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Nuovo piano di studi per la laurea in farmacia. La posizione del Mnlf: “No al numero chiuso”
Per l’associazione gli attuali problemi occupazionali non si risolvono con il numero chiuso, ma allargando le opportunità lavorative, ha ribadito Gaetano De Ritis. Serve un piano di studi che guardi a nuovi orizzonti e non sia esclusivamente Farmacia-centrica può essere la risposta più adeguata. Oggi riunione alla Fofi.
18 GEN - Di seguito la posizione del Movimento Nazionale Liberi Farmacisti sulla revisione del Piano di studi del corso di laurea in Farmacia espressa oggi nell'incontro con i vertici Fofi a Roma.
 
A rappresentare la posizione del MNLF il Dr. Gaetano De Ritis che ha ribadito per il MNLF la propria contrarietà  a qualsiasi forma di numero chiuso per accedere alla facoltà di farmacia.
 
Gli attuali problemi occupazionali non si risolvono con il numero chiuso, ma allargando le opportunità lavorative, ha ribadito De Ritis, un piano di studi che guardi a nuovi orizzonti e non sia esclusivamente Farmacia-centrica può essere la risposta più adeguata.
 
Ecco le osservazione del Mnlf:
 
Il piano di studi di una facoltà universitaria, quando viene modificato, revisionato o cambiato, riteniamo debba rispondere a tre quesiti fondamentali:
- risponde alle mutate esigenze della professione ?
- intercetta i cambiamenti attuali e futuri del mercato del lavoro ?
- offre una migliore e più competitiva preparazione scientifica ?
 
Il progetto di revisione come a noi presentato, pur mancando di alcuni elementi utili ad identificare le direttrici su cui il suo sviluppo è avvenuto, cerca di rispondere in maniera abbastanza organica a questi tre quesiti.
 
E' infatti apprezzabile lo sforzo, tra l'altro richiesto anche dall'UE, di costituire un "core" univoco di studi comuni a tutte le facoltà.
 
E' altresì apprezzabile l'intento d'introdurre nella preparazione scientifica significativi elementi di patologia sia generale che clinica tali da rendere il futuro farmacista in grado di valutare con maggiore cognizione di causa lo specifico intervento farmacologico.
 
Positivamente vengono valutati altri strumenti utili a dialogare con altre figure professionali, quali l'implementazione degli studi statistici, la farmacovigilanza, la farmacoepidemiologia, biochimica applicata medica ed il management.
 
Giusto, altresì, l'intento di allargare le competenze del futuro professionista in scienza dell'alimentazione e sul variegato mondo degli integratori alimentari. Settori ampiamente in crescita che necessitano di una preparazione più puntuale ed attuale
 
Tuttavia, nel luglio del 2013, chiamati proprio dalla FOFI a fornire il nostro contributo ad una revisione del piano formativo universitario citammo un lavoro della SDA Bocconi "Le nuove frontiere della professione del Farmacista" ove si diceva in maniera esplicita che la "chiave" di volta della professione è la specializzazione.
 
Maggiore sarà il grado di qualificazione del professionista, maggiori saranno le sue possibilità di essere nel mercato del lavoro da protagonista, affermavamo in quel documento.
 
Si legge nella ricerca: "A seconda delle attività svolte, alle aggiornate e specifiche competenze tecnico-scientifiche, si affiancano competenze cognitive diversificate, quali ad esempio conoscenze di farmaco -economia, conoscenze cliniche, conoscenze di tipo legislativo, conoscenze di strumenti manageriali quali la programmazione e controllo, il marketing, etc …
 
Certamente, riprendendo queste indicazioni, l'intento non era quello di auspicare la creazione di una specializzazione diversificata in farmacia, ma la possibilità data agli studenti, di scegliere una qualificazione all'interno del percorso di laurea da "spendere" nel mondo del lavoro.
 
Una facoltà non solo centrata sulla farmacia, ma aperta anche a nuove opportunità, con un laureato in grado di coglierne tutte.
 
Una facoltà, quella di farmacia, ambiziosa.
 
Le ambizioni quando sono utopie possono arrecare danni, ma quando esse sono nelle corde, nelle possibilità di un progetto più ampio e in grado di guardare al futuro, possono rappresentare la leva per aprire nuove "frontiere" lavorative e consentire di riacquisire ruoli e spazi che si pensavano persi.
 
Nel piano di revisione del Piano di studi elaborato dalla Conferenza dei Direttori andrebbero meglio definiti alcuni temi e presi in considerazione, a nostro avviso, anche altri orientamenti didattici.
 
Andrebbe incrementata e meglio definita la preparazione del laureato su tutto quell'universo in espansione che riguarda patologia e farmacologia veterinaria, proprio perché l'incremento della presenza degli animali d'affezione nelle famiglie italiane lo richiede.
 
Ma il lavoro culturale forse più difficile, ma allo stesso tempo più stimolante, potrebbe essere realizzato sviluppando il profilo delle conoscenze gestionali e manageriali sia con riferimento alle singole aziende che all'interno del sistema sanitario nazionale.
 
Ottima la presenza nel profilo sperimentale della medicina traslazionale, ma perché non prevedere anche di fornire conoscenze di Health Technology Assessment, ovvero conoscenze per l' approccio multidimensionale e multidisciplinare per l’analisi delle implicazioni medicocliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali di una tecnologia,in questo caso i farmaci, ma non solo, attraverso la valutazione di più dimensioni quali l’efficacia, la sicurezza, costi, l’impatto sociale-organizzativo etc.?
 
Perché non introdurre tra gli esami obbligatori comuni anche strumenti di amministrazione e gestione aziendali, fornendo al laureato, indipendentemente o meno se il proprio futuro sarà nella farmacia di famiglia, la possibilità di spendere queste conoscenze anche in altri campi affini?
 
E ancora, spunti didattici sul ruolo del clinical monitor, sui compiti del farmacista di dipartimento, su quella visione d'insieme che oggi il mondo del lavoro e il rapporto con altre figure professionali chiede sia in ambito sanitario privato che pubblico.
 
Buona l'intenzione, nel piano di revisione messo a punto, di dare alla laurea in farmacia una uniformità d'intenti tra le varie sedi sparse nel Paese, tuttavia riteniamo che i profili professionali integrativi andrebbero meglio definiti attraverso una più attenta valutazione di quelle che sono le reali richieste provenienti dagli ambiti lavorativi.
 
Aumentare il livello di qualificazione del laureato fornendo al contempo basi comuni di preparazione significa aprire nuove "frontiere" lavorative sino ad oggi precluse.
 
Al contempo, le indicazioni per una crescita professionale di spessore crea anche l’opportunità, non di secondaria importanza, per proporsi alle istituzioni con un peso diverso e più solido.
 
Il progetto di revisione del piano di studi rappresenta certamente un buon punto di avvio che necessita di una visione d'insieme più ambiziosa, ove "osare" immaginare un ruolo da protagonista per il farmacista di domani diventa non solo doveroso, ma certamente auspicabile.
18 gennaio 2017
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