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Debito Asl verso le Pmi a quota 23 miliardi. Per la Cgia di Mestre è anche colpa dei prezzi gonfiati a fronte dei forti ritardi nei pagamenti
Secondo la Cgia di Mestre una parte dei ritardi nei pagamenti è dovuta in molti casi al fatto che le forniture continuano ad essere acquistate con forti differenze di prezzo tra le varie regioni: in alcune, in particolar modo del Sud, avvengano accordi informali tra le parti per cui le Asl o le case di cura impongono ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi a fronte però di prezzi superiori 
16 SET - Il debito pubblico negli utlimi anni è in calo, ma non quello commerciale del servizio sanitario verso i fornitori e, secondo la Cgia di Mestre, la sanità italiana ha accumulato un debito con i propri fornitori di 22,9 miliardi di euro.

“Purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, le nostre Asl continuano a essere in affanno con i pagamenti, mettendo così in seria difficoltà moltissime Pmi”, dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo.  
 
Ma quali sono le cause che hanno determinato l’accumulazione di un debito così rilevante? La Cgia di Mestre ipotizza accordi tra Asl e fornitori: le prime imporrebbero ai secondi - soprattutto nel Meridione -  pagamenti con forti ritardi che compenserebbero però con prezzi superiori al normale.  
 
Secondo Zabeo “se è noto che le Asl pagano da sempre con molto ritardo è altrettanto vero che in molti casi le forniture continuano ad essere acquistate con forti differenze di prezzo tra le varie regioni. Se, come ha avuto modo di denunciare la Fondazione Gimbe, nella sanità italiana si annidano circa 22,5 miliardi di euro di sprechi, è verosimile ritenere che una parte dei ritardi nei pagamenti sia in qualche modo riconducibile alle distorsioni sopra descritte. In altre parole, non è da escludere che in alcune Regioni, in particolar modo del Sud, avvengano accordi informali tra le parti per cui le Asl o le case di cura impongono ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi, ma a prezzi superiori rispetto a quelli, ad esempio, praticati nel settore privato”.
16 settembre 2017
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