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Dopo lultimo allarme dagli Usa. I batteri sono ormai in grado di resistere a qualsiasi antibiotico. Ecco un quadro della situazione
31 MAG - La scoperta del plasmidio contenente il gene della resistenza alla colistina ha ufficialmente completato il puzzle dell’antibiotico-resistenza. I batteri hanno dunque ormai acquisito armi per resistere a tutti gli antibiotici oggi disponibili e sono in grado di scambiarsi questi bit di informazione uno con l’altro. La comparsa di un super-batterio resistente a tutti gli antibiotici è dunque solo questione di tempo e la strada che ha portato fino a questo punto è quella dell’abuso degli antibiotici. Sia nell’uomo che negli allevamenti intensivi.
 
Di antibiotico resistenza e dell’incubo di un’era ‘post-antibiotica’ ormai alle porte si parla da tempo. Al punto tale che l’allarme è diventato rumore di fondo, capace di far sollevare qualche sopracciglio, ma non così potente da scardinare anni e anni di malcostume nella fin troppo facile prescrizione di antibiotici e nell’impiego massivo degli stessi negli allevamenti intensivi, dove finisce circa il 70% circa della produzione mondiale di antibiotici.
 
L’ultimo allarme, quello relativo all’isolamento di un ceppo di Escherichia coli resistente alla colistina viene dagli USA. Ma il problema, in quest’epoca ‘globale’ è nato probabilmente in Cina. E lì che, per la prima volta lo scorso novembre, è stato individuato il gene che conferisce resistenza alla colistina, l’ultima spiaggia della terapia antibiotica per le forme batteriche resistenti anche agli antibiotici di ultima generazione, come i carbapenemici ( le cosiddette enterobatteriacee resistenti ai carbapenemici, CRE).
 
La colistina è un vecchio antibiotico, praticamente caduto in disuso e per questo ancora in grado di dire ancora la sua nelle forme batteriche che negli anni hanno imparato a diventare resistenti agli antibiotici moderni. Ma forse, come visto, è più corretto parlare al passato perché i batteri ultimamente imparato resistere anche agli strali della colistina. Ed è in Cina che i batteri sono andati a scuola di resistenza a questo vecchio antibiotico, precisamente all’interno di allevamenti di maiali e di pollame dove la colistina viene utilizzata in abbondanza per proteggere gli animali dalle infezioni ma anche per farli ingrassare. A novembre i batteri super-resistenti alla colistina sono stati isolati in Cina, ma di recente anche nell’intestino di un maiale sul suolo americano.
 
Di lì a poco è giunta la notizia dell’isolamento dalle urine di una paziente che fortunatamente ha superato l’infezione. A lei è andata bene, anche perché il suo sistema immunitario ha fatto il suo dovere. La storia non sarebbe stata di certo a lieto fine se ad infettarsi fosse stato un paziente oncologico o un altro soggetto immunodepresso.
 
Della paziente americana, che ha contratto una cistite da Escherichia coli (E. coli MRSN 388634) resistente alla colistina, si sa per ora solo che ha 49 anni, che lavora in ambienti vicini all’esercito e che è stata trattata in un ospedale militare della Penssylvania a fine aprile. Un campione delle sue urine, che aveva dato risultati poco chiari, è stato inviato presso il Walter Reed National Military Medical Center che ha confermato l’antibiotico-resistenza alla colistina.
 
“La recente scoperta di un gene (mcr-1)  della resistenza alla colistina trasmesso da un plasmide, annuncia l’emergenza di batteri realmente pan-antibiotico-resistenti”,  scrivono Patrick McGann del Multidrug-resistant Organism Repositoryand Surveillance Network, Walter Reed Army (USA) e colleghi che hanno dato la notizia sulle pagine di Antimicrobial Agents and Chemotherapy.
 
Il gene della resistenza alla colistina negli USA è stato isolato in Escherichia coli ma era già stato ‘avvistato’ in precedenza in campioni umani, animali, ambientali e di cibo in ogni continente.
Come prima misura di contenimento di questa nuova minaccia, a partire dal mese di maggio tutti i ceppi di Escherichia coli produttori di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL) isolati negli USA, devono essere inviati al laboratorio di microbiologia clinica del Walter Reed per essere testati per la resistenza alla colistina con l’E-test.
 
Ma intanto l’allarme rosso è scattato. “L’armadietto dei medicinali – ha affermato Thomas Frieden, direttore dei CDC – è ormai vuoto per alcuni pazienti. E’ la fine del viaggio per gli antibiotici, a meno che non vengano presi provvedimenti urgenti”.
A rendere molto preoccupante la scoperta del ceppo di E. coli resistente alla colistina è il fatto che la resistenza è stata acquisita non attraverso una mutazione, ma grazie all’acquisizione di un frammento di DNA, un plasmidio appunto, che contiene il gene mcr-1 della resistenza.
 
E’ noto che i plasmidi possono facilmente essere trasmessi da un batterio all’altro; così, quando il gene mcr-1 si andrà ad integrare nel DNA di un batterio resistente anche ai carbapenemici, il ‘gioco’ sarà fatto e ci troveremmo a fronteggiare la minaccia di infezioni contro le quali nessun antibiotico di quelli oggi disponibili potrà difenderci. Sarà insomma come essere proiettati all’indietro nell’era pre-antibiotici, quella che si sperava ‘cancellata’ per sempre da Alexander Fleming e dalla sua penicillina.
 
Per cercare di porre un freno al disastro, la vera priorità viene indicata da molti nell’impedire di utilizzare antibiotici nei mangimi degli animali da allevamento. L’argomento del giorno è l’Escherichia coli resistente alla colistina, ma negli ultimi mesi, come ricorda un servizio trasmesso dalla trasmissione televisiva Report (inchiesta ‘Resistenza passiva’ di Sabrina Giannini), ci sono stati numerosi casi di infezioni alimentari da Salmonella, Campylobacter, Escherichia coli enterotossica e stafilococco aureo meticillino-resistente (MRSA), tutti resistenti agli antibiotici e ‘generati’ appunto dall’impiego massivo di antibiotici negli allevamenti intensivi di polli, maiali o altri animali.
 
La Commissione Europea, seppure in ritardo, ha deciso di correre ai ripari disponendo un controllo nei macelli dei 28 Stati Membri per monitorare la presenza di antibiotico-resistenza nella flora intestinale degli animali. Ma il rapporto pubblicato da ECDC/EFSA (European Centre for Disease Prevention and Control/ European Food Safety Authority) lo scorso 11 febbraio è decisamente preoccupante. Si va dalle Salmonelle resistenti ad ampicillina, chinolonici e tetracicline, alle Salmonelle ed Escherichia coli produttrici di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL)/AmpC/carbapenamasi.
 
E nel pollame dell’Unione Europea è molto diffusa la resistenza alla colistina in Salmonella ed Escherichia coli; senza contare gli elevati livelli di resistenza alla ciprofloxacina (prossimi al 70%) in Campylobacter.
“Ogni anno – ricorda Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare – nell’Unione Europea le infezioni causate da batteri antimicrobico-resistenti causano circa 25 mila decessi e la minaccia non è confinata alla sola Europa. Si tratta di un problema mondiale che richiede una soluzione mondiale”.
 
La carne low cost sembra avere un prezzo molto salato insomma.
 
Maria Rita Montebelli
31 maggio 2016
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