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Lavoro. Italia punta su profili qualificati quanto la Germania e più della Francia. Salute tra le professioni con più opportunità. La ricerca di Unioncamere
Crescerà meno l'occupazione nel nostro Paese nei prossimi 5 anni, ma sarà molto qualificata. Questa una delle considerazioni che emergono dalle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, messe a punto da Unioncamere in collaborazione con Gruppo Clas. Tra le professioni tecniche, le maggiori opportunità riguarderanno i tecnici nelle scienze della salute e della vita (136mila).
05 LUG - Nei prossimi 5 anni l’occupazione in Italia crescerà meno degli altri Paesi europei nostri competitor, ma sarà qualificata quasi quanto quella della Germania e parecchio di più di quella della Francia. Questa una delle considerazioni che emergono dalle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine, messe a punto da Unioncamere in collaborazione con Gruppo Clas. Tra il 2016 e il 2020, complessivamente 2,5 milioni di persone entreranno nel mondo del lavoro come dipendenti o come imprenditori e professionisti. Gran parte di questa occupazione sarà legata al turnover nelle imprese e nella pubblica amministrazione, mentre una quota più contenuta deriverà dall’aumento dei posti di lavoro indotto dalla crescita economica. 
 
Lo stesso fenomeno, ovviamente, interessa tutte le economie del mondo. Ma, mettendo a confronto la previsione per l’Italia con quella di Germania, Francia e Regno Unito, emerge un interessante elemento di dinamicità. Se, infatti, le professioni maggiormente qualificate sono destinate a crescere da noi di 2,2 punti percentuali nei 5 anni, in Francia aumenteranno dello 0,8% e in Germania del 2,3%. Meglio di tutti farà invece il Regno Unito, dove i profili cosiddetti high skill cresceranno di 3 punti percentuali.
 
Buone opportunità per il prossimo futuro, nel Bel Paese le avranno soprattutto alcuni specialisti della formazione (come gli esperti di formazione aziendale, gli orientatori e gli insegnanti di lingua italiana per stranieri), i tecnici di apparecchiature ottiche e audio-video (tra cui fotografi, cineoperatori ma anche professionisti della diagnostica per immagini), i tecnici dei servizi culturali (tra i quali emergono i grafici pubblicitari).
 
Lo scenario: occupazione in crescita del 2,1% in 5 anni
Se l’economia italiana rispetterà le previsioni di crescita formulate dalla Commissione europea e dal Fondo monetario internazionale, tra il 2016 e il 2020 l’occupazione aumenterà complessivamente del 2,1% (+0,4% l’anno). Per quanti oggi sono in cerca di un lavoro, tuttavia, le opportunità di trovarlo sono di gran lunga più elevate, in quanto ai nuovi posti di lavoro che si creeranno per effetto della crescita economica si affiancano quelli generati dal turnover. Considerando entrambi gli aspetti, Unioncamere stima che le persone che entro 5 anni troveranno occupazione, sia dipendente che autonoma (quindi anche imprenditori e liberi professionisti), nelle imprese extra-agricole o nella Pubblica amministrazione, saranno oltre 2 milioni e 550mila. 
Determinante sarà l’apporto occupazionale delle imprese dei servizi (a partire dal terziario avanzato) e, all’interno del settore manifatturiero, delle attività agroalimentari. Per quanto riguarda le imprese degli altri comparti e tutta la Pubblica amministrazione, invece, i movimenti occupazionali saranno legati quasi esclusivamente alla sostituzione di personale oggi in servizio.
 
Italia batte Francia 2 a 1
Confrontando le previsioni di occupazione per l’Italia con quelle formulate dal Bureau of Labor Statistics per gli USA e dal Cedefop per Germania, Francia e Regno Unito, emerge che 3 Paesi su 5 prevedono nei prossimi 5 anni un aumento piuttosto contenuto, la Francia un incremento superiore all’1% medio annuo, mentre per la Germania si stima un leggero regresso. 

La situazione del mercato del lavoro Italiano risulta meno favorevole di quella degli altri paesi. L’Italia infatti ha un tasso di fabbisogno sensibilmente inferiore, addirittura quasi la metà di quello di Francia e Regno Unito. Ciò dipende non solo dalla bassa crescita occupazionale attesa nei prossimi anni, ma anche dal più basso turnover, dovuto alle ultime riforme previdenziali che, allungando l’età pensionistica, hanno ridotto i flussi di sostituzione.
Su un aspetto, però, le previsioni realizzate da Unioncamere sul mercato del lavoro assegnano all’Italia un buon “piazzamento” nello scacchiere europeo: nel nostro Paese, infatti, le professioni qualificate (ossia, quelle intellettuali, scientifiche e tecniche) aumenteranno di 2,2 punti percentuali in 5 anni, poco meno di quanto il Cedefop prevede per la Germania e oltre il doppio di quello atteso per la Francia (+0,8%). Meglio di noi, ma non più di tanto, farà il Regno Unito (+3%).
 
Professioni qualificate: la mappa delle opportunità al 2020
La stima del fabbisogno occupazionale nel settore pubblico e privato nel 2020 mostra che, fatto 100 il totale delle persone che troveranno lavoro, 41 avranno un profilo professionale molto qualificato (le cosiddette “high skill”) e saranno 2 in più rispetto al 2016, a scapito delle figure intermedie (31% circa sul totale, 2 punti in meno). Le professioni non qualificate si manterranno invece sul 27% del fabbisogno. 

A fronte di un fabbisogno complessivo di oltre 2.550.000 persone tra il 2016 e il 2020, le professioni del commercio e dei servizi e le tecniche saranno quelle che, sotto il profilo puramente numerico, offriranno maggiori opportunità di occupazione nei prossimi 5 anni. Nel primo gruppo, spicca il fabbisogno delle professioni qualificate nelle attività commerciali (236mila unità), seguite da quelle che operano nei servizi culturali, di sicurezza e alle persone (136mila) e nelle attività ricettive e della ristorazione (119mila).

Tra le professioni tecniche, invece, le maggiori opportunità riguarderanno i profili organizzativi, amministrativi, finanziari e commerciali (circa 212mila unità), i tecnici nelle scienze della salute e della vita (136mila) e i profili scientifici, ingegneristici e della produzione (119mila).

Molto elevata, però, anche la quota che sarà riservata alle professioni specialistiche: oltre 460mila i posti di lavoro previsti tra nuova occupazione e turnover. Tra queste, prevalgono gli specialisti della formazione e della ricerca (circa 164mila unità in 5 anni) e delle scienze umane, sociali, artistiche e gestionali (125mila). I primi comprendono soprattutto gli insegnanti e i professori di scuola superiore; tra i secondi troviamo figure quali l’esperto di marketing e lo specialista della gestione e del controllo dell'impresa. 

Seguono con un certo distacco le professioni impiegatizie (295mila complessivamente), tra le quali spiccano gli addetti alla segreteria e alle macchine da ufficio (146mila unità). Tra gli operai specializzati e artigiani (267mila nel complesso), il gruppo più numeroso è quello degli artigiani e operai specializzati dell'edilizia (quasi 100mila unità). Gli ultimi due posti della classifica del fabbisogno sono occupati dalle professioni non qualificate (262mila) e dai conduttori di impianti industriali e mezzi di trasporto (163mila), tra i quali prevalgono i conduttori di veicoli e di macchinari mobili (88mila unità).
 
Se questi sono i profili che, viste anche le specializzazioni settoriali del nostro tessuto economico, genereranno in futuro le più cospicue opportunità di inserimento nel mondo del lavoro, andando più nel dettaglio è possibile individuare le professioni destinate ad aumentare rispetto ad oggi. Tra le figure high skill più dinamiche, al primo posto si incontrano gli “altri specialisti della formazione” (oltre 39mila quelli previsti in 5 anni), tra i quali sono compresi gli esperti di formazione aziendale, gli orientatori, gli insegnanti di sostegno e quelli di lingua italiana per stranieri. Tra le figure medium skill emergono le professioni qualificate nei servizi personali (più di 93mila, includendo gli addetti all’assistenza per anziani, disabili e bambini), mentre tra le low skill il maggior ricambio interesserà i conduttori di convogli ferroviari e altri manovratori (8.600). 
05 luglio 2016
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