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Gemmato torna a bocciare le Case della Comunità: “Tradiscono l’idea di sanità di prossimità. Non possiamo stravolgere il Pnrr ma col Ministro Schillaci possiamo migliorarlo puntando su medici di famiglia e farmacie”
Il sottosegretario alla Salute al Congresso della Simg torna a criticare la riforma della sanità territoriale definita dal Pnrr e dal Dm 77: “Le Case di comunità non soddisfano l’esigenza di sanità territoriale di cui oggi abbiamo bisogno. Anzitutto, il rapporto sarebbe di una ogni 40-50mila abitanti, con alcune aree più isolate. A questo si aggiunge la mancanza di personale sanitario e vi è un problema di finanziamento per i prossimi anni".
25 NOV -

“Le Case di Comunità così come sono state immaginate, secondo me e secondo il Ministro, non vanno a soddisfare l’esigenza di sanità territoriale di cui noi abbiamo bisogno”. Il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato intervenendo al Congresso della Società italiana di medicina generale (Simg) in corso a Firenze torna sui nuovi presidi previsti dal Pnrr e dal Dm 77 e conferma la bocciatura del Governo sul progetto anche se ammette che “non vi sono margini di stravolgimento ma lavoreremo col Ministro Schillaci per correggerne le storture”.

Gemmato spiega anche perché le Case della Comunità non sono una soluzione: “Le 1350 Case di comunità insieme alle 605 Centrali Operative Territoriali - COT che si insediano con la misura 6 del PNRR a nostro avviso non rendono” la sanità vicina ai cittadini. “Innanzitutto – spiega - per un calcolo molto semplice perché ci sarebbe una Casa della Comunità ogni 40-50 mila abitanti alla faccia della sanità territoriale. Immagino per esempio nelle aree interne, in quelle montane con piccoli comuni, in quelle disagiate dove per raggiungere un quorum di 40 mila abitanti per una Casa della Comunità viene meno la mission per cui sono state istituite, con questi parametri di territorialità si tradisce l’idea di una sanità di prossimità”.

Per il sottosegretario c’è poi il problema del personale che “non c’è per attrezzarle, pensiamo alla penuria di medici di famiglia ma in generale i sanitari non ci sono e quindi non si capisce chi ci debba stare in queste Case di Comunità”.

“E poi – rileva Gemmato - non si capisce con quali fondi verranno finanziate negli anni successivi quando finiranno i soldi del Pnrr. Come verranno mantenute? Penso alle spese per il riscaldamento o per la luce” che hanno costi alle stelle e “per cui come Governo abbiamo stanziato 1,5 mld” in Legge di Bilancio.

Per il sottosegretario la soluzione è quella di puntare sulla rete dei medici di famiglia e delle farmacie “che sono già presenti sul territorio e sono strutturati e sono già nella disponibilità del Ssn e per questo non si capisce perché bisogna creare dei duplicati come le Case della Comunità con tutte le criticità che hanno”.

Ma difficilmente il nuovo Governo potrà cambiare radicalmente quanto scritto nella mission 6 del Pnrr. “Non vi sono margini di stravolgimento – ammette Gemmato - ma si può migliorare. Cercheremo con il Ministro Schillaci di correggere le storture. Va lasciata la struttura del Pnrr ma bisogna ottimizzare le Case della Comunità, le Cot e gli Ospedali di comunità avendo come orizzonte l’esigenza di sanità pubblica”.

“L’errore del Pnrr – ha precisato è che guarda troppo alle strutture. Bisognava partire prima dai professionisti e poi dalle strutture e dalle apparecchiature. una sanità che funziona si deve basare sugli operatori che vi lavorano all’interno”. “Molte volte – ha detto - l’approccio in sanità è stato ideologico e poco pratico, vorrei invece che fosse molto professionale e poco ideologico. La nostra ideologia deve essere la salute del cittadino. Dobbiamo far capire che i soldi in sanità sono un investimento, non una spesa”.

Infine, il sottosegretario ha parlato anche della carenza di medici e della Manovra evidenziando come “tutto il comparto sanitario meriterebbe una maggiore dotazione economica per i suoi professionisti ma essendo la coperta corta” è stato difficile. In ogni “in manovra il governo ha confermato l’incremento di risorse e aumentato di ulteriori 2 miliardi il fondo sanitario. Di questi, 200 milioni saranno utilizzati per implementare le retribuzioni dei medici della medicina d’urgenza. Abbiamo inteso iniziare da loro perché li riteniamo in un certo senso dei medici al fronte, oltre che per rendere più attrattive queste specialità che sono meno richieste. Si deve razionalizzare una rete di professionisti che oggi vede una fuga verso il privato o verso cooperative con medici a gettone. Così si reca una forte distorsione nell’assistenza sanitaria e si minano i bilanci regionali”.

“Abbiamo ascoltato con attenzione le sue parole e le dichiarazioni che aprono una stagione di chiarezza sui temi della riforma della Medicina Generale. Siamo pronti a collaborare e a dare il nostro contributo” ha replicato il Presidente SIMG Claudio Cricelli.

L.F.

25 novembre 2022
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