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Salute mentale. In Europa la situazione è allarmante: una persona su 6 soffre di un disturbo, ma una su 3 non riceve cure adeguate
Firmata a Parigi una dichiarazione congiunta tra 31 Paesi affinché la salute mentale “sia priorità in tutte le politiche pubbliche”. L’obiettivo è ambizioso: fare in modo che il benessere psicologico diventi una componente strutturale e trasversale di tutte le decisioni politiche, indipendentemente dal settore di riferimento, che si tratti di sanità, istruzione, giustizia, urbanistica o cultura.
17 GIU -

La salute mentale “sia priorità in tutte le politiche pubbliche”. È questo il key message di una dichiarazione congiunta di 31 Paesi al termine di una conferenza internazionale tenutasi a Parigi e promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute francese

I numeri che fotografano la situazione nella regione europea dell’OMS sono allarmanti. Una persona su sei soffre di un disturbo mentale, ma una su tre tra queste non riceve cure adeguate. E la situazione è ancora più critica per chi vive con una psicosi: una persona su quattro non ha accesso ad alcuna forma di trattamento formale. Ogni anno, più di 150.000 persone si tolgono la vita, circa 400 ogni giorno. Il suicidio è oggi la principale causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Durante la pandemia da COVID-19, la prevalenza di ansia e depressione è cresciuta del 25% su scala globale, aggravando un quadro già complesso. A questa emergenza si aggiunge una drammatica carenza di operatori della salute mentale, mentre emergono nuovi segnali di disagio, soprattutto tra i più giovani: oltre l’11% degli adolescenti mostra comportamenti problematici legati all’uso dei social media, mentre una ragazza su quattro di 15 anni riferisce di sentirsi sola “la maggior parte del tempo” o “sempre”. Anche tra gli anziani, uno su quattro sopra i 60 anni dichiara di vivere nella solitudine.

Nonostante questo quadro critico, c’è una risposta in costruzione. Il 90% dei 29 paesi coinvolti in una recente indagine dell’OMS ha dichiarato di essere al lavoro su nuove politiche di salute mentale o sull’aggiornamento di quelle esistenti. Ma ciò che è realmente nuovo e significativo è il richiamo alla necessità di superare un approccio settoriale e frammentato. La conferenza di Parigi ha infatti riunito, oltre ai ministri della Salute, anche rappresentanti dei settori dell’istruzione, degli affari sociali, della giustizia, dell’edilizia, della cultura e della gioventù, accanto a professionisti, persone con vissuti diretti di malattia mentale, accademici e società civile. È emersa una consapevolezza condivisa: solo una risposta collettiva, integrata e trasversale potrà affrontare in modo efficace una crisi che riguarda ogni aspetto della vita sociale.

La cosiddetta “Dichiarazione di Parigi” sottolinea la necessità di allineare responsabilità e finanziamenti tra i diversi livelli di governo e settori; coinvolgere le persone con disturbi mentali già nella fase di progettazione delle politiche; creare spazi pubblici che favoriscano l’inclusione e la connessione sociale; sviluppare strategie di prevenzione che partano dalle scuole, dai luoghi di lavoro, dalle carceri, dai media e dai contesti urbani; infine, promuovere un uso sicuro del digitale, in particolare per tutelare i più giovani online.

“Quando integriamo il benessere mentale in ogni decisione, in ogni settore, facciamo più che alleviare la sofferenza: accendiamo dignità, speranza e opportunità per tutti”, ha affermato il direttore regionale dell’OMS per l’Europa, Hans Henri P. Kluge. Ha poi aggiunto che l’ansia sta colpendo con sempre maggiore intensità i giovani, mentre troppi anziani soffrono il silenzioso dolore della solitudine. Per Kluge, una regione forte, equa e sana non sarà costruita solo dai ministeri della Salute, ma da tutti i settori della società, fianco a fianco, con cuore aperto e obiettivi condivisi.

La Francia, paese ospitante della conferenza, ha dichiarato la salute mentale “Grande Causa” nazionale per il 2025. Il ministro della Salute e dell’Accesso alle Cure, Yannick Neuder, ha espresso l’orgoglio del proprio paese nel dare il buon esempio, affermando che non è possibile costruire progressi duraturi senza abbattere le barriere tra i settori. Secondo Neuder, la salute mentale deve diventare una responsabilità comune, da integrare in ogni ambiente: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle comunità locali e a tutti i livelli decisionali.

La Dichiarazione di Parigi non è solo un testo politico, ma un invito all’azione concreta. È un primo passo verso una nuova architettura delle politiche pubbliche, in cui la salute mentale non sia più relegata ai margini ma riconosciuta come fondamento essenziale per la dignità, il benessere e la coesione sociale. L’Europa ha lanciato un segnale forte: ora serve il coraggio di trasformare le parole in azioni.

17 giugno 2025
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