il Pnrr non è vincolo assoluto, tuttavia la sua è una strada molto tracciata”. Bagnasco ha comunque espresso il proprio impegno per “trovare spazi di investimento per il personale”. Bagnasco ha quindi lanciato un appello ai colleghi parlamentari di tutte le parti politiche: "Dobbiamo tornare a far capire che spendere in sanità è un investimento, non una spesa a fondo perduto”.

Anche per Bagnasco della dura esperienza del Covid resta l’aspetto positivo della “qualificazione che ha avuto la professione del farmacista. Abbiamo fatto passi da giganti che oggi rende i farmacisti ben lontani da quei venditori di scatolette che non siamo mai stati, ma che qualcuno pensava che fossimo. C’è stato riconosciuto che siamo un presidio sanitario. È un valore che dobbiamo conservare, così come non dobbiamo lasciare andare i nuovi servizi che hanno trovato realizzazione in farmacia, a cominciare dalle vaccinazioni”. Un percorso, quello condotto negli anni dalla farmacia, “che sicuramente andava verso gli interessi della categoria, ma che soprattutto ha risposto agli interessi delle persone”.

Carlo Maccari ha voluto tuttavia evidenziare come i traguardi raggiunti fossero in realtà “già scritti da tempo nella storia della categoria. Il nostro atteggiamento e il nostro impegno nei confronti delle persone non è mutato con la pandemia, presidiavamo il territorio prima e lo facciamo anche ora”.
Sicuramente, per Maccari, qualcosa è tuttavia cambiato: “Prima la farmaceutica era considerata esclusivamente un budget, che è un esercizio indispensabile per chi fa politica, ma se la discussione su un servizio sostanziale si ferma al budget, è evidente che c’è qualcosa non va”. Questa gestione del budget assegnato alle Regioni, per Maccari, ha portato "a una regionalizzazione esasperata, che è comunque ben lontana dal federalismo perché non mi sembra proprio che l’Italia sia una repubblica federale. Tuttavia ha permesso a ogni Regione di svolgere il compito del dettato costituzionale come meglio voleva interpretarlo. C’è anche chi pensa che le Poste o Amazon possano consegnare i farmaci ed essere uno strumento per ridurre il budget”.

Per Maccari, infine, “la farmacia dei servizi va sostanziata, ma anche in qusto caso va fatto stabilendo con chiarezza requisiti unici e omogenei affinché sia garantita che la filiera arrivi fino al cittadino in ogni parte d’Italia”.

A chiudere gli interventi Marta Schifone, che ha esaltata la prossimità della farmacia ma evidenziato anche come, “per la Destra italiana, la farmacia sia modello valoriale e sociale, perché per noi identità, appartenenza e legame con il territorio sono elementi davvero fondamentali”.

Schifone ha sollevato, infine, la questione di genere: “La farmacia - ha detto - è donna. Rappresentiamo il 75% dei farmacisti e le titolari sono oltre il 55%. Credo che il fatto che tante ragazze scelgano la nostra facoltà sia un segnale culturale importante. La farmacia è, anche in questo, un modello da enfatizzare”.

Poco prima di questo dibattito, sul tema del ruolo della farmacia e dei farmacisti nel nuovo quadro della sanità italiana, è intervenuto anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro in un confronto diretto con il presidente Mandelli.

“Credo che sia davvero importante costruire una rete di prossimità – ha detto Brusaferro - un insieme di professionisti appassionati del loro lavoro, a servizio della salute della comunità. Una rete con medici di famiglia, infermieri di comunità e assistenti sociali ma anche volontariato e caregiver. La farmacia ha dimostrato di poter essere un perno importante di questa rete che, alla luce del Pnrr, può essere ulteriormente potenziata e arricchita”.

“La prossimità, oggi, si declina fisicamente - ha spiegato Brusaferro - ma anche attraverso l’uso di tecnologie che ci consentono monitoraggi, gestione dati e trasmissioni di test diagnostici, che possono aiutare a garantire al cittadino supporti importanti per la sua salute direttamente alla porta di casa”.

Il presidente dell’Iss ha ricordato come, nel corso della pandemia, “c’è stata una fortissima collaborazione con la Fofi e la Fondazione Cannavò, che si è tradotta in particolare nella promozione di corsi di formazione per l’applicazione della la norma che ha consentito di poter eseguire le vaccinazioni in farmacia. Abbiamo costruito insieme un corso che ha visto la partecipazione di oltre 50mila farmacisti e siamo quasi a 30mila per quanto riguarda la vaccinazione influenzale. Parliamo di numeri incredibili - ha detto Brusaferro - che sono anche testimonianza di un grande impegno”.

Il ruolo che i farmacisti hanno avuto in questa pandemia, ha però sottolineato il presidente dell’Iss, "è stato non solo quello della vaccinazione. C’è stato il tema dei tamponi, della certificazione, della prossimità. Io partirei proprio da questo aspetto: la farmacia di comunità, presente per legge ogni 3mila abitanti, è diffusa sul territorio e ha delle fasce di apertura molto ampie. Messa in rete, ha una prossimità che raggiunge capillarmente tutto il nostro territorio nazionale, fino ai luoghi più spersi”.

Insomma, quando si guarda alla farmacia, per Brusaferro, non bisogna solo pensare al passato ma anche al contributo che può continuare a dare per la tutela della salute in futuro.

Lucia Conti

La cerimonia inaugurale e l'intervento di Brusaferro


La tavola rotonda

21 ottobre 2022
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