A 15 anni dalla sua creazione, dopo un lungo periodo di sperimentazione e dopo l’esperienza del Covid dove i farmacisti hanno accresciuto il loro ruolo a prezioso supporto dei cittadini (si pensi ai test anti Covid e ai vaccini) l’intento del Governo è stato quello di potenziare ulteriormente il ruolo di questi professionisti. Giacciono in Parlamento infatti alcuni Ddl che prevedono l’ampliamento dei servizi offerti dalle farmacie come i test diagnostici che prevedono il prelevamento del campione biologico a livello nasale, salivare o orofaringeo o anche alcune vaccinazioni o alcune prestazioni di telemedicina. Un passo in avanti volto a rafforzare la rete dell’assistenza territoriale che proprio durante la pandemia ha mostrato tutte le sue falle e ha invece trovato nei farmacisti un baluardo su cui investire. E che la farmacia debba essere inserita ancora di più nel sistema di assistenza territoriale lo prescrive anche il Dm 77/22 che ha ridefinito proprio gli standard dei servizi di prossimità.
Non stiamo quindi parlando di una rivoluzione, ma di un rafforzamento di un percorso già imboccato da oltre un decennio e che i cittadini hanno dimostrato di apprezzare. Com’era purtroppo lecito attendersi sono scoppiate le polemiche strumentali sia da parte dei medici ma soprattutto da parte della rete dei laboratori privati che vedono come un’invasione di campo l’ampliamento delle competenze e dei servizi che i farmacisti potranno offrire.
Premesso che al momento i ddl in questione non sono ancora stati convertiti in legge quest’estate alcuni articoli di giornale hanno rilanciato le polemiche, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci è però intenzionato ad andare avanti e ha chiarito che nella sua agenda “c'è la messa a punto di un regolamento che garantisca gli stessi alti standard che i laboratori hanno sempre assicurato. Con il Covid, i cittadini hanno iniziato ad apprezzare un servizio, quello delle farmacie, che può anche alleggerire le liste di attesa. L'importante è che ogni azione che intraprendiamo vada sempre a beneficio dei cittadini, senza interessi di parte”.
E che servano delle regole lo ha ribadito anche la Fofi. “Ben vengano tutte le misure volte a garantire la massima qualità e sicurezza delle prestazioni che eroghiamo a favore dei cittadini che ogni giorno a noi si rivolgono per avere risposte alle loro esigenze di salute. La pandemia ci ha insegnato che il Paese ha bisogno di una sanità capace di rispondere sul territorio, in modo rapido ed efficace, ai bisogni della gente con prestazioni tempestive e di alta qualità”. Ha detto il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), Andrea Mandelli.
“Ricordo con orgoglio – ha specificato Mandelli - che durante l’emergenza Covid i farmacisti hanno svolto un ruolo decisivo a tutela della salute pubblica confermandosi come un punto di riferimento di prossimità insostituibile per la collettività e per il Servizio Sanitario Nazionale. Senza farmacisti la prossimità non trova piena concretezza e proprio dai farmacisti si deve partire per progettare, in sinergia con i medici e tutti gli altri operatori sanitari, il nuovo modello organizzativo della salute territoriale. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti, nella sua qualità di ente sussidiario dello Stato, è a disposizione del Ministro, fin d’ora, per individuare gli standard organizzativi e gestionali più adeguati”.
Ed è la stessa Federfarma a non volere un ‘far west’ dato che ritiene “assolutamente imprescindibile il rispetto delle disposizioni in materia di requisiti di qualità e di tutela della riservatezza, per eseguire le attività della farmacia dei servizi e le disposizioni del DDL Semplificazioni si muovono proprio nell’ottica di confermare le migliori pratiche oggi seguite in farmacia in forza di protocolli d’intesa stipulati con il Governo e le Regioni in piena emergenza Covid, il cui rispetto è opportunamente verificato dalle Aziende Sanitarie Locali. Ciò che senz’altro è auspicabile, come ben chiarito dal Ministro Schillaci è che venga adottato un complesso di regole valevole a livello nazionale per tutte le strutture che operano in regime concessorio con il SSN, così evitando la frammentazione di disposizioni regionali che senz’altro non contribuiscono a conseguire l’indispensabile uniformità di adempimenti”.
Insomma, al momento siamo solo alla fase delle polemiche senza costrutto e basi solide. Quello che serve ora è che tutti gli attori coinvolti si siedano al tavolo ed elaborino al più presto regole chiare per tutta la Penisola. L’esigenza di fornire più servizi ai cittadini è una realtà da cui non si può scappare.