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Nuovo rapporto Iss su mortalità Covid: “Età media decessi a 81 anni, in calo rispetto al picco di 85 anni a luglio. Ma solo l’1,1% dei morti aveva meno di 50 anni”
I dati nell’ultimo aggiornamento sulle caratteristiche delle persone decedute a causa del Covid datato 30 marzo. Confermato che la stragrande maggioranza dei decessi (97%) riguarda persone che avevano una o più malattie pregresse all’infezione. Più di un quarto dei decessi è avvenuto in Lombardia dove dall'inizio della pandemia sono morte 30-341 persone pari al 28,4% del totale dei morti da Covid in Italia. A seguire Emilia-Romagna con 11.792 morti (11% del totale) e Veneto con 10.481 decessi pari al 9,8% del totale.
01 APR - L’Iss ha pubblicato i nuovi dati sulle caratteristiche delle persone decedute dall’inizio della pandemia Covid ad oggi. Il primo dato che spicca è la conferma del fatto che la stragrande maggioranza dei decessi avviene tra persone con una o più malattie pregresse (nel 97% dei casi) e che a morire sono soprattutto le persone anziane con un'età mediana sul totale degli oltre 106 mila morti registrati al 30 marzo di 81 anni.
 
Le donne decedute sono 46.852 (43,9%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 82 anni – pazienti con infezione 47 anni).
 
Le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 86 anni – uomini 80 anni).
 
La Regione di provenienza dei decessi. Più di un quarto dei decessi è avvenuto in Lombardia dove dall'inizio della pandemia sono morte 30-341 persone pari al 28,4% del totale dei morti da Covid in Italia. A seguire Emilia-Romagna con 11.792 morti (11% del totale) e Veneto con 10.481 decessi pari al 9,8% del totale.
 

 
L’età media dei decessi settimanali è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni (1ª settimana di luglio) per poi calare leggermente; un’ulteriore riduzione dell’età media dei decessi è stata rilevata a partire dalla seconda settimana di febbraio 2021.
 
Al 30 marzo 2021 sono 1.188, dei 106.789 (1,1%), i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 282 di questi avevano meno di 40 anni (172 uomini e 110 donne con età compresa tra 0 e 39 anni).
 
Di 80 pazienti di età inferiore a 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri pazienti, 164 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 38 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.
 
La presenza di altre malattie preesistenti. L’Iss ha poi analizzato i dati di un campione di 6.992 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,6 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1).
 
Complessivamente, 210 pazienti (3,0% del campione) presentavano 0 patologie, 815 (11,7%) presentavano 1 patologia, 1292 (18,5%) presentavano 2 patologie e 4675 (66,9%) presentavano 3 o più patologie.
 
Prima del ricovero in ospedale, il 20% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi seguiva una terapia con ACE-inibitori e il 13% una terapia con Sartani (bloccanti del recettore per l'angiotensina).
 
Le più comuni patologie croniche preesistenti nei pazienti deceduti distinte per uomini (n=4166) e donne (n=2826). Nelle donne il numero medio di patologie osservate è di 3,8 (mediana 4, Deviazione Standard 2,0). Negli uomini il numero medio di patologie osservate è di 3,5 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1).
 

 
Le più comuni patologie croniche preesistenti nei pazienti deceduti distinte in 4 fasce di età (16-59, 60-69, 70-79, 80+ anni). Le prevalenze di cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, ipertensione arteriosa, demenza, insufficienza renale cronica, insufficienza respiratoria aumentano con le età; diminuiscono, invece, con l’avanzare dell’età, le prevalenze di epatopatia cronica, delle patologie per cui è necessaria la dialisi, di infezione da HIV e di obesità; per diabete, BPCO e tumore si riscontra una diminuzione solo nell’ultima fascia di età in controtendenza alla generale crescita con l’età; per malattie autoimmuni, al contrario, si riscontra un aumento solo nell’ultima fascia di età in controtendenza alla diminuzione con l’età.
 
Per quanto riguarda il numero di patologie, la prevalenza di coloro che hanno 3 o più patologie aumenta con le età, mentre diminuiscono con le età le prevalenze di coloro che hanno meno di 3 patologie. Per tutte le patologie considerate il trend è statisticamente significativo.
 
Nel 90,3% delle persone decedute, di cui sono state analizzate le cartelle cliniche (N=6.992; valori mancanti=450), nella diagnosi di ricovero erano menzionate condizioni (per esempio polmonite, insufficienza respiratoria) o sintomi (per esempio, febbre, dispnea, tosse) compatibili con SARS-CoV-2.
 
In 634 casi (9,7%) la diagnosi di ricovero non era da correlarsi all’infezione.
 
In 86 casi la diagnosi di ricovero riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 204 casi patologie cardiovascolari (per esempio infarto miocardico acuto-IMA, scompenso cardiaco, ictus), in 76 casi patologie gastrointestinali (per esempio colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 268 casi altre patologie.
 
I sintomi più comunemente osservati prima del ricovero nel campione di pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di cui sono state analizzate le cartelle cliniche (N=6.992; valori mancanti=201). Come mostrato nella figura dispnea, febbre e tosse rappresentano i sintomi di più comune riscontro, meno comuni sono diarrea e emottisi. L’8,5% delle persone non presentava alcun sintomo al momento del ricovero.
 
L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente riportata nel campione di deceduti per cui sono state analizzate le cartelle cliniche (93,6%), seguita da danno renale acuto (24,5%), sovrainfezione (19,8%) e danno miocardico acuto (10,7%) (N=6.992; valori mancanti=148).
 
Le terapie nel corso del ricovero. La terapia antibiotica è stata comunemente utilizzata nel corso del ricovero (86,0% dei casi), meno utilizzata quella steroidea (56,3%), più raramente la terapia antivirale (43,2%) (N=6.992; valori mancanti=113). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di SARS-CoV-2. In 1.504 casi (21,9%) sono state utilizzate tutte 3 le terapie. Al 3,9% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi è stato somministrato Tocilizumab come terapia (N=6.992; valori mancanti=687).
 
I tempi del ricovero e del decesso. Nel campione di pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi per cui sono state analizzate le cartelle cliniche (N=6.992), i tempi mediani in giorni tra la data dell’insorgenza dei sintomi e la data del decesso sono stati di 13 giorni); tra la data dell’insorgenza dei sintomi e quella del ricovero in ospedale di 5 giorni; tra la data del ricovero in ospedale e quella del decesso di 8 giorni).
 
Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 5 giorni più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (12 giorni contro 7 giorni).
 
 
Da marzo 2020 a marzo 2021 aumentano i decessi di anziani e in cattiva salute. Nell’intero arco temporale della pandemia (da marzo 2020 a marzo 2021) preso in considerazione, aumentano i decessi di persone con 3 o più patologie preesistenti e diminuiscono quelli con meno patologie o nessuna: ciò sembra indicare che nel secondo e nel terzo periodo i decessi riguardano persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al primo trimestre.
 
Estremamente diverso nei tre periodi è anche l’uso di farmaci, con una netta riduzione nell’utilizzo degli antivirali e un aumento nell’uso degli steroidi nel secondo e terzo periodo.
01 aprile 2021
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