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Regionalismo differenziato. Avremo anche servizi di prevenzione “differenziati”?
“L’eccessiva autonomia delle Regioni, in ambito sanitario – sottolinea il past president della Siti Fausto Francia - rischia di trasformare la rete dei Dipartimenti in una babele organizzativa”. “Se debbo bloccare un alimento contaminato, se devo sottoporre delle persone a profilassi farmacologica, se devo sequestrare un macchinario pericoloso non posso perdere tempo a leggere le possibili 21 organizzazioni delle regioni o province autonome, come se dovessi interloquire con il Belgio o con la Gran Bretagna”
19 FEB - Ad un Regionalismo differenziato corrisponderà sicuramente una attività  del Dipartimento di Prevenzione di ASL “differenziata”. Questa potrebbe essere una seria preoccupazione che difficilmente potrà essere superata da una normativa in materia sanitaria diversa da regione a regione come viene prospettato dalle nuove regole che caratterizzano il principio di Autonomia.
 
Non si immagina come sarà possibile, di fronte a tale scenario, accogliere quanto è scaturito, tra l’altro, dalla Consultazione pubblica GIMBE (18 febbraio 2019): “Le numerose proposte per “mitigare” i possibili effetti collaterali delle maggiori autonomie in sanità riconducono in sintesi a due contromisure: il contestuale aumento delle capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni e la messa in atto di meccanismi di solidarietà tra Regioni.”
 
Per una Sanità Pubblica differenziata, infatti, è estremamente difficile avere percorsi, tempi, modalità e modelli diversi per assicurare puntuali controlli, interventi cadenzati, iniziative di vigilanza così come richiesto da precise  direttive europee e nazionali, di cui è obbligatorio il rispetto e la puntuale ed uniforme applicazione.
 
In tutti i Paesi del mondo esiste una struttura di Sanità pubblica che ha il compito di proteggere la salute della popolazione dai rischi sanitari collettivi. Questa struttura è costituita di norma da una rete di presidi territoriali che interscambiano continuamente informazioni tra di loro, che supportano non solo  le autorità  sanitarie locali e centrali ma anche le Forze di Polizia e l’Autorità Giudiziaria, che hanno sviluppato modalità di azione comuni, che sono strutturate in maniera similare.
 
Nel nostro paese questa funzione è retta dai Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie (art.7 e seguenti del d.lgs 229/1999 modificato parzialmente dall’art.8 del d.lgs.254/2000), che assommano competenze igienistiche, veterinarie, di medicina e sicurezza  del lavoro e di sicurezza alimentare e nutrizione  a tutela della salute dei cittadini.
 
Questa rete ha ottenuto nel tempo straordinari risultati frutto della interazione tra le discipline e le professioni. I numeri parlano chiaro: siamo esempio a livello europeo per l’offerta vaccinale, per  la tutela dei consumatori di prodotti alimentari, primi per segnalazioni effettuate ed ultimi per quelle subite, con grandissima credibilità per la certificazione delle nostre merci; in trenta anni abbiamo ridotto di due terzi i decessi sul lavoro e fatto emergere una serie di patologie lavorative ignorate per decenni; il nostro paese è stato sostanzialmente indenne da emergenze sanitarie che hanno colpito altri stati europei dalla Mucca pazza all’Ebola, dalla SARS all’abuso di pesticidi.
 
“Questa rete rischia di essere minata da due fenomeni in atto che possono comprometterne la funzionalità: la costruzione di mega aziende sanitarie a livello delle varie regioni con la conseguente costituzione di dipartimenti di prevenzione elefantiaci,  inevitabilmente inefficienti e privi del necessario collegamento con i territori e, ancora più pericoloso, lo svuotamento di competenze operative con  la trasformazione di queste strutture in una sorta di cabina di regia di attività svolte da altri soggetti esterni alla prevenzione , se non addirittura esterni all’organizzazione pubblica”, ci ha detto Fausto Francia, direttore del Dipartimento di Prevenzione di Bologna e past Presidente della Siti manifestando con chiarezza il suo disappunto e auspicando che dal prossimo incontro di maggio del Coordinamento Nazionale di queste strutture vengano fuori proposte concrete da condividere con istituzioni regionali e statali.
 
“I mega dipartimenti di prevenzione - continua Francia - rappresentano un ossimoro: mentre è possibile compattare i servizi di assistenza tradizionali in quanto gli utenti con moto centripeto possono raggiungere presidi centralizzati, in prevenzione sono al contrario gli operatori che si muovono verso i cittadini e la loro lontananza fisica si traduce inevitabilmente in una minore conoscenza dei bisogni ed in una mancata collaborazione con i portatori di interesse locali ed i sindaci, autorità sanitarie locali secondo la normativa vigente.”
 
“L’eccessiva autonomia delle Regioni, in ambito sanitario - ha sottolineato ancora Francia - rischia di trasformare la rete dei Dipartimenti in una babele organizzativa”.
 
“Moltissime attività di prevenzione sono subordinate per il loro successo alla tempestività d’azione e questa a sua volta ha come prerogativa condizionante la facilità di lettura organizzativa: se debbo bloccare un alimento contaminato, se devo sottoporre delle persone a profilassi farmacologica, se devo sequestrare un macchinario pericoloso non posso perdere tempo a leggere le possibili 21 organizzazioni delle regioni o province autonome, come se dovessi interloquire con il Belgio o con la Gran Bretagna”, sottolinea ancora il past presidente della Siti.
 
La rete di Sanità pubblica deve essere speculare in tutto il paese e di questo le Regioni devono essere garanti in funzione di un interesse superiore,  altrimenti si pone in alternativa una dolorosa conseguenza: l’uscita di queste funzioni dal controllo regionale, riposizionandole alle dipendenze degli enti locali o del livello centrale come è accaduto in passato dalla promulgazione del Regio Decreto Testo Unico Sanitario 1265/1934 fino alla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) 833/1978: sarebbe una sconfitta clamorosa della presa in carico globale della salute dei cittadini nei vari momenti della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.
 
Domenico Della Porta
Presidente dell’Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali Università di Salerno
19 febbraio 2019
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