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Covid. Lopalco risponde ad Azzolina: “La scuola è un fattore facilitante per la diffusione del virus a prescindere se i contagi avvengano in aula o fuori”
Il ministro aveva contestato la decisione della Puglia di fermare le lezioni in presenza sostenendo che "la scuola non è un problema" per la diffusione del virus. Ma l’assessore pugliese fa notare ad Azzolina che, “a prescindere se il contagio avvenga nelle aule o al di fuori di esse, la scuola, essendo un aggregatore sociale, rappresenta comunque un fattore facilitante per la diffusione del virus” nonché “in termini di impatto sul servizio sanitario”.
30 OTT - Non è piaciuta al ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, l’iniziativa della Regione Puglia di chiudere tutte le scuole. Il ministro lo ha espresso chiaramente in un post su Facebook ma ha trovato la pronta risposta dell’assessore alla Salute pugliese, Pier Luigi Lopalco, in difesa della decisione della Regione e in risposta alle considerazioni del ministro.
 
Azzolina, contestando l'allarme della Regione sulla base dei numeri presentati dal presidente Michele Emiliano, sosteneva che la frequentazione in presenza delle lezioni "non è un problema" in quanto “ci sono misure di sicurezza, ma anche protocolli che permettono controllo e tracciamento”. Ma l'assessore fa notare al ministro che le motivazioni su cui si è basata la decisione della Regione di chiudere la scuola non si fermano all'attuale numero dei contai.
 
"Onorevole Ministro Azzolina - scrive Lopalco nella sua replica ad Azzolina -, la decisione presa dalla Regione Puglia di interrompere momentaneamente la didattica in presenza nelle scuole, sofferta quanto necessaria, affonda le sue motivazioni in questioni sia di carattere epidemiologico che pragmatico che vanno tutte nella direzione urgente di mitigare l’impatto della pandemia”, spiega Lopalco ribadendo che “i contagi nella nostra regione hanno intrapreso un ritmo di crescita esponenziale estremamente preoccupante".

Quanto alla scuola, spiega l’assessore, “essendo la scuola un aggregatore sociale, a prescindere se il contagio avvenga nelle aule o al di fuori di esse, rappresenta comunque un fattore facilitante per la diffusione del virus. Quando in una epidemia come questa si osserva una curva in crescita, non ci si può permettere il rischio che tale crescita diventi incontrollabile. Bisogna intervenire precocemente con misure tempestive. Più tempestive sono le misure, minore potrebbe essere la durata delle stesse. E’ per questo motivo che noi monitoreremo la situazione costantemente e rivedremo la misura settimanalmente”.

Accanto a queste considerazioni di natura epidemiologica, Lopalco spiega ad Azzolina che la decisione di chiudere le scuole è conseguenza anche di “considerazioni di ordine pragmatico circa quello che ha rappresentato l’attività scolastica in termini di impatto sul servizio sanitario. A causa del suo ruolo di aggregatore sociale, ogni volta che si sviluppa un caso di positività nella comunità scolastica, si avvia una macchina sanitaria imponente per isolare i casi e i loro contatti, eseguire i tamponi a tutti ed avviare la indagine epidemiologica in ogni caso secondario che dovesse risultare positivo. A titolo di esempio, nella ASL di Lecce, la meno colpita dal contagio nella nostra regione, a fronte di 34 studenti positivi sono al momento in isolamento domiciliare 840 studenti. A questo carico di lavoro per gli addetti al tracciamento, che rischia di ingolfare un’attività cardine per il controllo dell’epidemia, si aggiunge l’enorme numero di richieste di certificazioni (spesso accompagnate dalla richiesta contestuale di inutili tamponi) di cui sono inondati i pediatri di famiglia”.

Da qui l’appello al ministro: “Invece di avere un atteggiamento inutilmente ideologico nei confronti della didattica in presenza a tutti i costi - scrive Lopalco -, accompagni l'amministrazione scolastica in un percorso che purtroppo deve modificarsi velocemente in base alle esigenze epidemiologiche di un virus le cui azioni devono essere prevenute e non inseguite”.

Poi la stoccata: “Avrei potuto, da epidemiologo, darle un parere sui banchi a rotelle che hanno monopolizzato il dibattito estivo, o sulla mancata ristrutturazione organizzativa della didattica, quali doppi turni, alternanza di didattica in presenza e distanza, orari di ingresso fortemente differenziati, ecc. Ma non è mio compito farlo”. Lopalco conclude, tuttavia, richiamando all’unità: “Una pandemia la si combatte insieme. Si vince o si perde insieme".

 
30 ottobre 2020
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