25 NOV - “Il Tar finalmente mette un punto fermo sulla grave inadempienza della Regione Lazio che in questi mesi ha reso fortemente disfunzionale l’assistenza domiciliare verso i pazienti affetti da Coronavirus, nonché complicata la continuità assistenziale in sicurezza nei confronti di tutti i nostri pazienti sul territorio”. Così, in una nota, i medici dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) e della Confederazione italiana pediatri - Cipe del Lazio, intervengono sulla sentenza del Tar contro la mancata attivazione delle Usca.
“A differenza delle altre Regioni d’Italia - osservano i due sindacati - , il Lazio ha fatto gravare sui medici di medicina generale (mmg) e sui pediatri di libera scelta (pls) la cura anche dei pazienti Covid. Tutto questo, mettendoci in condizione di operare senza sicurezza, esponendo tutti gli altri pazienti a rischio epidemiologico derivante dalla gestione di malati con possibile promiscuità e sovrapposizione di patologie. E mettendo, peraltro, in grossa difficoltà anche noi operatori privi di dispositivi di protezione” proseguono i pediatri.
“Inoltre – aggiungono – nella nostra Regione sono state istituite le Uscar, realtà che tuttavia hanno svolto un ruolo diverso dalle Usca previste a livello nazionale, in quanto destinate alle strutture comunitarie”.