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Quando il ricovero non serve. Ancora troppo alti i tassi di ospedalizzazione per molte patologie che dovrebbero essere curate nel territorio
Nuova puntata della nostra analisi sulle SDO 2015. Questa volta abbiamo analizzato i tassi di ospedalizzazione di patologie come ome il diabete non controllato, il  diabete con  complicanze,  l'insufficienza  cardiaca,  l'asma  nell'adulto,  le  malattie  polmonari  croniche  ostruttive,  l'influenza  nell'anziano  e  le  patologie  correlate  all'alcol. In questi casi, secondo il ministero della Salute, valori più bassi di ricoveroi significano migliore efficienza dell'assistenza sanitaria nel suo complesso, sia come efficacia dei servizi territoriali, sia come ridotta inappropriatezza  del ricorso all'ospedalizzazione. 
20 APR - Le Sdo sono relative ai ricoveri ospedalieri, ma alcuni indicatori danno indirettamente la misura dell’efficienza e della qualità dell’assistenza territoriale.
Per questo, proseguendo nell’analisi dei dati offerti con il rapporto 2015, osserviamo questa volta alcuni tassi di ospedalizzazione per condizioni cliniche come il diabete non controllato, il  diabete con  complicanze,  l'insufficienza  cardiaca,  l'asma  nell'adulto,  le  malattie  polmonari  croniche  ostruttive,  l'influenza  nell'anziano  e  le  patologie  correlate  all'alcol.
 
Valori più  bassi  - come afferma lo stesso ministero nel rapporto - significano migliore  efficienza  dell'assistenza sanitaria nel suo complesso, sia come efficacia dei servizi territoriali, sia come ridotta inappropriatezza  del ricorso all'ospedalizzazione. 
 
Il ministero della Salute fa alcuni esempi: nel 2015 il tasso di ospedalizzazione per diabete non controllato si attesta a 13,7 dimissioni per centomila abitanti (era 14,61 nel 2014); il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella fascia di età 18 anni e più  si attesta a 318,24 dimissioni per centomila abitanti (era 331,29 nel 2014), e, parallelamente, si osserva che il tasso di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca nella  fascia di età 65 anni e più è pari a 1.100,63 dimissioni per centomila abitanti (era 1.161,67 nel 2014). 
 
Il  tasso  di  ospedalizzazione  per  influenza  nell'anziano (sempre per centomila abitanti), invece non va ancora ed è nel 2015 di 7,58, mentre era 3,57 nel 2014.
 
E ancora il tasso di ospedalizzazione per malattie polmonari croniche ostruttive, nel 2015  è di  73,64  dimissioni  per  centomila  abitanti,   con  una  diminuzione  rispetto  al 2014 quando  era di  77,7;  il  tasso  di  ospedalizzazione  per  diabete  con  complicanze  nel  2015 è  30,51  dimissioni per centomila abitanti,  con una diminuzione rispetto alle 31,33 dimissioni 2014. E  infine,  la percentuale di riammissioni non programmate  (entro 30 giorni dal precedente ricovero) per  schizofrenia  o  disturbo  bipolare  è    rispettivamente   13,13%  e   8,14%  nel  2015  contro 13,58%  e  7,91% nel 2014.
 
Influenza a parte tutto bene quindi? Non del tutto, parlando proprio a livello di territorio e non di medie nazionali. Spingendo infatti un po’ più indietro nel tempo il raffronto dei dati, si vede che per alcune patologie la diminuzione è stata costante e pressoché omogenea in tutte le Regioni, mentre per altre negli ultimi dieci anni si sono avuti picchi e discese che non denotano un’organizzazione omogenea sul territorio, in grado di affrontare compiutamente la deospedalizzazione.
 
Prendendo alcuni indicatori a campione – quelli più frequenti e che, comunque, sono considerati “tipo” per le verifiche perché ormai da tempo sono considerati da sganciare dai ricoveri: negli altri la situazione non è diversa -  il tasso di ospedalizzazione per diabete controllato è realmente sempre in calo negli anni a partire dal 2007 fino al 2015 e lo è nel 2015 in tutte le Regioni.
 
Tuttavia, facendo un raffronto con alcuni anni precedenti, intermedi tra il 2007 e il 2015, si nota che in alcune aree il tasso di ricovero è rimasto costantemente elevato per svariati anni (in Emilia Romagna ad esempio, dove dal 2007 al 2012 è andato addirittura aumentando, anche se di poco o in Sardegna o Liguria), oppure in altre, dove nel 2015 è calato, è vero, ma dopo essere aumentato negli anni precedenti senza aver mostrato un calo costante proprio di altre Regioni (ad esempio in Umbria).
 



Per quanto riguarda l’insufficienza cardiaca nell’anziano, quella più frequente cioè, il dato nazionale è in calo nel 2015, ma anche in questo caso la situazione negli anni precedenti non è omogenea e, comunque, anche nello stesso 2015 ci sono Regioni che mostrano un aumento dei ricoveri: Valle d’Aosta, Bolzano, Trento, Basilicata.
 



I ricoveri per influenza nell’anziano invece, non vanno bene a livello di dato nazionale e in alcune Regioni vanno anche peggio, con picchi di ospedalizzazione proprio nel 2015. In realtà anche in questo caso c’è un rovescio della medaglia e ci sono Regioni (Friuli Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Sicilia, Sardegna ad esempio) per le quali il grafico relativo ai vari anni mostra un deciso calo dei ricoveri. Ma nelle altre si assiste nel 2015 a un innalzamento delle ospedalizzazioni che va all’opposto sia dell’organizzazione dei servizi territoriali, sia della qualità dei servizi.
 



Abbastanza costante invece, pur sempre con differenze nelle varie Regioni, il calo dei ricoveri per patologie correlate all’alcool, misurati per 100mila abitanti. In modo più o meno marcato rispetto agli anni precedenti più vicini e, sicuramente, in modo più evidente rispetto al 2007, tutte le Regioni hanno deospedalizzato questo tipo di patologie in modo pressoché costante.
 



Un indicatore che secondo le Sdo misura la qualità dell’assistenza e che è in calo a livello medio nazionale, ma con forti differenze nei risultati e nell’andamento nelle Regioni è quello del tasso di ospedalizzazione per diabete con complicanze, sempre per 100mila abitanti. Si riduce ovunque nel 2015 tranne che in Veneto, Abruzzo e in Basilicata, dove è più basso dell’inizio del periodo considerato, ma più alto del 2012 ad esempio. Ma la riduzione è abbastanza costante nei vari anni nelle Regioni del Sud, mentre stenta ad assumere valori davvero significativi in quelle del Centro-Nord dove c’è, ma in modo alterno e soprattutto con spostamenti minimi da un anno all’altro. A onor del vero però, c’è da dire che la partenza è diversa: nel Sud si avevano nel 2007 tassi per 100mila abitanti anche fino a 70-80, mentre al Centro-Nord si partiva già in quel periodo sempre al di sotto dei 50 ricoveri per 100mila abitanti.
 



Infine, tra gli indicatori sempre considerati di qualità e legati ai disturbi mentali, la schizofrenia è sicuramente meno ricoverata (il valore è relativo alla percentuale di  riammissioni non programmate per schizofrenia sul totale dei dimessi per schizofrenia) nel 2015 che nel 2014, come nota il ministero o anche nel 2012 a livello nazionale, ma lo è comunque in questi anni, sempre in media nazionale, di più ad esempio del 2009 e del 2007. Osservando il grafico relativo, si nota infatti che questo indicatore non segue praticamente in nessuna Regione un andamento costante, né in reale, continua diminuzione tra il 2007 e il 2015. Ma anzi, in alcune Regioni appare in aumento costante (ad esempio Toscana e Calabria), in molte, seppure in lieve calo nel 2015 era precedentemente ancora una volta in aumento e in altre ancora nel 2015 presenta picchi che vanno in senso contrario al principio di qualità descritto dallo stesso ministero della Salute.
 



In conclusione, è visivamente (dai grafici) evidente la disomogeneità dell’assistenza territoriale e la mancanza di capacità completa di assorbimento della deospedalizzazione per  quelle patologie-indice che sono considerate la cartina di tornasole della ridotta accessibilità e funzionalità dei servizi territoriali e della qualità dell'assistenza. Il territorio – ben organizzato e in continuità con l’ospedale – appare spesso ancora lontano.
      

 

 

 
20 aprile 2017
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