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FarmacistaPiù. Pace: “Mai come quest’anno un congresso capace di parlare a tutte le componenti professionali”
Intervista al segretario della Fofi Maurizio Pace in vista della prossima edizione del Congresso dei farmacisti italiani che si aprirà a Milano il prossimo 4 ottobre. “Abbiamo un programma capace di parlare non solo a tutte le componenti professionali, i farmacisti di comunità come gli ospedalieri, come quelli che operano nell’industria e nella ricerca, ma anche alle diverse generazioni: alle nuove leve della professione come a chi ha alle spalle decenni di attività professionale”
27 SET - Segretario Pace, quale aspetto sottolineerebbe di questa edizione di FarmacistaPiù?
Direi che quest’anno è ancora più evidente la capacità del nostro Congresso nazionale di offrire un programma capace di parlare non solo a tutte le componenti professionali, i farmacisti di comunità come gli ospedalieri, come quelli che operano nell’industria e nella ricerca, ma anche alle diverse generazioni: alle nuove leve della professione come a chi ha alle spalle decenni di attività professionale. E ovviamente nel nostro Congresso si saldano i temi della pratica professionale quotidiana con le  grandi questioni del cambiamento della governance della sanità italiana, nella quale il servizio farmaceutico in tutte le sue declinazioni ha un ruolo fondamentale. FarmacistaPiù  è sempre più la casa di tutti i farmacisti italiani e un Congresso in cui tutti si sentono davvero a casa loro.
 
Al farmacista si prospetta, come recita il titolo di questa edizione2019, un percorso di innovazione e di evoluzione…
Siamo profondamente convinti che la rete delle farmacie di comunità, cioè presidi in cui operano professionisti della salute, specialisti del farmaco, è ancora il sistema più efficace per consentire l’accesso universale al farmaco. Ma il farmacista e la farmacia devono cambiare: da una parte non è più pensabile limitare l’attività del professionista alla dispensazione, e quanto fatto dalla Federazione in  questi anni per introdurre e poi sperimentare le prestazioni professionali e i servizi cognitivi è indicativo, ma anche la farmacia deve cambiare il suo assetto: non può essere un presidio isolato. Non parlo della localizzazione fisica, ovviamente, ma del suo inserimento a pieno titolo nella sanità digitale, nel flusso delle informazioni generate dal processo di cura e dalla presa in carico del cittadino. E’ una priorità.
 
Quindi una farmacia delle app?
No, ben prima delle app stiamo parlando del Fascicolo sanitario elettronico e, al suo interno, del dossier farmaceutico aggiornato dal farmacista. Quest’ultimo è stato inserito tra le funzionalità del FSE su iniziativa della Federazione perché è uno strumento fondamentale per il farmacista, ma anche per il medico curante, tanto che rientra tra le caratteristiche che dovranno essere presenti in tutte le Regioni. Tenere traccia di tutti i medicinali dispensati al paziente, quelli prescritti a carico del SSN, quelli prescritti privatamente e quelli di automedicazione,  è fondamentale per evitare interazioni, per esempio, ma è anche la base per le prestazioni a supporto dell’aderenza alla terapia come l’MUR: non ci si deve basare soltanto sulla memoria del paziente per accertare quali e quanti farmaci sta assumendo. Ma è anche fondamentale per il medico curante, che non sempre è al corrente di tutti i medicinali prescritti da altri specialisti o acquistati per automedicazione e assunti dal paziente. E ho fatto solo due esempi…
 
Influenzerà anche il rapporto con il medico, dunque?
Sì e penso positivamente. Per rifarci all’esperienza britannica, uno dei motivi dell’iniziale incomprensione tra general practitioner e farmacisti a proposito dell’MUR era il dovuta al fatto che lì il sistema prevedeva l’invio di una scheda cartacea a compilazione libera: è evidente che implementare nel dossier farmaceutico o nel FSE un rapporto della prestazione del farmacista in formato standardizzato non può che eliminare alla radice qualsiasi incomprensione. Sono ottimista anche sulla base del lavoro della Cabina di regia per l’implementazione del FSE della quale faccio parte in qualità di delegato della FOFI: l’intesa su questi aspetti tra tutti i professionisti della salute è pienamente soddisfacente.
 
Torniamo al discorso sulle nuove leve della professione. Farma Academy presenterà le sue attività di formazione rivolte proprio ai giovani che fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro…
Premetto che sono  convinto che i giovani laureati in farmacia escano dalle aule con un bagaglio scientifico e tecnico ineccepibile, ma temo che molto meno sappiano del ruolo che poi effettivamente svolge un farmacista all’interno della farmacia di comunità. I giovani di Fenagifar, attraverso la Fondazione, vogliono colmare questo gap, favorire la transizione dal corso di laurea al mondo del lavoro con un percorso che fornisca ai neo-laureati la cassetta degli attrezzi di cui il farmacista ha bisogno quando si trova finalmente davanti al cittadino-paziente. In particolare Farma Academy presenterà un progetto studiato basandosi sulle esperienze che i giovani farmacisti hanno incontrato cominciando la loro attività professionale, integrando questi aspetti con le richieste di approfondimento provenienti dagli iscritti delle  associazioni provinciali.
 
Un lavoro, insomma, di grande interesse…
Certamente, perché per evolvere e innovare, e ritorno al titolo del Congresso di quest’anno, occorre conoscere, informarsi e formarsi.  E a questo proposito è doveroso sottolineare sempre che FarmacistaPiù è un’occasione formidabile di conoscenza e di scambio per tutti noi, nella quale non siamo fruitori passivi ma siamo tenuti anche a portare la nostra esperienza.
27 settembre 2019
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