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Carenza farmaci. Cattani (Farmindustria): “Situazione sotto controllo, no ad allarmismi infondati”. Nuovi Comitati etici: “Un grande passo in avanti per la ricerca e per i pazienti”
"Di quei 3.200 farmaci per i quali viene segnalata una carenza, la metà sono cessati di produzione e sono sostituiti o sostituibili da altri farmaci. Le reali carenze critiche sono solo alcune decine per farmaci e principi attivi che arrivano da Cina e India". Così il presidente di Farmindustria che plaude all'approvazione della riforma dei Comitati etici: "La riforma consentirà al settore farmaceutico di essere ancora più attrattivo e competitivo. Siamo leader in Europa nella ricerca clinica, i numeri lo testimoniano, e dobbiamo continuare ad esserlo anche in futuro"
13 GEN -

Nessun allarmismo, le reali carenze riguardano solo poche decine di farmaci. La situazione resta quindi sotto controllo nonostante un clima da 'tempesta perfetta' venutosi a creare a causa dei problemi produttivi legati alla crisi energetica, all'inflazione, alla scarsità di alcuni materiali per il packaging e con il picco della stagione influenzale e l’onda lunga del Covid che sta colpendo duramente quei Paesi asiatici produttori di principi attivi come la Cina e l’India.

Ne è convinto il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, che in una intervista a Quotidiano Sanità pubblicata oggi pone in evidenza anche novità positive, a partire dall'approvazione della riforma dei comitati etici che farà fare un "grande passo in avanti" al nostro Paese in termini di ricerca.

Presidente Cattani, partiamo dalla fine. Mercoledì la Conferenza Stato Regioni ha finalmente approvato la riforma dei comitati etici, ne è soddisfatto?
È una bellissima notizia per i cittadini così come per l'industria che investe nel nostro Paese circa 3 miliardi in ricerca, di cui oltre 700 milioni in ricerca clinica. È soprattutto un passo in avanti nella semplificazione. Un plauso alle Regioni e al nuovo ministro della Salute, hanno tutti recepito appieno l'importanza di questo provvedimento. Siamo molto soddisfatti per la riduzione del numero dei comitati etici e riteniamo che questo possa essere l'inizio di un percorso virtuoso di confronto e condivisione delle priorità. Tra queste c'è senza dubbio il diritto da parte dei cittadini di avere accesso alla sperimentazione clinica e quindi a farmaci innovativi prima che questi siano commercializzati.

E dal vostro punto di vista cosa cambierà?
La riforma consentirà al settore farmaceutico di essere ancora più attrattivo e competitivo.

In che modo?
I grandi studi clinici sono spesso internazionali, multicentrici e ad arruolamento competitivo. Noi abbiamo a volte scontato le lungaggini della burocrazia. Attendiamo la pubblicazione della riforma in Gazzetta Ufficiale ma siamo convinti che si tratti di un passo in avanti importante sia per i diritti dei cittadini che per migliorare ulteriormente il livello della ricerca nel nostro Paese rendendolo ancora più attrattivo sotto il profilo degli investimenti. Ora dobbiamo essere bravi come sistema Paese a creare una maggiore armonizzazione tra Regioni e ridurre le differenze. Siamo leader in Europa nella ricerca clinica, i numeri lo testimoniano, e dobbiamo continuare ad esserlo anche in futuro.

Negli ultimi giorni si sta parlando sempre più di un possibile allarme legato alla carenza di farmaci. Il Ministero della Salute ha aperto un tavolo permanente su questo tema. Come sta realmente la situazione?
Sì, l'altro ieri abbiamo avuto la prima riunione e ringraziamo il ministro Schillaci per questo momento di confronto. Diciamo che non bisogna creare allarmismi. Le reali carenze sono ben al di sotto del numero certificato da Aifa. Di quei 3.200 farmaci per i quali viene segnalata una carenza, la metà sono cessati di produzione e sono sostituiti o sostituibili da altri farmaci. Le reali carenze critiche sono solo alcune decine per farmaci e principi attivi che arrivano dall'estero.

Quali sono i motivi alla base di queste difficoltà nella distribuzione dei farmaci?
Sono due i fattori critici: il forte incremento della domanda di farmaci legato al Covid, all'influenza stagionale e a alle sindromi influenzali e parainfluenzali; e la forte esposizione del settore farmaceutico, al pari di altri settori manifatturieri, nei confronti della Cina e dell'India. In particolare la Cina produce ed esporta il 75% degli ingredienti attivi che compongono i farmaci distribuiti in tutta Europa. Quindi è facile capire che vi saranno tensioni finché la produzione in Cina sarà pesantemente influenzata dall'emergenza sanitaria. Noi stiamo cercando di compensare queste carenze con approvvigionamenti da altri mercati ma sarebbe bene che la Cina possa avere, e quindi dare accesso alla propria popolazione, farmaci e vaccini efficaci contro il Covid. Questo innanzitutto per salvare vite umane, ma anche per dare un sollievo a tutte le filiere manifatturiere.

Ci sono difficoltà legate anche alle forniture per il packaging dei farmaci?
Sì, abbiamo difficoltà negli approvvigionamenti di carta, vetro, plastica, alluminio e imballaggi primari e secondari di farmaci che noi cerchiamo oggi di reperire da altri mercati. Dobbiamo poi tenere conto anche degli effetti del rincaro dei prezzi dell'energia, dei carburanti e quindi di come vi siano delle difficoltà e ritardi anche nella distribuzione e nei trasporti.

Pesa anche l'inflazione?
Certamente, gli ingredienti attivi provenienti da Cina e India vengono pagati in dollari e oggi scontiamo un dollaro debole. In più noi abbiamo sui farmaci etici dei prezzi negoziati e fissi. Questo sta creando una tensione sulla sostenibilità produttiva industriale di farmaci di ampia diffusione come anti ipertensivi, anti depressivi, neurolettici e antibiotici che hanno un costo unitario molto basso. Quindi no a tagli di prezzi che potrebbero rendere impossibile la sopravvivenza di diverse aziende. Per quanto riguarda i fattori primari per la produzione di farmaci noi registriamo un aumento medio di circa il 50% dei prezzi. E non possiamo scaricare a valle sul consumatore di farmaci etici neanche una minima parte di questi aumenti.

A quanto ammontano invece gli aumenti dovuti al caro energia che state registrando?
Su base annua nell'ambito energia registriamo un incremento del 600% dei costi.

E per quei materiali necessari al confezionamento dei farmaci?
Per gli imballaggi registriamo un aumento del 50% su base annua. Ci troviamo in una situazione complessa a livello geopolitico. Questo comporta anche per noi delle difficoltà, inutile negarlo.

Giovanni Rodriquez

13 gennaio 2023
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