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Fvm a Grillo: “Nuove modifiche a ddl non tutelano veterinari che operano al di fuori delle strutture”
15 LUG - “Le modifiche all’articolo 583-quater del codice penale, così come formulate “Le stesse pene si applicano in caso di lesioni personali gravi o gravissime cagionate a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o a incaricati di pubblico servizio, nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio presso strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche o private” non tutelano gli operatori sanitari e per primi i Medici Veterinari, che svolgono le loro funzioni non all’interno di strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private, ma presso macelli, aziende zootecniche o strutture di produzione e vendita di alimenti di origine animale, che sono attività e domicili privati e non possono in alcun modo  essere catalogate come strutture sanitarie”. È quanto scrive il presidente della Fvm, Aldo Grasselli in una lettera inviata al Ministro della Salute Giulia Grillo in merito al Ddl Antiviolenza approvato dalla commissione Igiene e Sanità.a 
 
“Ed è proprio in queste attività produttive – rimarca Grasselli -, dove per svolgere le funzioni di tutela della salute pubblica i Veterinari sono obbligati a recarsi, spesso da soli per la cronica carenza di personale, che si verificano troppo frequentemente gli atti di aggressione e violenza ai loro danni, la cui documentazione è in possesso dell'Osservatorio a suo tempo istituito presso il suo ministero”.
 
“Circoscrivere – prosegue - l’area delle aggressioni alle strutture sanitarie esclude dall’ambito delle tutele anche l’altro personale medico, sanitario e tecnico che opera per i dipartimenti di prevenzione delle ASL, che svolge attività di vigilanza e controllo presso le attività produttive, le aziende commerciali alimentari, le mense, le ristorazioni, i cantieri edili, e tutti gli insediamenti produttivi privati”.
 
Da qui la richiesta per “ottenere un emendamento governativo per riformulare la modifica dell’articolo 583-quater come di seguito si propone: “Le stesse pene si applicano in caso di lesioni personali gravi o gravissime cagionate a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o a incaricati di pubblico servizio, nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni del servizio presso strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche o private, o attività di controllo e vigilanza sanitaria presso privati ai sensi di legge”, o comunque con un testo di pari tenore che elimini, quindi, ogni riferimento esclusivo al luogo in cui tali fatti avvengono”.
 
“Auspichiamo – conclude - inoltre che tra le componenti rappresentative dell’Osservatorio, siano inclusi i sindacati che acquisiscono i dati del fenomeno delle aggressioni e dei tentativi di intimidazioni e lo monitorano da lungo tempo, anche con iniziative autonome”. 
15 luglio 2019
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