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Covid. Tamponi rapidi ai medici di famiglia e pediatri: accordo in vista con i sindacati. In arrivo 30 mln di euro dal Governo. Ai professionisti dai 12 ai 18 euro a test
Dopo l’Atto d’indirizzo approvato dal Comitato di Settore Regioni-Sanità una decina di giorni fa, a quanto si apprende, forse già domani, i sindacati dovrebbero essere convocati dalla Sisac per stipulare l’accordo stralcio da inserire in convenzione. Dal Ministero è arrivata la garanzia delle risorse per la remunerazione dei medici mentre sarà il commissario Arcuri a fornire i tamponi rapidi antigenici (circa 2 mln) e dispositivi di protezione individuale. Si potrà accedere previo triage e prenotazione. Possibili anche tamponi a domicilio
26 OTT - Il progetto per i tamponi rapidi direttamente dal medico di famiglia e dal pediatra è in dirittura d’arrivo. Dopo l’Atto d’indirizzo del Comitato di Settore Regioni-Sanità, che è stato approvato del Ministro della Salute Roberto Speranza, si sta per giungere ad un accordo con i sindacati da inserire nella convenzione. È attesa per domani la convocazione della Sisac dei sindacati per firmare l’intesa che stabilisce che per tutta la durata dell’emergenza Covid mmg e pediatri integreranno tra i loro compiti l’effettuazione dei tamponi rapidi o di altro test di sovrapponibile capacità diagnostica prevedendo l’accesso dei pazienti su prenotazione e previo triage telefonico.
 
L’accordo prevede una remunerazione per i medici di famiglia e pediatri di 12 euro se il tampone rapido antigenico viene effettuato al di fuori dallo studio (ad esempio nelle Case della Salute, in locali predisposti dalle Asl, nei tendoni della Protezione Civile, etc.) mentre saranno riconosciuti 18 euro se il test viene effettuato nello studio del medico o del pediatra. Studi che chiaramente dovranno essere organizzati. È previsto anche che si possano fare al domicilio del paziente.
 
Si potrà quindi andare dal proprio medico di famiglia o pediatra per fare un tampone nel caso di:
a) contatti stretti asintomatici individuati dal medico di medicina generale oppure individuati e segnalati dal Dipartimento di Prevenzione in attesa di tampone rapido;
b) casi sospetti che il medico di medicina generale si trova a dover visitare e che decide di sottoporre a test rapido; per gli assistiti di altri medici di medicina generale: 10/12
c) contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 giorni di isolamento identificati in base ad una lista trasmessa dal Dipartimento di Sanità Pubblica/Igiene e Prevenzione al medico individuato.
 
Potranno inoltre essere coinvolti nell’effettuazione dei tamponi anche i medici di continuità assistenziale, dei medici di medicina dei servizi, dei medici dell’emergenza sanitaria territoriale nonché dei medici operanti in altre strutture organizzative dell’assistenza territoriale quali, ad esempio, le Usca.
 
Per remunerare i medici il Ministero della Salute ha garantito che, molto probabilmente nel Decreto Ristoro che dovrebbe essere approvato domani dal Cdm, saranno stanziati 30 mln di euro fino al 31 dicembre 2020.
 
Nella sostanza dovrebbero essere quindi circa 2 mln i tamponi rapidi in capo a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. In ogni caso a fornite i tamponi rapidi e tutti i Dispositivi di protezione individuale sarà il commissario per l’Emergenza, Domenico Arcuri.
 
Una volta raggiunto l’accordo in Sisac con i sindacati la palla passerà nuovamente al Comitato di Settore che dovrà approvare l’accordo. Poi il testo passerà alla Corte dei conti e infine approderà in Stato-Regioni per il via libera definitivo. L’intenzione è di terminare l’iter direttamente questa settimana di modo che dalla prossima i tamponi rapidi da medici di famiglia e pediatri possano diventare realtà.
 
Nell’accordo, inoltre, si prevede anche di dar seguito più rapidamente alla diagnostica di primo livello da parte di mmg e pediatri prevista dalla scorsa Legge di Bilancio in cui furono stanziati 235 mln. In questo senso è stato dato mandato al commissario Arcuri di procedere all’acquisto delle apparecchiature (ad esempio ECG, holter, spirometro, dermoscan, servizi di tele-care e tele-Health e telemonitoraggio, teledermatologia, retinografia, polisonnografia). Saranno poi le Regioni a distribuirle anche attraverso gli accordi regionali. Dovrebbe essere previsto l’utilizzo prioritario della strumentazione presso Case della Salute e/o sedi delle forme associative dei medici convenzionati, presso le quali l’accesso da parte dei pazienti risulta più agevole e in maggiore sicurezza. I medici in ogni caso dovranno essere appositamente formati con conseguente certificazione delle competenze acquisite e i costi di gestione saranno a carico dei medici stessi. I medici infine non potranno usare le apparecchiature per un’eventuale attività libera professionale.
 
Luciano Fassari
26 ottobre 2020
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