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Annuario Istat. Siamo tra i Paesi più vecchi al mondo. Nel 2018 record negativo delle nascite
Pubblicato l’abituale compendio statistico Istat con i dati dei più rilevanti fenomeni di interesse sociale ed economico. Diminuisce il numero dei decessi. La speranza di vita alla nascita (vita media), dopo la battuta d’arresto tra il 2016 e il 2017, riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018. IL VOLUME INTEGRALE
31 DIC - Al 1° gennaio 2019 la popolazione residente in Italia è pari a 60.359.546 unità, oltre 124 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno.
 
Il saldo naturale, già negativo, continua a calare, passando da -190.910 nel 2017 a -193.386 nel 2018.
 
Il saldo migratorio con l’estero, pari a 188.330 unità nel 2017, decresce e arriva a 175.364 unità nel 2018.
 
Al 1° gennaio 2019 la popolazione straniera residente è pari a 5.255.503 unità, l’8,7 per cento del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente, del 2,2 per cento (circa 111 mila unità).
 
Nel 2018 continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia.
 
Il tasso di fecondità totale nel 2017 scende ancora attestandosi su 1,32 figli in media per donna.
 
Nel 2018 il numero dei decessi diminuisce e raggiunge le 633.133 unità, quasi 16 mila in meno rispetto all’anno precedente. La speranza di vita alla nascita (vita media), dopo la battuta d’arresto tra il 2016 e il 2017, riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018.
 
L’insieme di queste dinamiche rendono l’Italia uno dei paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al 1° gennaio 2019.
 
Le famiglie, 25 milioni e 700 mila, sono sempre più numerose e sempre più piccole. Il 33,2 per cento sono coppie con figli, la tipologia che ha fatto registrare la maggiore diminuzione negli ultimi anni; le persone sole sono il 33,0 per cento, in costante aumento nel corso degli anni.
 
La sanità
Nel triennio 2015-2017 risulta in calo il numero di medici di base (-2,1 per cento) e stabile quello dei pediatri (-1,0 per cento).
 
Rimane invariato il numero di posti letto nelle strutture sanitarie di assistenza residenziale (+0,4 per cento in più dal 2015 al 2017).
 
Permangono le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti restano superiori al Nord rispetto al Sud.
 
Nell’ultimo quinquennio diminuiscono le dimissioni ospedaliere per acuti di circa 900 mila unità, nonostante l’invecchiamento della popolazione, per effetto del processo di deospedalizzazione.
 
Il contributo a tale diminuzione è dovuto principalmente alle classi di età più giovani fino a 44 anni (-16,8 per cento) e a quelle tra i 45 e i 79 anni (-9,0 per cento).
 
Il fenomeno dell’abortività volontaria continua a diminuire: il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2017 si mantiene tra i più bassi d’Europa e pari a 6 casi ogni mille donne di età tra i 15 e i 49 anni.
 
Il 2016 ha registrato una diminuzione dei decessi: in Italia sono morte 618 mila persone (28 mila in meno rispetto al 2015). Il tasso grezzo è stato di 1.019 decessi per 100 mila abitanti, dei quali il 65 per cento è dovuto a malattie del sistema circolatorio e tumori.
 
Tra gli uomini, i tumori sono diventati la prima causa di morte (34 per cento sul dato complessivo). Nell’arco temporale 2012- 2016, si è verificata una diminuzione della mortalità infantile (il tasso è pari a 3 per mille nati vivi).
 
Nel 2016 si sono suicidate 3.870 persone, uomini in oltre tre casi su quattro. Negli ultimi quattro anni il trend è nuovamente in calo e il valore dei tassi è tornato ai livelli minimi del biennio 2006-2007.
 
Nel 2018, il 68,9 per cento della popolazione residente dà un giudizio positivo sul proprio stato di salute, sebbene il 40,8 per cento dichiari di essere affetto da almeno una patologia cronica.
 
Le abitudini alimentari degli italiani rimangono legate al modello tradizionale: il pranzo costituisce nella gran parte dei casi il pasto principale (66,8 per cento della popolazione di 3 anni e più) e molto spesso è consumato a casa (71,9 per cento).
 
Si attesta al 19 per cento ed è stabile rispetto al 2017 la quota della popolazione di 14 anni e più che dichiara di fumare.
31 dicembre 2019
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