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Corruzione in sanità. Denaro per prestazioni "agevolate" da parte degli operatori per il 2,4% delle famiglie. A chiedere soprattutto i medici. Sud a rischio. L'indagine dell'Istat
In sanità  il 9,7% delle famiglie (5,5% negli ultimi 3 anni) ha ricevuto la richiesta di fare, per un suo componente, una visita a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al servizio pubblico per essere curati. In sanità la richiesta di denaro o altri beni è avvenuta da parte di un primario di medicina nel 20,2%, da un infermiere nel 10,9% o da altro personale sanitario nel 19,6% dei casi, mentre per un altro 11,1% si è trattato di figure professionali non sanitarie. L'INDAGINE ISTAT SULLA CORRUZIONE.
13 OTT - Maxi-indagine Istat sulla corruzione e la Sanità è tra i mezzi più utilizzati per questo tipo di pratiche: in ambito sanitario episodi di corruzione hanno coinvolto il 2,4% delle famiglie che avevano bisogno di visite mediche specialistiche o accertamenti diagnostici, ricoveri o interventi. Le famiglie che si sono rivolte agli uffici pubblici nel 2,1% dei casi hanno avuto richieste di denaro, regali o favori.

Le domande dell’indagine sono state semplici per l’ambito sanitario:

E’ mai capitato a lei o a qualcuno dei familiari che vivono con lei, quando avete avuto bisogno di fare una visita medica, un accertamento diagnostico, un ricovero o un intervento che, per ottenere o velocizzare il servizio o per assisterla, un medico, un infermiere o qualcun altro del personale sanitario, vi abbia fatto capire, vi abbia suggerito o vi abbia chiesto, direttamente o tramite altre persone denaro extra, un regalo o altri favori?

E vi è mai capitato che, in un una struttura sanitaria pubblica, un ginecologo, un’ostetrica, un chirurgo, un anestesista vi abbiano chiesto denaro per assistervi o operarvi?

Ma le risposte hanno sollevato il coperchio di una pentola dove bollono, appunto, corruzione e richiesta (soprattutto in denaro) di favori in cambio di quello che dovrebbe essere un diritto costituzionalmente riconosciuto.

Sempre sul fronte sanità, infatti, il 9,7% delle famiglie (5,5% negli ultimi 3 anni) ha ricevuto la richiesta di fare, per un suo componente, una visita a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al servizio pubblico per essere curati (ad esempio prima di un intervento chirurgico, un parto, o per esami specialistici). Sebbene questi casi non rappresentino nella definizione giuridica italiana circostanze di vera e propria corruzione, sottolinea l’Istat, sono però rappresentativi di situazioni in cui per avere un servizio pubblicamente disponibile in realtà si è indotti a “pagare”, senza contare che, a livello internazionale, sono parte della “corruption” in senso esteso.

Le richieste di denaro, infatti,  si verificano più frequentemente nei settori lavoro, sanità e uffici pubblici nel complesso; tuttavia la graduatoria cambia per i casi registrati più di recente. Nei 12 mesi precedenti l’indagine, la sanità si colloca al primo posto, seguita da uffici pubblici, settore del lavoro e public utilities. Naturalmente la graduatoria risente anche della diversa frequenza con cui si ricorre ad alcuni servizi nelle diversi fasi del ciclo della vita.

La corruzione in sanità è più frequente in Abruzzo (4,7%) e in Campania (4,1%). A tal proposito l’Istat evidenzia che  la richiesta di effettuare una visita privata prima del trattamento nella struttura pubblica è elevata in Puglia (20,7%), Basilicata (18,5%), Sicilia (16,1%) e Lazio (14,4%). La richiesta di tangenti o favori in cambio di benefici assistenziali è invece sensibilmente superiore al dato medio nazionale (2,7%) in Molise (11,8%), Puglia (9,3%), Campania (8,8%) e Abruzzo (7,5%).

In ambito lavorativo i casi di corruzione sono più segnalati nel Lazio (7,4%) e in Puglia (6,3%), seguono Liguria (4,2%), Sardegna (4,2%) e Basilicata (4,1%). Nel Lazio (5,7%) e in Puglia (4,8%) è presente la percentuale più alta di famiglie che hanno avuto richieste di denaro quando si sono rivolte a uffici pubblici (Comune, Provincia, Regione, aziende sanitarie locali, vigili del fuoco, ecc.).

Tuttavia i settori riflettono la diversa esposizione ad eventi di possibile corruzione: in sanità sono maggiori nei comuni periferici alle aree metropolitane mentre nelle grandi città è più elevata la percentuale di famiglie che hanno avuto richieste di denaro o regali al momento della ricerca del lavoro.

A prescindere dall’ambito della corruzione, il 35,3% delle famiglie ha avuto, nel corso della vita, da due a cinque richieste di pagamento, il 6% più di cinque mentre il 5,1% non ricorda o rifiuta di rispondere . Di nuovo sono le famiglie del Sud e del Centro ad aver subito più volte episodi di corruzione. Nei 12 mesi precedenti l’intervista, tra le famiglie che hanno avuto richieste, il 67% ne ha avuta una, il 21,2% da due a cinque, il 3,3% più di cinque mentre nell’8,6% dei casi non si ha una risposta3 . Considerando i settori si va dal massimo della sanità (più volte il 50,6%) al minimo della giustizia (10,2%).

In sanità la richiesta di denaro o altri beni è avvenuta da parte di un medico nel 69% dei casi (da un primario di medicina nel 20,2%), da un infermiere nel 10,9% o da altro personale sanitario nel 19,6% dei casi, mentre per un altro 11,1% si è trattato di figure professionali non sanitarie. Anche per la corruzione nel settore assistenziale, nel 23,5% dei casi i protagonisti sono stati i medici e nel 22,1% i dipendenti degli enti locali (comune, provincia e regione) e altri dipendenti pubblici o del patronato.

A parte alcuni settori tipicamente legati alla dimensione della vita personale come la sanità, i benefici assistenziali, l’istruzione, gli altri settori riguardano potenzialmente sia la sfera personale che lavorativa. La corruzione nel settore degli uffici pubblici, ad esempio, nel 50% dei casi circa si è attivata quando si sono cercati servizi legati all’ambito lavorativo e degli affari, nelle public utilities la dimensione lavorativa arriva al 34% circa.

L’oggetto di scambio più frequente nella dinamica corruttiva è il denaro (60,3%), soprattutto per ciò che attiene i settori dell’assistenza (65,7%), dei contratti con le compagnie di elettricità, gas, acqua e telefoni (63,6%) e della sanità (61,2%); seguono il commercio di favori, nomine, trattamenti privilegiati (16,1%), che caratterizzano di più il comparto uffici pubblici (22,9%), e i regali (9,2%). In misura minore il contenuto dello scambio è una prestazione sessuale (4,6%) o altri favori (7,6%).

E sono il 35,6% le famiglie che hanno accettato di corrispondere alla richiesta di denaro o di fare regali : la percentuale è massima nel settore delle public utilities (54,6%), seguono gli uffici pubblici (37,4%), l’ambito sanitario (36,4%), quello dell’assistenza (24,2%) e il lavoro (18,2%). Elevate anche in questo caso le non risposte per i settori giustizia e forze dell’ordine.

Tra le famiglie che hanno accettato lo scambio, l’85,2% ritiene che aver pagato sia stato utile per ottenere quanto desiderato: in particolare nell’ambito dei singoli settori, il rendimento è totale per le public utilities (99,1%) e particolarmente elevato per ottenere un lavoro (92,3%) o una prestazione sanitaria (82,8%).

Pur di ottenere un servizio il 51,4% delle famiglie ricorrerebbe di nuovo all’uso del denaro, dei favori o dei regali (73,8% nel caso di una prestazione sanitaria). Per contro, il 30,9% delle famiglie non lo rifarebbe: il 37,8% perché lo ritiene un comportamento scorretto che danneggia la collettività, mentre una quota analoga, ragionando in termini di utilità, non si reputa soddisfatta di quanto ottenuto. Il 25,2% riconosce di aver pagato per un servizio che gli sarebbe spettato di diritto.

Non sporgere denuncia perché inutile e perché non interesserebbe a nessuno è la modalità più segnalata nei casi di corruzione per ottenere i benefici assistenziali; nel settore della sanità viene accentuato anche l’aspetto dell’utilità e della normalità della corruzione.

L’Istat stima anche in oltre 6 milioni (13,1% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) i cittadini che dichiarano di conoscere personalmente qualcuno - parenti, amici, colleghi o vicini - a cui è stato richiesto denaro, favori o regali per ottenere facilitazioni in diversi ambiti e settori.La prevalenza varia a seconda del settore coinvolto: dal 7,1% per il settore del lavoro (con richieste di denaro o altri beni per essere assunti in un posto di lavoro o per avviare un’attività lavorativa) al 5,9% nel settore della sanità (per essere facilitati in occasione di ricoveri, interventi chirurgici o altre cure) al 4,0% per le facilitazioni di tipo assistenziale come pensioni, alloggi e altri contributi,

Le regioni con i tassi stimati più elevati sono Lazio (7,5%), Veneto (7,2%), Liguria (6,9%), Sardegna (5,9%), Emilia Romagna (5,8%) e Lombardia (5,5%). I settori di attività economica in cui più di frequente si assiste a questi scambi sono quelli delle intermediazioni monetarie e finanziarie (13,6%), sanità e altri servizi sociali (8,8%) e costruzioni (7,4%).
 

 

 

 

 
13 ottobre 2017
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