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Produzione a 49 miliardi di euro, di cui 47,6 di export. Tutti i numeri della farmaceutica italiana
05 LUG -

Come di consueto, nel corso dell’annuale assemblea pubblica di Farmindustria vengono illustrati i numeri del comparto farmaceutico italiano. Cifre che dipingono il settore come volano dell’economia nazionale ed esempio di politiche volte al welfare e alla sostenibilità ambientale. Eccole nel dettaglio:

RISORSE UMANE

Fra i fattori di competitività dell’industria farmaceutica in Italia, le Risorse Umane.

  • 68.600 addetti nel 2022 (+1,9% rispetto al 2021), di cui 6.900 in R&S;
  • 90% laureati e diplomati;
  • 44% donne (53% nella R&S);
  • 150.000 con i fornitori diretti e 300.000 con l’indotto totale;
  • +9% crescita occupazione 2017-2022, +16% per i giovani e +13% per le donne.

PRODUZIONE, EXPORT, RICERCA E INVESTIMENTI

Nel 2022 l’Italia del farmaco stata è tra i Paesi leader in UE insieme a Belgio e Germania per valore della produzione. Con una posizione di primato nel conto terzi, Contract Development and Manufacturing Organization, CDMO, (3,1 miliardi di produzione che rappresentano il 23% del totale europeo) e nelle PMI (7 miliardi di produzione).

  • 49 miliardi di produzione totale, di cui 47,6 miliardi di export. Un boom che dipende soprattutto dall’esportazione di farmaci e vaccini contro il Covid-19
  • export: +176% in 10 anni. Oggi è pari al 9,3% del totale manifatturiero, dieci anni fa era al 3,9%
  • 3,3 miliardi di investimenti in produzione (1,4) e R&S (1,9), +22% in 5 anni. Gli investimenti in R&S sono pari al 6,8% del totale di tutta l’economia;
  • oltre 700 milioni all’anno investiti in studi clinici, che permettono ai pazienti di accedere alle terapie innovative, svolti prevalentemente nelle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Per 1€ investito dalle imprese, il beneficio per il SSN è pari a 3 € (fonte Altems);
  • L’Italia, secondo dati IQVIA, si conferma un Paese importante per gli studi clinici e per il numero dai pazienti arruolati. Pur essendo in linea con Francia e Germania, c’è però margine per migliorare i risultati, come ad esempio fa la Spagna, che ha un maggiore numero di studi (+10%) e di pazienti coinvolti (+35%). Ponderando questo valore in base alla popolazione, si evidenzia un gap verso la Spagna di oltre il 60% nella capacità di arruolamento, che con nuove regole e procedure più rapide l’Italia potrebbe recuperare una quota significativa assicurando cure ancora migliori e più investimenti.
  • l’industria farmaceutica è il primo settore per Open Innovation/Network Innovation. Una R&S in partnership aumentata del 95% negli ultimi 10 anni e con soggetti pubblici e privati: start-up, PMI, università, istituti di ricerca e di alta tecnologia, parchi scientifici e tecnologici, strutture sanitarie.
  • l’Italia ha specializzazioni nei farmaci biotecnologici e di sintesi chimica, nelle terapie avanzate, nelle malattie rare, nei vaccini e nei plasmaderivati.
  • Il contributo della farmaceutica diretto e con l’indotto totale è pari a circa il 2% del PIL. Con misure a favore degli investimenti, nel giro dei prossimi 5 anni si potranno centrare obiettivi altrettanto ambiziosi: contribuire all’incremento del PIL fino all’1%, aumentando l’occupazione di 20.000 addetti diretti e indiretti,.

IMPRESE CON FORTE RADICAMENTO SUL TERRITORIO

L’industria farmaceutica made in Italy ha una composizione unica in Europa: il 40% del settore è composto da imprese a capitale italiano, il 60% a capitale internazionale. Imprese che hanno tutte – grandi, piccole e medie – un forte radicamento sull’intero territorio nazionale.

  • Lombardia: prima regione biofarmaceutica in Italia. Conta oltre 25.000 occupati diretti, ai quali si aggiungono gli oltre 30.000 dell’indotto.
  • Lazio: seconda regione per numero di occupati e prima per export (12,7 miliardi di euro, 26,6% del totale). Gli addetti sono circa 12.000 e oltre 14.000 nell’indotto.
  • Toscana: terza regione in Italia con più di 7.700 addetti diretti e quasi 9.200 nell’indotto.
  • Emilia-Romagna: 4.800 addetti con un’importante presenza produttiva e di R&S. Oltre 5.700 sono gli occupati nell’indotto.
  • Veneto: conta 5.300 occupati e 6.300 nell’indotto.
  • Marche: circa 2.000 addetti diretti con quasi 2.400 nell’indotto. Nel 2022 Ascoli Piceno prima provincia per export, con oltre 9 miliardi, un risultato record.
  • Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano 6.200 addetti diretti e oltre 7.300 nell’indotto.

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

L’industria farmaceutica è impegnata già da tempo nella transizione verso un’economia sostenibile.

  • In 10 anni le aziende farmaceutiche in Italia hanno ridotto i consumi energetici del 37% e considerando quelli rilevanti per le emissioni atmosferiche del 34%;
  • gli investimenti in protezione per l’ambiente per addetto sono pari al 180% della media nazionale, dato che sale al 200% per quelli in tecnologie destinate alla prevenzione dell’inquinamento;
  • l’88% delle aziende prevede di ridurre i rifiuti prodotti nei prossimi tre/cinque anni, e il 55% è già impegnato nella riduzione o nell’eliminazione dell’uso della plastica in ogni fase del processo produttivo;
  • la quasi totalità delle aziende è dotata di sistemi di monitoraggio dell’impatto ambientale con indicatori specifici;
  • secondo dati Istat, l’industria farmaceutica è ai primi posti tra i settori manifatturieri per quota di imprese che intraprendono azioni di sostenibilità ambientale. Ed è il settore con la più alta percentuale di aziende ad avere introdotto innovazioni per ridurre il consumo di materiali o acqua per unità di prodotto.

RELAZIONI INDUSTRIALI E WELFARE

Le relazioni industriali del settore sono da sempre improntate al dialogo e alla partecipazione, hanno permesso il rinnovo degli ultimi contratti collettivi in tempi record e la convergenza su soluzioni sostenibili e responsabili. Grazie a un sistema di welfare/wellbeing all’avanguardia nelle imprese farmaceutiche sono diffuse misure per la conciliazione vita-lavoro, il sostegno alla genitorialità con un’attenzione ai bisogni specifici delle persone.

  • Oltre il 91% delle imprese applica da anni lo smart working, con part-time, flessibilità oraria in ingresso/uscita, permessi retribuiti per visite mediche aggiuntivi al CCNL
  • il 100% degli addetti è coperto da previdenza e assistenza sanitaria integrativa;
  • il 73% fruisce di servizi di istruzione e assistenza;
  • il 43% può beneficiare di forme di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti.

Misure a cui si aggiungono strumenti concreti in sostegno delle donne:

  • il 47% delle imprese offre congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto alla legge e al CCNL; il 58% asili nido/rimborsi spese per istruzione e assistenza domestica; il 55% campagne di screening, prevenzione, vaccinazione, check-up e per il benessere psico-fisico; il 59% counseling psicologico post-gravidanza.

Non è un caso quindi che nel settore, dove ci sono sempre più imprese che si stanno certificando per la parità di genere, si registra un numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale.

PREZZI, SPESA E TEMPI PER RENDERE DISPONIBILI I NUOVI FARMACI AI CITTADINI

  • La spesa farmaceutica procapite (pubblica e privata) è pari a 1,5 euro al giorno;
  • la spesa farmaceutica pubblica è inferiore del 20% rispetto ai principali Paesi europei e raggiunge -30% considerando che la popolazione in Italia è più anziana. Un dato che dipende da prezzi inferiori rispetto alla media dei Big Ue;

Per quanto riguarda i tempi necessari per rendere disponibili i nuovi farmaci ai cittadini:

  • si stanno riducendo, ma sono ancora superiori ad altri paesi: 14 mesi in Italia rispetto a 12 negli altri big europei e a 4 in Germania (anche se vanno considerati i diversi processi autorizzativi e i diversi organici delle agenzie regolatorie);
  • altri 10 mesi in media sono necessari per la disponibilità delle terapie a livello regionale, con forti differenze di tempi tra una Regione e l’altra (da un minimo di 4 mesi fino a 16).
05 luglio 2023
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