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Fondo sanitario. Le Regioni trovano l’accordo sui nuovi criteri del riparto. Più premialità e spazio anche la deprivazione economica
Dopo un lunghissimo e aspro confronto i presidenti trovano la quadra sui nuovi criteri per il riparto delle risorse per la sanità. Per il 2022 (in ballo 117,9 mld) c’erano pochi margini di cambiamento ma i presidenti chiedono al Governo di alzare allo 0,4% la premialità. Per il 2023 entrano invece in gioco i fattori socio economici da molto tempo richiesti dalle Regioni del Sud.
02 DIC -

Dopo un durissimo confronto arriva la fumata bianca in Conferenza delle Regioni sui nuovi criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale. Tra i presidenti oggi si è raggiunto l’accordo sulla nuova proposta elaborata dalle Commissioni Salute e Affari finanziari su come spartirsi le risorse per far andare avanti la sanità.

Ricordiamo che per il 2022 non si era ancora arrivati all’intesa dopo che la Regione Campania aveva bloccato tutto già prima dell’estate diffidando il Governo che non aveva ancora varato i nuovi criteri e presentando un ricorso al Tar.

Nuovi criteri che poi furono presentati in extremis dall’ex Ministro della Salute Speranza ma su cui in ogni caso non c’era accordo. Ecco che quindi le stesse Regioni al loro interno hanno lavorato per trovare un’intesa che oggi è finalmente arrivata e riguarda le annualità 2022-2023. Superato quindi lo scontro tra la Campania e la Lombardia il nuovo accordo ha trovato l’unanimità.

Intanto partiamo dal riparto del Fondo sanitario 2022, il più urgente. In totale stiamo parlando di 125,9 mld anche se la quota indistinta (quella al netto del finanziamento per la soppressione del c.d. superticket, della fibrosi cistica e del DL 34/2020 nonchè dei finanziamenti già ripartiti in sede di L. di bilancio 2022 (art. 1, cc.276-79 - recupero liste di attesa. c. 290 - proroga disposizioni di cui all’art. 33 del DL 73/21 e c.295 - proroga USCA)) ammonta a 117,9 mld.

Per il 2022 il Governo ha esteso anche il criterio utilizzato - in via eccezionale - per il riparto 2021, ossia l’85% delle risorse destinate alla copertura del fabbisogno standard nazionale per l’anno 2022 ripartito secondo i criteri usualmente utilizzati per la distribuzione della quota indistinta (che prevedono la pesatura per età della popolazione per i livelli “Assistenza specialistica ambulatoriale” e per il 50% del livello “Assistenza ospedaliera) , mentre il restante 15% delle medesime risorse è ripartito sulla base della popolazione residente riferita al 1° gennaio 2021 (cd. Popolazione secca).

Quindi per il 2022 i margini della legge sono stretti e per questo le regioni hanno trovato l’accordo per un incremento per 2022, della quota di finanziamento destinata alla premialità dallo 0,25% allo 0,4%, a parità di fabbisogno finanziario complessivo annuale. Per questo i presidenti chiedono al Governo una specifica modifica legislativa e di destinare la premialità 2022 in parte a favore delle Regioni che sono risultate penalizzate dal punto di vista economico-finanziario dai criteri di riparto previsti dai provvedimenti precedentemente richiamati e per la parte restante, tenuto conto ed in continuità con le assegnazioni dell’anno precedente.

Ma è nell’accordo per il 2023 che ci sono delle novità. Viene inserito nel riparto un maggiore peso (1,5%) in funzione dei tassi di mortalità della popolazione <75 anni, in funzione delle condizioni socioeconomiche dei territori (povertà relativa individuale, livello di bassa scolarizzazione, tasso di disoccupazione). Insomma, i famosi indici di deprivazione più volte richiesti dalle regioni del Sud. Chiesto anche qui al Governo di far salire la premialità allo 0,5%.

Nella proposta poi anche la richiesta di considerare quali Regioni di riferimento (regioni benchmark) per il riparto delle risorse finanziarie destinate al Servizio Sanitario Nazionale, in via definiva anche per gli anni successivi al 2022, le prime cinque regioni tra quelle eleggibili indicate a livello
ministeriale.

La Conferenza delle Regioni ha trovato oggi l’accordo all’unanimità sul riparto del Fondo Sanitario Nazionale 2022”, annuncia il Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga.

“Anche questa volta la Conferenza delle Regioni ha dimostrato grande senso di responsabilità con la capacità di affrontare e risolvere le criticità in modo unitario attraverso una forte collaborazione istituzionale”.

“Pur in un contesto difficile dovuto al caro energia, che pesa sempre più sui bilanci delle aziende sanitarie regionali e i mancati ripiani dei maggiori costi della pandemia, abbiamo riaffermato l’unità istituzionale con azioni concrete di concertazione.

L’accordo raggiunto riguarda la ripartizione della quota indistinta e della premialità per un totale di 117.921.046.120 miliardi su una dotazione complessiva del Fondo Sanitario Nazionale per l’anno 2022 pari a circa 126 miliardi.

E’ prevista, inoltre, l’introduzione omogenea dal 2023 di nuovi criteri per cercare di garantire il massimo equilibrio nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza.

Quest’accordo è un buon viatico per “L’Italia delle Regioni”, l’evento del 5 e 6 dicembre in Lombardia, alla presenza del Governo e del Presidente della Repubblica, per rafforzare il regionalismo e creare nuove prospettive nel solco delle azioni concrete, come ben rappresentato dalla sigla di questo accordo sul Fondo Sanitario Nazionale”.

Luciano Fassari

02 dicembre 2022
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