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L’impiccio sui Lea. Come uscirne?
22 GIU - Ma cosa sta succedendo attorno ai nuovi Livelli essenziali di assistenza? Ieri la lettera di Lorenzin, con un messaggio più o meno diretto alle Regioni e al Mef, il cui senso, in parole povere, può essere riassunto con un “Datevi una mossa”. E, come ieri ci hanno spiegato fonti del ministero, si sostanzia nel timore che il Mef, senza un avvallo esplicito delle Regioni sul quantum della copertura finanziaria, non sbloccherà mai la partita per timore di richieste future di fondi aggiuntivi.
 
Oggi la risposta ufficiale delle Regioni che sembrano cadere dalle nuvole rispetto a questa chiamata in causa, preceduta ieri da una dichiarazione del coordinatore della Commissione Salute Saitta che in sostanza invitava il ministro a chiudere lei la partita con il collega dell’Economia.
 
Come si sia creato questo corto circuito non lo sappiamo. Ma una cosa è certa, dai primi di febbraio 2015, quando Lorenzin divulgò i nuovi Lea, ad oggi sono passati 17 mesi e in mezzo c’è stata anche la legge di stabilità che ha stanziato i fondi per dare il via libera ai Lea entro febbraio (scorso!).
 
Da allora sui Lea è stato un via vai di carte e dossier tra Salute, Mef e Regioni di cui pochi penso possano ricostruire con esattezza tutte le tappe e soprattutto l’effettivo stato dell’arte attuale.
 
Che ci siano dei problemi sul fronte delle coperture lo ha detto con chiarezza il sottosegretario De Filippo il 10 giugno scorso rispondendo a un’interrogazione del senatore di Scelta Civica Monchiero: "Il confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze per la valutazione dell'impatto economico dell'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza è ancora in corso. La verifica finanziaria è stata particolarmente complessa perché, come è noto, la situazione del Paese si presentava diversificata in termini di erogazione storica dei livelli essenziali di assistenza e, quindi, riallineare il calcolo reale dei costi con i nuovi livelli essenziali di assistenza è assolutamente decisivo e importante proprio ai fini della sostenibilità dell'impatto finanziario".
 
In sostanza, sembra di capire, dato che per calcolare l’impatto economico dei nuovi Lea si era previsto di scalare dal conto le prestazioni che, pur non essendo ancora nei Lea in vigore già sono erogate in alcune Regioni per scelta autonoma delle diverse amministrazioni, e inoltre di accompagnare i nuovi Lea con specifiche misure di appropriatezza, probabilmente capire effettivamente a quanto ammontano queste somme (tra costi già in bilancio regionale e risparmi) da “scalare” dagli 800 milioni a disposizione non è poi così facile.
 
E non stiamo parlando di bruscolini. Se rileggiamo le proposte originarie del ministro datate febbraio 2015 (altre non ne sono state diffuse) scopriamo che allora i costi in più stimati per i nuovi Lea erano di 414 milioni di euro. Se così fosse, quindi, gli 800 stanziati dalla stabilità dovrebbero coprire abbondantemente il conto. Ma a quei 414 milioni si arriva per sottrazione.
 
Il ministero ha infatti prima calcolato l'impatto "teorico" dei nuovi Lea, stimato in 2.046 miliardi di euro, e poi ha sottratto a questa cifra i risparmi ottenibili attraverso una serie di misure di appropriatezza, l'eliminazione di "vecchie" prestazioni e considerando infine il fatto che molte nuove prestazioni dei Lea (ad esempio alcuni vaccini ma non solo) sono già erogate dalle Regioni. In tutto 1.632 milioni di euro, che sottratti ai 2.046, danno per l'appunto il costo "netto" dei nuovi Lea, pari ai 414 milioni indicati nei documenti.
 
Questi i conti di partenza (che ripetiamo potrebbero essere nel frattempo già vecchi, ma che comunque danno un’idea). Evidentemente su questi calcoli sia il Mef che le Regioni hanno dei dubbi.
 
Legittimi. Ma quello che non è accettabile è il fatto che nessuno sembra volersi prendere la briga di dire con chiarezza come stanno le cose. Gli 800 milioni non bastano? E allora si rivedano i finaziamenti o si riducano i nuovi Lea. Meglio qualcosa in meno che il nulla.
 
Cesare Fassari
 
22 giugno 2016
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