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Siria. Ospedale materno infantile distrutto. Il video di Msf
Ben 15 tra le 20 strutture mediche supportate da Msf nell’area sono state danneggiate o distrutte. Tra i medici, 3 sono rimasti uccisi e 8 feriti dal 18 febbraio. I medici ancora attivi sono completamente allo stremo. Un video (che Msf invita a condividere) mostra un ospedale distrutto nella Ghouta, prima e dopo gli attacchi
02 MAR - Medici Senza Frontiere (Msf) comunica come le sia arrivata una drammatica video-testimonianza da un ospedale materno-infantile colpito nei recenti bombardamenti nella Ghouta orientale, in Siria. “Ad inviarcelo - spiegano da Msf - sono stati i medici che lavorano nella struttura, supportata da Msf dal 2014. Il video mostra l’ospedale prima, quando vi nascevano i bambini, e dopo l’attacco, con gli ambienti distrutti, dall’ingresso alle sale per i pazienti. Al momento la struttura non è più funzionante”.

“Di fatto il cessate il fuoco nella Ghouta orientale non è mai partito - proseguono da Msf -, attacchi e bombardamenti continuano, ed è salito a 4.050 il numero dei feriti e a 770 il quello dei morti, dal 18 al 27 febbraio. Tra loro, molti sono donne e bambini. Questi dati arrivano da 10 strutture a cui Msf garantisce un supporto regolare e altre 10 a cui l’organizzazione sta fornendo materiali medicali di emergenza. Ma si tratta di una sottostima perché alcuni centri hanno bisogno di tempo per inviare i dati e perché nell’area ci sono anche altre strutture, non supportate da Msf, che hanno assistito feriti di cui non abbiamo i numeri”.

15 tra le 20 strutture mediche supportate da Msf nell’area sono state danneggiate o distrutte. Tra i medici che supportiamo, 3 sono rimasti uccisi e 8 feriti dal 18 febbraio. I medici ancora attivi sono completamente allo stremo.

“In questa situazione ancora grave e drammatica - proseguono i Medici Senza Frontiere -, Msf rinnova con forza il suo appello per un immediato cessate-il-fuoco. In particolare, Msf chiede a tutte le parti in conflitto di: fermare gli attacchi e i bombardamenti per consentire una riorganizzazione della risposta medica;  consentire l’evacuazione medica dei pazienti più gravi; consentire a organizzazioni medico-umanitarie indipendenti di entrare nell’area per fornire assistenza diretta; garantire una massiccia fornitura di farmaci e materiali medici salvavita; garantire prima, durante e dopo ogni pausa nei combattimenti che le aree civili su entrambi i fronti, incluse le strutture mediche, non vengano colpite”.
02 marzo 2018
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