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Coronavirus. Quando inizierà la Fase 2? Per gli esperti, ad oggi, sarebbe imprudente avviarla prima della fine di maggio. Le previsioni di Gimbe e dell’Ihme (Usa)
Non si parla più de “se” ma del “quando” e anche se il Governo non indica ancora una data gli esperti sono al lavoro per stimare quando l’epidemia segnerà realmente un’inversione di tendenza così netta da poter consentire una progressiva riapertura. Per l’italiana Gimbe non se ne dovrebbe parlare prima della fine di maggio e anche le analisi dell'Institute for Health Metrics and Evaluation, consulente della Casa Bianca, segnano la fine dell’epidemia con “zero” decessi, non prima del 19 maggio
08 APR - Ormai l’interrogativo non è più sul “se” ma sul “quando”. Stiamo ovviamente parlando delal Fase 2 e cioè di quella progressiva e controllata riapertura del Paese rispetto alle attuali misure di contenimento in vigore ormai da più di un mese e in scadenza, teoricamente, il prossimo 13 aprile.
 
Sul quando si stanno interrogando tutti. In primis il Governo che ieri, dopo aver incontrato il Comitato tecnico scientifico, ha dato un sostanziale mandato agli esperti di elaborare un’ipotesi di programma per poter graduare un progressivo allentamento del lockdown e ritornare quando prima possibile a condizioni di normalità.
 
Torniamo quindi al quando. Per cercare di capirlo ad oggi non si può che fare affidamento sulle previsioni sull’andamento dell’epidemia sulle quali impazzano diversi modelli matematici non sempre concordanti.
 
Proprio oggi ne sono stati resi noti due, uno della Fondazione Gimbe e l’altro dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME)un’organizzazione indipendente della School of Medicine dell'Università di Washington, che fornisce i dati alla Casa Bianca.
 
Per Gimbe la data indicata per allentare le misure è il 2 giugno quando l’aumento dei casi scenderà allo 0,1% la “soglia utilizzata ad Hubei per allentare le misure”, ricorda la Fondazione diretta da Nino Cartabellotta. Per arrivare a quello 0,1%, il modello Gimbe prevede un calo significativo a partire dal 16 aprile, quando l’aumento dei casi scenderà al 2%, per calare all’1% il 27 aprile, allo 0,5% il 7 maggio, fino allo 0,1% del 2 giugno.
 

 
Per l’istituto di ricerca statunitense, invece, al netto di possibili ricadute “dovute al rilassamento delle misure di distanziamento sociale”, si indica la fine della pandemia (zero decessi) al 19 maggio con un totale finale di 20.300 decessi.
 

 
Tra le due stime sulla data utile per la fine del lockdown ci sono quindi poco meno di due settimane di differenza ma in ambedue andiamo oltre la data del 4 maggio che comincia a circolare quale possibile avvio della Fase 2.
 
Per l’Istituto americano “allentare le misure di distanziamento sociale troppo presto durante la prima ondata della pandemia potrebbe causare nuove ondate di infezione, ospedalizzazioni e decessi” e la Fondazione Gimbe sottolinea che “qualsiasi riapertura prima di fine maggio non si baserebbe sulle dinamiche del contagio in Italia”, perché “la curva del contagio è rallentata, ma l’aumento dei nuovi casi è ancora rilevante e le misure di distanziamento sociale hanno sì alleggerito il carico sugli ospedali, ma il loro effetto sul numero totale dei casi è ancora modesto”.
 
“Il Governo – sottolinea Cartabellotta – è chiamato a prendere una delle decisioni più difficili della storia della Repubblica, con effetti determinanti sulla nostra salute, sulle nostre libertà individuali e sull’economia del Paese. Guardando ai numeri è fondamentale conoscere quale indicatore guiderà la politica per l’attuazione della “Fase 2”: sarà, auspicabilmente, la riduzione dei contagi al di sotto di una soglia più bassa possibile? Oppure, ci si limiterà a contenere il verosimile aumento dei ricoveri e dei decessi, per il timore che la popolazione e l’economia non sono in grado di reggere un rigoroso prolungamento del lockdown?”.
 
Ma come va nel resto d’Europa, quando è atteso il picco? A dircelo è sempre l’IHME nel suo rapporto:
• ITALIA: La prima ondata di pandemia ha raggiunto il picco in Italia, e il picco massimo di utilizzo delle risorse in termini di posti letto in terapia intensiva e respiratori si è verificato il 28 marzo. La fine della pandemia (zero decessi) è il 19 maggio, salvo un allentamento delle misure di distanziamento sociale o un rimbalzo dei contagiati. Il totale dei decessi registrati in Italia sarà di 20.300 al 4 agosto 2020;
 
• SPAGNA: Quasi tutte le regioni della Spagna hanno raggiunto o superato il picco. L’eccesso di domanda di posti letto in terapia intensiva è particolarmente alto in Spagna rispetto a molti altri paesi europei. La previsione prevede 19.209 decessi totali dovuti al COVID-19 in Spagna entro il 4 agosto.
 
• REGNO UNITO: E’ previsto che i decessi nel Regno Unito raggiungano il picco nella terza settimana di aprile, con un numero di decessi stimato di 2.932 il 17 aprile. Il modello mostra che il Regno Unito non avrà abbastanza posti letto e posti letto in terapia intensiva per soddisfare la domanda, con un picco di insufficienza di 23.745 posti letto in terapia intensiva il 17 aprile, e un numero totale di decessi previsti nel paese pari a 66.314 entro il 4 agosto.
 
• PORTOGALLO: I decessi in Portogallo hanno raggiunto il picco il 3 aprile, con una stima di 37 morti. Il modello mostra che, se da un lato il Portogallo non ha visto scarsità di posti letto, dall’altro non è stato sufficiente il numero di posti letto in terapia intensiva, con un deficit di 118 posti letto in terapia intensiva il 3 aprile. Il modello prevede un numero totale di decessi pari a 471 entro il 4 agosto.
 
• FRANCIA: Il modello mostra che la Francia ha appena superato il picco e avrà un totale di 15.058 decessi entro il 4 agosto. Ci si attende che il paese avrà un numero adeguato di posti letto per soddisfare la domanda, ma un’insufficienza di 4.330 posti letto in terapia intensiva. La previsione proietta che in Francia saranno necessari 6.091 posti letto in terapia intensiva.
 
• GERMANIA: In Germana il picco dei decessi è previsto per la terza settimana di aprile, con una stima di 377 decessi il 19 aprile. Il modello mostra che la Germania avrà un numero sufficiente di posti letto e di posti letto in terapia intensiva, con un numero totale necessario di 12.222 il 14 Aprile, e una previsione di decessi totali di 8.802 entro il 4 agosto.
 
• SVEZIA: Il picco dei decessi in Svezia è previsto per la terza settimana di aprile, con una stima di 134 decessi il 24 aprile. Il modello mostra che la Svezia non avrà un numero sufficiente di posti letto e posti letto in terapia intensiva per soddisfare la domanda, con un’insufficienza di posti letto in terapia intensiva che raggiungerà il picco di 1.090 il 25 aprile, e una previsione totale di 4.182 decessi nel paese entro il 4 agosto.
08 aprile 2020
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