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Spesa pubblica. Nella UE spesa per pensioni e servizi sociali al primo posto con quasi il 20% del Pil. Poi la salute con il 7,1%. Italia al 7%
Danimarca (8,6%), Francia (8,1%) e Austria (8%) hanno registrato le percentuali più elevate di spesa pubblica per la salute tra gli Stati membri. Danimarca e Regno Unito puntano di più sull’ospedale, Spagna, Finlandia e Svezia sul territorio. Per l’Italia valori sempre in media Ue o a metà classifica. L’incidenza della spesa per la salute crolla a Cipro, Lettonia, Polonia, Lussemburgo e Ungheria, tutte al di sotto del 4,8%. Alla protezione sociale l’Italia destina il 20% del Pil. Gli ultimi dati Eurostat.
11 MAR - Quella per la salute in Europa è la seconda voce di spesa pubblica in percentuale sul Pil. Assorbe infatti in media il 7,1% nel 2016, mentre al primo posto con il 19,1% di incidenza sul Pil troviamo il complesso della spesa per pensioni e servizi e prestazioni sociali.

Le altre aree in classifica sono i "Servizi pubblici generali" (affari esteri, transazioni di debito pubblico: 6,0%), "Istruzione" (4,7%) e "Affari economici" (4,0%).

"Ordine pubblico e sicurezza" (1,7%), "Difesa" (1,3%), "Ricreazione, cultura e religione" (1,0%), "Protezione ambientale" (0,7%) e "Servizi per l'alloggio e la comunità" (0,6%) sono quelle che pesano meno.

Tuttavia, questi dati a livello Ue mascherano differenze significative tra gli Stati membri nella percentuale del Pil dedicato a ciascuna funzione delle spese della pubblica amministrazione.

Le informazioni sulla spesa totale delle amministrazioni pubbliche per funzione provengono da una pubblicazione online di Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione europea.

La quota delle spese delle amministrazioni pubbliche relativa alla protezione sociale più elevata è in Finlandia e la più bassa in Irlanda.

La protezione sociale ha rappresentato la più ampia area di spesa delle amministrazioni pubbliche nel 2016 in tutti gli Stati membri dell'Ue.

Il rapporto tra spesa pubblica per la protezione sociale e Pil varia tra gli Stati membri dell'Ue da meno del 10% in Irlanda (9,9%) a oltre un quarto in Finlandia (25,6%). Otto Stati membri: Finlandia, Francia, Danimarca, Austria, Italia, Grecia, Svezia e Belgio - destinano almeno il 20% del Pil alla protezione sociale, mentre Irlanda, Lituania, Romania, Lettonia, Malta, Repubblica ceca e Bulgaria hanno speso ciascuno meno del 13% del Pil in protezione sociale.

La spesa per la protezione sociale può essere ulteriormente suddivisa in una serie di gruppi dettagliati.

Il gruppo "vecchiaia", che comprende le pensioni, costituiva la maggior parte delle spese di protezione sociale in tutti gli Stati membri.

La spesa pubblica per "vecchiaia" in percentuale del Pil è stata la più alta nel 2016 in Grecia (16,0%), seguita da Finlandia (13,7%), Francia e Italia (entrambi il 13,5%) e Austria (13,0%). Al contrario, l'Irlanda (3,5%), la Lituania (5,9%), Cipro (6,2%) e Paesi Bassi (6,7%) hanno registrato le azioni più basse.

La spesa delle amministrazioni pubbliche per la "vecchiaia" rappresentava comunque  il 10,2% del Pil in media Ue.

La spesa per la salute
 
Nel 2016 nell'Ue, la spesa "sanitaria" è, appunto,  la seconda voce più consistente delle spese delle amministrazioni pubbliche dopo le spese per la "protezione sociale". Nell'Ue-28, la spesa totale delle amministrazioni pubbliche in materia di "salute" è stata in media del 7,1% del Pil.

Considerando una ripartizione più dettagliata per l'Ue-28 nel 2016, i "servizi ospedalieri" rappresentano il 3,3% del Pil, i "servizi ambulatoriali" il 2,2% del Pil e i "prodotti medici, elettromedicali e attrezzature" l'1,0% del Pil.

Le voci scelte da Eurostat per la classificazione fanno parte del metodo COFOG, una classificazione internazionale per tutte le voci di spesa “trasversale” ai modelli di gestione dei singoli comparti (il capitolo sanità è riportato in fondo all’articolo).

In termini assoluti, a livello Ue-28, la spesa per la salute delle amministrazioni pubbliche è aumentata in modo relativamente regolare tra il 2002 e il 2016: 13,7% della spesa totale nel 2002, 14,7% della spesa totale nel 2009 e 15,3% nel 2016.

In rapporto al Pil, la spesa sanitaria pubblica dell'Ue-28 ammontava al 6,2% nel 2002 e al 7,1% nel 2016. Il livello più elevato riportato è nel 2009 e 2010, all'inizio della crisi economica, al 7,3% del Pil, dovuto a una diminuzione del Pil nominale e non a causa di un aumento insolito della spesa pubblica.

La classificazione delle funzioni di governo (COFOG) classifica la spesa pubblica in dieci categorie principali (divisioni conosciute come la disaggregazione 'livello COFOG I'): servizi pubblici generali; difesa; ordine pubblico e sicurezza; affari economici; protezione ambientale; alloggi e affari comunitari; Salute; ricreazione, cultura e religione; formazione scolastica; protezione sociale. 

Queste divisioni sono ulteriormente suddivise in "gruppi" (livello COFOG II).

Per la "salute", i gruppi lo sono
- "prodotti, apparecchi e attrezzature mediche",
- "servizi ambulatoriali",
- "servizi ospedalieri",
- "servizi di sanità pubblica",
- "Salute R & S",
- "salute nec"
 
Con quote pari ad almeno l'8% del Pil nel 2016, la Danimarca (8,6%), la Francia (8,1%) e l’Austria (8%) hanno registrato le percentuali più elevate delle spese governative per la salute tra gli Stati membri.

Al di sopra della media Ue del 7,1%, ma sotto comunque all’8%, sono poi Belgio, Germania, Paesi Bassi, Slovacchia, Finlandia, Regno Unito.

L’Italia, secondo il dato Eurostat (che per poter raffrontare gli Stati considera anche alcuni servizi privati),  è al 7% sul Pil e in nessuna voce tra quelle considerate da Eurostat è al top della classifica di incidenza sul Pil per le spese sanitarie. 

Da questa percentuale andrebbe tolta la cosiddetta “salute nec” che riguarda funzioni burocratiche e comunque non di gestione della salute e, nel caso, la spesa per R&S che di solito viene considerata a parte rispetto alle altre spese sanitarie, portando così l’incidenza sul Pil nel 2016 al 6,8% del Pil.
 
Sul versante opposto la spesa per la salute in assoluto più bassa nell’Ue rispetto al Pil si registra a Cipro con il 2,6% di incidenza, seguito al 3,7% dalla Lettonia, al 4,6% dalla Polonia  e poi al 4,8% da Lussemburgo e Ungheria.

Per quanto riguarda il peso dell’ospedale sul Pil, con la media Ue rilevata nel 2015 al 3,4% e quella dell’Italia al 3%, al top c’è la Danimarca col 6,1% seguita dal Regno Unito con il 5,7% mentre sul versante opposto, a parte le nazioni dove il dato 2016 non è stato rilevato, l’incidenza più bassa la registrano il Lussemburgo con lo 0,1% e Cipro con l’1,9 per cento.

Considerando i servizi sul territorio quelli definiti “ambulatoriali”, la media Ue è di un’incidenza sul Pil del 2,2% e l’Italia è al 2,6%, ma al livello massimo c’è  la Spagna col 4,7%, seguita da Finlandia (3,2%) e Svezia (3%), mentre l’incidenza di questi servizi è bassissima (0,1%) a Cipro e in Romania seguite (0,5%) da Estonia e Grecia e dalla Bulgaria allo 0,6% e il Regno Unito allo 0,7 per cento.

Le altre voci di spesa in % sul Pil

Danimarca e Svezia (6,9% del Pil), Belgio (6,4%) e Finlandia (6,1%) hanno registrato le maggiori quote di spesa pubblica per l 'istruzione nel 2016.

Per le spese governative per gli affari economici, le percentuali più alte nel 2016 sono state registrate in Ungheria (7,1% del Pil) e Belgio (6,5%).

La percentuale più elevata di spesa pubblica per servizi pubblici generali nel 2016 è della Grecia (9,2% del Pil).

Nel 2016, il 2% o più del Pil è stato speso per la difesa in Estonia (2,4%), in Grecia (2,1%) e Regno Unito (2,0%).

La percentuale più elevata di spesa pubblica per ordine pubblico e sicurezza è nel 2004 in Bulgaria (2,4%), mentre per la protezione dell'ambiente è in Grecia (1,6%) e nei Paesi Bassi (1,4%), per l'alloggio e i servizi comunitari in Bulgaria (1,9%) e per ricreazione, cultura e religione in Ungheria (3,3%) ed Estonia (2,1%).
 
 
                                                 Spesa totale pubblica amministrazione per la salute % su Pil
 

 
 
                  Spesa totale pubblica amministrazione per la salute % su Pil, % su spesa totale e in valori assoluti



  
 

 
 

 
                                                                                La classificazione Cofog per la sanità
 
11 marzo 2018
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