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Riabilitazione oncologica. Lorenzin assicura le associazioni dei malati: “È compresa nei nuovi Lea”
28 SET - Sembra chiusa la vicenda sollevata per prima dalle associazioni dei malati oncologici che a fine luglio avevano lanciato prorpio da queste pagine l’allarme su una potenziale lacuna dei nuovi Lea nei quali non sarebbe stata prevista con chiarezza la riabilitazione oncologica.
 
“Voglio tranquillizzare il Parlamento e i nostri concittadini che la riabilitazione oncologica è ricompresa tra le prestazioni garantite dallo schema di DPCM recante Definizione dei livelli essenziali di assistenza, che sta per essere trasmesso al Parlamento”, ha detto infatti oggi alla Camera Lorenzin rispondendo a un’interrogazione dell’onorevole Vargiu (Scelta Civica).
 
“A proposito – ha aggiunto il ministro - evidenzio che nel nomenclatore delle prestazioni specialistiche, che costituisce uno degli allegati del DPCM, le prestazioni di rieducazione sono individuate come riabilitazione della funzione lesa e con riferimento alla riabilitazione oncologica il sanitario dovrà identificare la prestazione di rieducazione della specifica funzione lesa in relazione alla natura e alla localizzazione del tumore, alle sue caratteristiche evolutive e all'impatto della malattia sull'inserimento sociale del paziente”.
 
“In altre parole – ha detto Lorenzin - è importante che il paziente riceva una prestazione rieducativa in relazione alle specifiche esigenze di salute, indipendentemente dalla patologia oncologica o meno che le abbia determinate”.
 
“È evidente, infatti, che la riabilitazione necessaria, ad esempio, ad una persona operata al colon – ha aggiunto - non può essere assimilata, quanto a contenuto, impegno professionale e tempi, a quella che necessita una persona cui siano residuati danni neurologici a seguito di un intervento chirurgico per tumore al cervello”.
 
“Così come la riabilitazione per la prevenzione del ristagno linfatico in una donna operata di tumore della mammella non può essere assimilata alla riabilitazione di cui necessita una persona operata alle corde vocali e così via”.
 
“Ciò, ovviamente – ha detto ancora il Ministro -  non toglie che il percorso riabilitativo del paziente oncologico debba essere unitario e debba integrare gli aspetti funzionali con gli aspetti psicologici e talvolta con quelli cognitivi, sessuali, nutrizionali e sociali. L'integrazione, tuttavia, non si ottiene includendo più trattamenti diversi entro una definizione generica, quale sarebbe quella di riabilitazione oncologica, bensì componendo un insieme di prestazioni che, da un lato, può flessibilmente adattarsi alle reali necessità della persona e, dall'altro, consente al paziente di avere precisa contezza dei singoli trattamenti che ha il diritto di ottenere”.
28 settembre 2016
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