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Ridotta funzionalità renale e aumento del rischio di demenza
Un ampio studio condotto dal Karolinska Institute di Stoccolma ha messo per la prima volta in correlazione la funzionalità renale e il rischio di demenza. In particolare i ricercatori hanno messo a confronto la velocità di filtrazione glomerulare stimata e il rischio di sviluppare la condizione neurodegenerativa, riscontrando la positività del rapporto nel 5,8% dei 329mila partecipanti seguiti per cinque anni.
06 MAG - (Reuters Health) – Secondo un ampio studio svedese basato sulla popolazione, gli anziani con una ridotta funzionalità renale potrebbero essere esposti a un maggior rischio di sviluppare demenza.

“Anche una lieve riduzione della funzionalità renale è stata correlata a un rischio aumentato di patologie cardiovascolari e infezioni e vi sono crescenti evidenze di un rapporto tra reni e cervello”, commenta Hong Xu, del Karolinska Institute di Stoccolma, prima autrice dello studio.

Xu e colleghi hanno analizzato l’associazione della velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) con il rischio di demenza (definito come una nuova diagnosi di demenza o l’inizio di terapie per la demenza) in oltre 329.000 residenti di Stoccolma, seguiti per una media di cinque anni. I partecipanti avevano almeno 65 anni e non presentavano demenza nell’anamnesi né assumevano una terapia sostitutiva renale.

Durante il follow-up, il 5,8% ha ricevuto diagnosi di demenza. Con il calo della funzionalità renale, il tasso di demenza è aumentato.
In persone con una eGFR normale compresa tra 90 e 104 ml/minuto sono emersi sette casi di demenza per 1.000 persone-anno. Al contrario, nei soggetti con nefropatia grave (eGFR< 30 ml/min) sono stati rilevati 30 casi di demenza per 1.000 persone-anno.

Dopo un aggiustamento multivariabile, gli individui con nefropatia cronica moderata (eGFR da 30 a 59 ml/min) presentavano un rischio del 71% superiore di sviluppare demenza rispetto a quelli con una funzionalità renale normale (HR, 1,71; intervallo di confidenza al 95% da 1,54 a 1,92) e i soggetti con nefropatia grave avevano il 162% in più di rischio (HR, 2,62; IC 95% da 1,91 a 3,58).

In un sottogruppo di 205.622 persone sottoposte a molteplici prelievi ematici in un anno, i ricercatori hanno riscontrato che un calo più netto nella eGFR durante questo periodo si associava anche a un maggior rischio di diagnosi di demenza più avanti nel corso del tempo.

Un caso di demenza su 10 potrebbe essere attribuito a un eGFR di 60 ml per minuto o meno; secondo i ricercatori si tratta di una percentuale superiore di casi di demenza rispetto a quelli attribuiti ad altri fattori di rischio per demenza come patologie cardiovascolari e diabete.

“Il nostro studio identifica la nefropatia cronica come possibile fattore di rischio per demenza; tuttavia, anche se mostra un’associazione, non prova che ne sia la causa”, sottolinea Hong Xu.

“Sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire le ragioni esatte di questa associazione. Tuttavia, i nostri risultati aumentano la consapevolezza del legame tra queste due condizioni e potrebbero aiutare gli operatori sanitari a sviluppare e implementare strategie per eseguire esami per verificare la presenza di una nefropatia e monitorare la funzionalità renale in persone a rischio di demenza”.

Fonte: Neurology

Megan Brooks

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
06 maggio 2021
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