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“Per gli antibiotici confezioni in farmacia a misura di prescrizione medica. Anche questo serve a combattere l’antibiotico resistenza”. Intervista al presidente dell’Iss Walter Ricciardi
“L’Italia è il paese europeo con il maggior problema dei left over, cioè degli antibiotici che avanzano, perché non si è proseguito il trattamento per tutto il periodo prescritto da medico. Questi antibiotici vengono conservati nell’armadietto dei medicinali per essere consumati in seguito da altri familiari senza prescrizione del medico”. “Studiando il problema con il Ministero e con Aifa, anche in Italia si potrebbe arrivare ad un confezionamento ad hoc in farmacia”
31 MAG - Quello dell’antibiotico-resistenza è un fenomeno che l’Italia conosce molto bene. E a questo problema le strutture centrali, come il Ministero, l’Istituto Superiore di Sanità e AIFA, hanno già dedicato importanti energie, istituendo ad esempio due sistemi di sorveglianza, riguardanti gli antibiotici e l’antibiotico-resistenza.
 
Da un punto di vista conoscitivo, nel campo dell’antibiotico-resistenza l’Italia non è seconda a nessuno. Ma dal punto di vista pratico il problema esiste ed è legato alla pratica clinica e al comportamento dei cittadini. Evidente è l’esistenza di un netto gradiente nord-sud. 
 
“Abbiamo elaborato un cartogramma per l’Europa e per l’Italia –spiega Ricciardi - per evidenziare le aree virtuose nella prescrizione degli antibiotici. In rosso sono indicate le aree non virtuose, in grigio quelle intermedie, in verde quelle virtuose. Nel contesto generale dell’Europa l’Italia è indicata in grigio, mentre il nord Europa è verde. Ma andando ad esaminare in dettaglio l’Italia emerge un netto gradiente nord-sud:  il nord è verde, il centro è grigio e il sud rosso. Questo indica un gradiente nel comportamento prescrittivo dei medici e nel comportamento dei cittadini molto squilibrato dal punto di vista geografico”.
 
“E qui si entra nel merito della cultura prescrittiva e del comportamento dei cittadini – prosegue Ricciardi - e di questo sono responsabili esclusivamente le regioni. La governance clinica la fanno le regioni e se c’è questo gradiente, dipende dai sistemi di programmazione e controllo della pratica clinica che, dove vengono governati consentono anche di limitare la prescrizione e l’uso degli antibiotici. Dove di fatto non ci sono, come in molte regioni del sud, questo non avviene. E su questo lo Stato non può intervenire perché è una prerogativa specifica delle regioni”.
 
A livello centrale dunque l’attenzione al problema dell’antibiotico-resostenza è massima, i sistemi informativi ci sono, le reti internazionali ci sono, ma è innegabile che il problema esista e che sia probabilmente destinato ad aumentare e a dare casi come quelli della signora americana (anche se in Italia il problema non è tanto l’Escherichia coli, quanto la Klebsiella pneumoniae e l’Acinetobacter baumanii).
 
“Il nostro Paese – prosegue Ricciardi - è molto più avanti di altri perché da noi la salute veterinaria è armonizzata nell’ambito del Ministero della salute, quindi la vigilanza e la sicurezza alimentare sono competenza di questo Ministero. Questo ci favorisce da un punto di vista teorico, ma anche qui troviamo una realtà a macchia di leopardo perché coloro che sono gli interpreti in tema di sicurezza sul posto sono da una parte le ASL e dall’altra gli istituti zooprofilattici. Alcuni territori sono molto ben vigilati, altri molto meno ma anche questo non dipende dal livello centrale, che è un sistema ipernormato e regolato”. 
 
“C’è bisogno di vigilare che tutto questo venga applicato e a controllare devono essere o le ASL o la forza pubblica. Sarebbe necessario fare di più anche sull’aspetto formativo degli allevatori – prosegue Ricciardi - perché bisogna far loro capire che questo comportamento è anche autolesionista, visto che alla fine li danneggia. Una volta tracciate le linee guida a livello nazionale, il comportamento a livello locale va formato ed educato, ma anche controllato attraverso le aziende sanitarie o addirittura represso attraverso le forze dell’ordine. Bisogna agire insomma sui tre livelli: formativo, di controllo e repressivo”.
 
E vista l’importanza del problema, le iniziative in campo, anche di livello internazionale, si moltiplicano. Così, un mese fa, l’Istituto Superiore di Sanità ha ospitato a Roma un incontro con i ricercatori olandesi che coordinano lo studio europeo ARNA (Antimicrobial resistance and causes of non prudent use of antibiotics in human medicine) sul problema della prescrizione inappropriata di antibiotici, per fare il punto della situazione, mettendo intorno al tavolo tutti gli stakeholder per studiare le strategie correttive migliori.
 
“Tra i vari punti emersi da questo studio – afferma Ricciardi - l’Italia è risultata essere il paese europeo con il maggior problema dei cosiddettileft over, cioè degli antibiotici che avanzano, perché non si è proseguito il trattamento per tutto il periodo prescritto da medico. Questi antibiotici avanzati vengono conservati nell’armadietto dei medicinali, per essere consumati in seguito da altri familiari senza prescrizione del medico e anche in questo caso per una durata insufficiente, un’abitudine che predispone alla comparsa di resistenza. Lo studio ARNA ha rivelato che in Italia almeno il 30% del consumo degli antibiotici avviene con la modalità dei left over”.
 
“In altri Paesi, come la Gran Bretagna o l’Olanda – conclude Ricciardi -  in farmacia viene consegnata una quantità di antibiotico conforme alla prescrizione del medico. Studiando il problema con il Ministero e con Aifa, anche in Italia si potrebbe arrivare ad un confezionamento ad hoc in farmacia”.
 
Maria Rita Montebelli
31 maggio 2016
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