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Liste d’attesa. Ancora poca trasparenza nelle informazioni ai cittadini da parte di Regioni e Asl. Il report di Gimbe
La Fondazione Gimbe ha effettuato un monitoraggio sulla rendicontazione pubblica dei tempi di attesa da parte di Regioni e Aziende sanitarie. Solo 9 Regioni dispongono di portali interattivi, ma nessuna fornisce informazioni sia sul rispetto dei tempi massimi di attesa, sia per ciascuna prestazione l'indicazione della prima disponibilità per il cittadino con i tempi di attesa delle strutture eroganti. IL REPORT
13 MAG - "Il Piano Nazionale di Governo delle Liste d'attesa (Pngla) 2010-2012 aveva previsto, a garanzia della trasparenza e dell’accesso alle informazioni su liste e tempi di attesa, un monitoraggio annuale sistematico della loro presenza sui siti web di Regioni e Province Autonome e di Aziende sanitarie. Tali informazioni, secondo quanto previsto dal successivo “decreto trasparenza”, dovrebbero essere rese pubblicamente disponibili a tutti i cittadini con l'obiettivo di favorire il controllo diffuso sull'operato delle Istituzioni e sull'utilizzo delle risorse pubbliche",
 
Parte da questa premessa un nuovo studio della Fondazione Gimbe finalizzato a fotografare la situazione nelle Regioni e nelle Asl a poco meno di tre mesi dall'approvazione del nuovo Piano nazionale, per cui sono stati stanziati in Manovra 350 mln in tre anni e che prevede tempi massimi per garantire le prestazioni di ricovero e ambulatoriali che se non verranno rispettati daranno la possibilità al cittadino di ottenere la prestazione in intramoenia pagando solo il ticket. E poi il rispetto dei tempi di attesa sarà tra gli obiettivi dei Dg che se non li raggiungeranno rischieranno la perdita del posto. Inoltre, in caso di superamento del rapporto tra l’attività in libera professione e in istituzionale sulle prestazioni erogate e/o di sforamento dei tempi di attesa massimi già individuati dalla Regione, si attua il blocco dell’attività libero professionale, fatta salva l’esecuzione delle prestazioni già prenotate.
 
"L’Osservatorio Gimbe – sottolinea il presidente Nino Cartabellotta – ha rilevato che il Ministero della Salute non ha mai pubblicato i risultati del monitoraggio previsto dal Pngla 2010-2012. In particolare, non è disponibile alcun report sui recepimenti regionali del Pngla e sulla redazione dei piani attuativi aziendali, né tantomeno sulla rendicontazione pubblica dei tempi di attesa, oggetto solo di studi a campione effettuati da varie organizzazioni".

Questi gli obiettivi dello studio:
- valutare il livello di trasparenza e il dettaglio delle informazioni fornite sulle liste di attesa dai siti web di Regioni e Aziende sanitarie, verificando la disponibilità delle delibere di recepimento del Pngla 2010-2012 da parte di Regioni e Province autonome e dei piani attuativi regionali;
 
- verificare la disponibilità dei piani attuativi aziendali;
 
- verificare la disponibilità e lo stato di aggiornamento su siti web regionali e aziendali dei tempi di attesa relativi alle 43 prestazioni ambulatoriali oggetto di monitoraggio del Pngla 2010-2012.

La ricerca delle informazioni è stata effettuata sia consultando direttamente i siti web istituzionali di Regioni, Province autonome e Aziende sanitarie, sia tramite ricerche Google utilizzando specifiche parole chiave. I dati relativi ai siti di Regioni e Province autonome sono aggiornati al 6 maggio 2019, mentre quelli relativi ai siti delle Aziende sanitarie si riferiscono a dicembre 2018.
 
Si riportano di seguito i risultati principali dello studio:
 
Regioni e Province autonome
• Piani Regionali: tutte le Regioni e Province autonome rendono disponibili sia le delibere di recepimento del Pngla 2010-2012 sia i Piani Regionali per il governo delle liste di attesa che nel periodo 2010-2018 sono stati aggiornati e/o integrati in misura molto variabile.

• Trasparenza tempi di attesa: la rendicontazione pubblica relativa alle 43 prestazioni ambulatoriali previste dal Pngla 2010-2012 è ancora lontana da standard ottimali ed estremamente variabile tra le diverse Regioni, nonostante il netto miglioramento rispetto ai risultati preliminari dello studio pubblicati a luglio 2018; in particolare:
 
- 9 Regioni (Provincia autonoma di Bolzano, Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta) dispongono di portali interattivi;
- 8 Regioni (Provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) rendono disponibili solo l’archivio storico con dati, range temporali e frequenza di aggiornamento estremamente variabili;
- 3 Regioni (Campania, Sicilia, Umbria) rimandano ai siti web delle aziende sanitarie senza effettuare alcuna aggregazione dei dati, rendendo impossibile valutare il range temporale e la frequenza di aggiornamento degli archivi storici;
- 1 Regione (Calabria) non fornisce alcuna informazione sui tempi di attesa.
 

 
"Dall’analisi dei 9 portali interattivi - sottolinea Gimbe - emerge la notevole eterogeneità di struttura e funzioni da cui deriva la differente utilità per la programmazione sanitaria e per l’informazione al cittadino. Più in generale, nessuna Regione oggi fornisce informazioni complete sulle performance regionali sul rispetto dei tempi massimi di attesa, né i tempi di attesa delle strutture eroganti per ciascuna prestazione con indicazione della prima disponibilità per il cittadino". 
 
Aziende sanitarie
Solo 49/269 (18%) aziende sanitarie rendono disponibile il piano attuativo aziendale, mentre l’83% effettua una rendicontazione pubblica sui tempi di attesa sul proprio sito o rimandando a quello della Regione; tuttavia - rimarca Gimbe - "le informazioni disponibili sono frammentate e notevolmente eterogenee rispetto alla potenziale utilità per gli utenti".

"Durante la conduzione dello studio il tema delle liste di attesa - osserva Gimbe - è finalmente tornato al centro dell’agenda politica: per il triennio 2019-2021 il Governo ha stanziato complessivi € 400 milioni per l’implementazione e l’ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche legate ai sistemi di prenotazione elettronica per l’accesso alle strutture sanitarie e lo scorso 21 febbraio 2019 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il Pngla 2019-2021 che apporta diverse novità rispetto al piano precedente".

"Con il Pngla 2019-2021 ai nastri di partenza – conclude Cartabellotta – l’auspicio è che i risultati del nostro studio vengano utilizzati a livello istituzionale per informare il riallineamento dei sistemi informativi regionali e aziendali, fornendo così una base univoca di dati per confrontare le performance regionali, anche al fine di includere il rispetto dei tempi di attesa negli adempimenti dei livelli essenziali di assistenza".
13 maggio 2019
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