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Sintesi del capitolo sanità dell'Annuario Istat. Italiani sempre più vecchi ma in buona salute. Prosegue calo nascite, crescono fumatori. Difficoltà accesso al PS per 55% italiani
29 DIC - La sintesi dei principali indicatori del capitolo Sanità e Salute dell’Annuario Istat 2016 presentato oggi.
 
 
Popolazione totale anagrafica. Al 31 dicembre 2015 la popolazione residente in Italia è pari a 60.665.551 unità (29.456.321 maschi e 31.209.230 femmine), oltre 130 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno. A livello territoriale, il calo si presenta piuttosto omogeneo e, seppure in maniera molto lieve, il Sud e le Isole sono la ripartizione con il maggiore decremento annuo (-0,3 per cento). Come l’anno precedente, il maggior numero di residenti, il 26,6 per cento del totale, si trova al Nord-ovest (16.110.977 unità). Popolazione straniera anagrafica. Al 1° gennaio 2016 la popolazione straniera residente è pari a 5.026.153 unità, l’8,3 per cento del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente, dello 0,2 per cento (11.716 unità), di molto inferiore rispetto all’1,8 per cento registrato nel 2015
 
Natalità e fecondità. Prosegue discesa nascite. Nel corso del 2015 prosegue anche il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2014 erano 502.596, nel 2015 passano a 485.780 e il quoziente di natalità, uniforme sul territorio, scende a 8,0 nati per mille abitanti da 8,3 per mille dell’anno precedente. Anche la fecondità per età mantiene l’andamento degli anni precedenti: l’andamento delle curve di fecondità mostra ancora come il calo delle nascite continui ad essere affiancato alla posticipazione dell’evento nascita, che avviene in età sempre più avanzata.
 
Il tasso di fecondità totale (Tft), indicatore sintetico della fecondità, nel 2014 scende ancora, rispetto all’anno precedente, e passa da 1,39 a 1,37 figli in media per donna. Il fenomeno, sul territorio, ricalca la situazione degli anni precedenti: Nord-ovest e Nord-est, con un Tft pari a 1,43, sono le ripartizioni con la fecondità più alta e si contrappongono al Sud che, con un valore pari a 1,29, è il fanalino di coda. Se si analizzano i dati per cittadinanza, si può notare come sia la fecondità delle donne straniere a influenzare principalmente il dato nazionale; per le donne italiane, l’indicatore è infatti rimasto costante negli ultimi tre anni e sempre piuttosto omogeneo sul territorio (1,29); è invece la fecondità delle donne straniere a subire un continuo calo (da 2,10 a 1,97) e a presentarsi disomogeneo: nel Nord, ogni donna straniera fa in media circa 2,10 figli, contro 1,70 del Centro.
 
Una società invecchiata. Al 31 dicembre 2015 ogni 100 giovani ci sono 161,4 over65, da 157,7 dell’anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione con l’indice di vecchiaia più alto (246,5 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (117,3%), ma in entrambi i casi i valori sono in aumento rispetto al precedente anno. Nell’Ue a 28 paesi, al 31 dicembre 2014 l’Italia si conferma al secondo posto nel processo di invecchiamento della popolazione, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.
 
A livello internazionale, l’Italia, con la Slovacchia, si trova al sesto posto per fecondità più bassa nell’Ue 28. Gli estremi della classifica rimangono invariati: il Portogallo, con 1,23 figli in media per donna, è il paese con la fecondità più bassa, mentre la Francia, con 2,01 figli in media per donna, è il paese più prolifico.
 
Mortalità e sopravvivenza. Nel 2015 il numero dei decessi cresce rispetto all’anno precedente e raggiunge le 647.571 unità (49.207 in più rispetto all’anno precedente). Il quoziente di mortalità, a sua volta, passa dal 9,8 al 10,7 per mille; è più alto nelle regioni del Centro-Nord (circa 11,0 per mille) e più basso in quelle del Mezzogiorno (circa 10,1 per mille).
 
La speranza di vita alla nascita si riduce (vita media), dopo anni di crescita costante, nel 2015 subisce una battuta d’arresto, passando da 80,3 anni a 80,1 anni per i maschi e da 85,0 a 84,7 per le femmine. A livello territoriale il Nord-est, anche nel 2015, è la ripartizione con la speranza di vita più elevata (80,7 anni per i maschi e 85,3 anni per le femmine), mentre il Mezzogiorno è caratterizzato da una vita media più bassa (79,4 e 83,9 anni rispettivamente per maschi e femmine). Analizzando il contesto internazionale, nel 2014, all’interno dell’Unione europea, per i maschi solo Spagna, Svezia e Cipro hanno una situazione migliore di quella italiana (80,4 anni), mentre per le femmine le condizioni più favorevoli si trovano in Spagna (86,2), in Francia (86,0) e in Lussemburgo (85,2); l’Italia, dunque, rimane uno dei paesi più longevi.
 
Il 55% degli italiani denuncia difficoltà di accesso al Pronto soccorso. Pochi quelle che denunciano difficoltà di accesso alle farmacie. La quota di famiglie che denunciano difficoltà di accesso a servizi di pubblica utilità, quali farmacie, pronto soccorso, uffici postali e comunali, forze dell’ordine e servizi commerciali, costituisce una realtà rilevante, specialmente in alcuni contesti territoriali. Nel 2016, a livello Italia, le quote di famiglie che denunciano difficoltà di accesso non si discostano da quelle rilevate nel 2015 Le situazioni di maggiore difficoltà si registrano per l’accesso al pronto soccorso (55,5 per cento) e alle forze dell’ordine (36,4 per cento), seguono gli uffici comunali (34,1 per cento), i supermercati (28,5 per cento) e gli uffici postali (25,6 per cento). Più contenuta la quota di famiglie che dichiarano difficoltà nel raggiungere i negozi di generi alimentari (21,6 per cento) e le farmacie (20,2 per cento). Dal punto di vista territoriale permane una forte differenziazione, le famiglie residenti nel Sud risultano particolarmente sfavorite nel raggiungimento di tutti i servizi rilevati e in particolare il 64,4 per cento dichiara difficoltà nell’accesso al pronto soccorso, a fronte del 49,0 per cento delle famiglie del Nord-ovest
 
Tende a stabilizzarsi il numero di ricoveri ospedalieri. Nel 2014, le dimissioni ospedaliere per acuti (escluse riabilitazione e lungodegenza) in regime ordinario e in day hospital sono state 8.682.042, ossia 1.428 dimissioni ospedaliere ogni 10 mila residenti. Prosegue la diminuzione dei ricoveri, sebbene con ritmi decrescenti: -5% tra 2010 e 2011 e tra 2011-2012; -4,3% tra 2012 e 2013; -3,3% tra 2013 e 2014. Il sistema ospedaliero, dopo un lungo periodo di riorganizzazione che ha portato a deospedalizzare i casi meno gravi e quelli che potevano essere presi in carico dalle strutture sanitarie territoriali, tende ad una stabilizzazione del numero di ricoveri anche considerando il progressivo invecchiamento della popolazione che pone un freno ad un ulteriore calo della ospedalizzazione.
 
Sempre buono lo stato di salute percepito, donne svantaggiate. Nel 2016, il 70,1% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), più elevato fra gli uomini (73,9%) che fra le donne (66,4%). A parità di età, già dai 45 anni le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di età 45-54 anni il 73,7% degli uomini si considera in buona salute contro il 69,1% delle coetanee, ma le differenze maggiori si hanno tra i 60 e i 64 anni (58,3% contro 49,7%) e i 75 anni e oltre (28,7% contro 20,9%). Tra le regioni italiane le situazioni migliori si rilevano a Bolzano (84,5%), Trento (78,5%) ed Emilia-Romagna (73,5%), le peggiori in Calabria (62,1%) e Sardegna (63,0%).
 
Sul fronte delle patologie croniche, il 39,1% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15 considerate, valore in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le malattie o condizioni croniche più diffuse sono l’ipertensione (17,4%), l’artrosi/artrite (15,9%), le malattie allergiche (10,7%), l’osteoporosi (7,6%), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,3%).
 
Uso dei farmaci. Il 41,4 per cento della popolazione ha fatto uso di farmaci nei due giorni precedenti l’intervista. Le donne più degli uomini hanno dichiarato di aver assunto farmaci nel periodo considerato (45,6 per cento contro 37,0 per cento). Le quote di consumatori aumentano all’avanzare dell’età: per entrambi i sessi si raggiunge la metà della popolazione già dai 55 anni fino a raggiungere il 90,3 per cento tra le donne ultra settantacinquenni e l’88,9 per cento tra gli uomini della stessa fascia d’età.
 
Italiani non rinunciano al pranzo a casa. Anche nel 2016 il pranzo è il pasto principale, consumato in oltre sette casi su dieci fra le mura domestiche. La quota più bassa si registra tra gli uomini di 35-44 anni (48,9%). Diffusa e stabile nel tempo è anche la consuetudine a fare una colazione adeguata al mattino: circa otto persone su dieci abbinano al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane. Questo comportamento salutare è più diffuso fra le donne (84,6%) rispetto agli uomini (78,6%).
 
È fumatore un giovane su tre. Si è fermato il declino dell’abitudine al fumo, nel 2016 si dichiara fumatore il 19,8% della popolazione over14, contro il 19,5% nel 2014 e il 20,9% nel 2013. Il tabagismo è più diffuso fra i giovani (26,3% dei 25-34enni) e fra gli uomini (24,8% contro 15,1% delle donne). Il picco di fumatori si ha nella classe di età 25-34 anni (33,5%) per gli uomini e in quella 55-59 per le donne (20,4%).
 
L’assistenza di base nel triennio 2011-2013 vede un lieve calo dei medici di base (da 7,8 a 7,5 per 10 mila abitanti), mentre rimane stabile il numero dei pediatri (9,2 per 10 mila bambini). Prosegue invece il potenziamento del numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale e semiresidenziale (+4,4 e +3,9 per cento nel 2013 rispetto al 2012). Ancora in calo i posti letto ospedalieri, ma in lieve aumento il personale sanitario: nel 2013 negli istituti di cura del Ssn risultano 190 mila posti letto, 124 mila medici e 268 mila infermieri. Permangono le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni del Nord e quelle del Mezzogiorno: sono 3,6 i posti letto ordinari ogni mille abitanti nel Nord contro i 2,8 nel Sud. Tra il 2010 e il 2014 le dimissioni ospedaliere per acuti scendono del 16,6 per cento.
 
Gli aborti spontanei in Italia nel 2013 sono 72.376, in aumento del 28,9 per cento rispetto al 1982. Il numero di aborti volontari invece continua a diminuire: il tasso di ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2013 si mantiene tra i più bassi d’Europa e pari a 7,1 casi ogni mille donne di età 15-49 anni.
 
Sono 599.696 i decessi nel 2013, il 66,5 per cento dei quali dovuti a malattie del sistema circolatorio e tumori.
 
I suicidi, che rappresentano lo 0,7 per cento dei morti, nel 2013 sono 4.291, uomini nel 77,4 per cento dei casi. Nel 2016, il 70,1 per cento degli italiani dà un giudizio positivo sul proprio stato di salute, sebbene ben il 39,1 per cento dichiari di essere affetto da almeno una patologia cronica. 
29 dicembre 2016
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