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I numeri dell’industria farmaceutica. Occupazione, investimenti, indotto e R&S
21 GIU - L’export traina, la produzione cresce. Segno “+” anche per gli investimenti e l’occupazione. Sono questi i goal dell’industria farmaceutica che vanta in Italia eccellenze nella farmaceutica e nell’indotto.
 
Ma vediamo quali sono i numeri della farmaceutica voce per voce.
 
Occupazione. Gli addetti nell’industria farmaceutica nel 2016 sono aumentati arrivando a 64mila. I nuovi assunti sono stati 6mila, di cui la metà under 30.
Produzione. È cresciuta del 2,3%, arrivando a 30 miliardi, grazie alla forza trainante dell’export (21 miliardi, pari al 71%). Esportazioni che dal 2010 hanno avuto un’impennata del 52% rispetto a una media dei Paesi Ue del 32%.
Investimenti. Sono stati di 2,7 miliardi (1,5 in R&S e 1,2 in produzione), con un aumento del 20% in tre anni, pari a 450 milioni.
Trend di crescita del 2016 confermati anche nei primi mesi del 2017. Da gennaio ad aprile 2017, rispetto allo stesso periodo del 2016, l’occupazione è cresciuta del 2,7%, la produzione del 4,7% (la media manifatturiera è dell’1,5%) e l’export del 14% (la media manifatturiera è del 7%).

L’Italia del farmaco vanta inoltre vere e proprie eccellenze.
Nel biotech. Ormai le oltre 200 aziende nel Paese sono una realtà consolidata. Investono in R&S circa 650 milioni. E i progetti di ricerca sono oltre 300.
Nei vaccini. Che generano anche risparmi significativi: per 1 euro speso se ne risparmiano 16 per i costi della malattia evitati; fino a 44, se si considerano anche l’aumento delle risorse, della durata e della qualità di vita della popolazione.
Nelle Terapie Avanzate. Tre su sei delle terapie avanzate autorizzate in Europa sono italiane: nei farmaci orfani (alle malattie rare è destinato il 25% del totale degli studi clinici in Italia), negli emoderivati (settore in cui il nostro Paese è campione, con importanti investimenti nazionali e internazionali) e nella medicina di genere.
Nel Contract Development and Manufacturing Organization (CDMO), cioè i produttori “conto terzi”. Settore che, secondo uno studio di Prometeia, è al primo posto in Europa davanti alla Germania per valore della produzione (1,7 miliardi, di cui il 70%, cioè 1,2 miliardi, rivolto all’export) e conta 9mila  addetti.
L’indotto. Le imprese del farmaco possono contare su un indotto di eccellenza e altamente innovativo con 66mila addetti, 14 miliardi di produzione e più di 800 milioni di investimenti. Considerando gli occupati nella distribuzione (oltre 12mila) e nelle farmacie (85mila), la somma di addetti diretti, indotto e filiera è pari a 228mila.
 
Ricerca e sviluppo nell’industria farmaceutica in Italia. Nel mondo record di farmaci in sviluppo
La Ricerca farmaceutica ha consolidato il nuovo modello di open innovation, con una collaborazione crescente tra realtà diverse, anche tra pubblico e privato, come dimostra l’incremento del 95% di R&S in partnership negli ultimi 5 anni.
I numeri della R&S in Italia:
•          1,5 miliardi nel 2016, 7% del totale in, terzo settore manifatturiero per valore assoluto degli investimenti in R&S (dopo “mezzi di trasporto” e “meccanica”) ma al primo posto per quota di imprese innovative e per rapporto tra spese per innovazione e addetti. Investimenti che sono cresciuti del 20% negli ultimi 3 anni.
•          6.200 addetti in R&S (il 52% sono donne).
•          700 milioni investiti in studi clinici presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Grazie anche alla R&S farmaceutica, negli ultimi 50 anni in Italia l’aspettativa di vita è cresciuta di 1 mese ogni 4.
 
A livello mondiale è in atto un Rinascimento della R&S. Come testimonia la crescita della pipeline internazionale di Ricerca, che ha raggiunto il massimo storico con oltre 14mila prodotti in sviluppo. E di questi circa 7mila in fase clinica.
Ogni medicinale è frutto di una lunga storia: 10-15 anni per svilupparlo, fino a 2,5 miliardi di euro di investimenti e solo una sostanza su 10 mila arriva ad essere farmaco. Dopo la prima fase di sperimentazione, solo il 4% delle molecole diventa medicinale. E la Ricerca è sempre più attenta alla salute femminile, con 850 farmaci in sviluppo nel mondo per malattie che vanno dal diabete ai tumori, da quelle muscolo-scheletriche a quelle autoimmuni.
 
Pari opportunità e relazioni industriali
Nell’industria farmaceutica gli addetti sono altamente qualificati (90% laureati e diplomati), con spazi ampi per le donne. Che sono il 44% del totale rispetto al 25% del resto dell’industria e hanno ruoli importanti nell’organizzazione aziendale (29% dei dirigenti rispetto al 12% del resto dell’industria) e strategici, come ad esempio la R&S (52% del totale).
Il settore si caratterizza inoltre per un modello innovativo di Relazioni Industriali e una contrattazione aziendale molto diffusa e strumenti di welfare moderni ed efficaci (come ad esempio asili nido, mense aziendali e prevenzione). E proprio con i Sindacati le imprese affrontano la nuova sfida della formazione a vantaggio di giovani e meno giovani per le professioni che verranno.
In rampa di lancio i programmi di alternanza scuola-lavoro con gli istituti superiori per un’alleanza tra giovani e imprese che nasce dai banchi di scuola. Un progetto realizzato insieme al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che rappresenta un’ulteriore prova della partnership pubblico-privato.
 
La farmaceutica sul territorio
La presenza farmaceutica è concentrata principalmente in Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto con una presenza rilevante anche in altre Regioni sia nel Nord, sia nel Centro-Sud.
•          Lombardia: prima regione farmaceutica e biotech in Italia, con metà circa di addetti. Conta 28mila occupati diretti, ai quali si aggiungono i 18mila dell’indotto.
•          Lazio: seconda regione per numero di occupati e prima per export. Gli addetti sono 16mila e 6mila nell’indotto. Il settore esporta il 40% del totale della Regione.
•          Toscana: terza regione in Italia con 7mila addetti diretti e 4mila nell’indotto. Si caratterizza per la specializzazione nei vaccini, negli emoderivati e nel biotech.
•          Emilia Romagna: 3.600 addetti con una presenza produttiva e di R&S legate a importanti aziende italiane, internazionalizzate, e grandi imprese a capitale estero.
•          Veneto: conta circa 3mila occupati e 7mila nell’indotto.
 
Nel Mezzogiorno (Abruzzo, Campania, Puglia, Sicilia) le imprese del farmaco contano complessivamente 4.000 addetti. Rappresentano il 6% dell’occupazione, l’11% degli investimenti in produzione e il 12% dell’export. Con un export che negli ultimi 10 anni è più che raddoppiato. Un risultato migliore della media europea e della stessa Germania.  E il valore aggiunto per addetto è più che doppio rispetto al totale dell’economia.
 
Spesa farmaceutica pubblica ai minimi Ue e prezzi dei medicinali più bassi
288 euro procapite all’anno, 80 centesimi al giorno. È quanto spende lo Stato per l’assistenza farmaceutica. Rispetto alla media dei big Ue (405 euro) è più bassa del 29%.
I prezzi dei medicinali, negoziati a livello centrale con l’Agenzia Italiana del Farmaco, sono inferiori in genere del 15% rispetto a quelli dei grandi Paesi europei. Con notevoli risparmi anche per il Ssn.  Uno studio internazionale dimostra infatti che, in Italia dal 2010, l’innovazione in campo oncologico ha permesso risparmi dell’11% della spesa sanitaria procapite.
E ancora: i farmaci antiepatite evitano costi socio-sanitari che in Italia superano 1 miliardo all’anno. Nel caso delle demenze senili, infine, un mese di assistenza equivale a 4 volte quello di un anno di spese mediche.
 
Biosimilari e generici
I dati 2016 sulle vendite di biosimilari nei primi 7 mercati europei (Italia, Germania, Francia, Spagna, UK, Belgio e Svezia) mostrano che l’Italia è prima per valore e quantità. Rispetto ai Paesi Top 7 europei l’Italia rappresenta il 27% delle vendite dei biosimilari, molto di più della quota riferita a tutto il mercato (18%). L’Italia inoltre è prima anche in termini di consumi procapite, superiori a quelli di Paesi come Germania e Svezia.
Rispetto al totale della farmaceutica convenzionata, i medicinali a brevetto scaduto in Italia rappresentano il 76% della spesa e il 94% dei consumi (espressi in confezioni), circa il 30% dei quali e costituito da medicinali generici unbranded. Dal 2001 in avanti i farmaci generici hanno aumentato la loro quota di mercato dall’1% al 21% delle confezioni.
21 giugno 2017
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