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L’influenza colpisce 5 volte di meno dell’anno scorso. “Ringraziamo mascherine, igiene e distanziamento. Abitudini da conservare anche dopo il Covid”.  Intervista a Antonino Bella (Iss) 
Come scrivevamo già qualche giorno fa l'influenza stagionale quest'anno sembra quasi sparita. E la spiegazione, secondo il responsabile della sorveglianza Influnet dell'Istituto superiore di sanità, sta tutta nell'uso delle mascherine e delle altre misure di igiene e distanziamento che abbiamo imparato ad adottare dopo l'esplosione del Covid. Usare queste misure anche ad epidemia finita quando si sospetta di avere sintomi influenzali “sarebbe un segno di civiltà”
21 GEN - L'influenza stagionale quest'anno è quasi sparita. La conferma anche nel nuovo report Influnet relativo alla settimana dall'11 al 17 gennaio: in tutto solo circa 89mila casi contro i 488mila casi registrati nello stesso periodo del 2020, poco prima che sull’Italia si abbattesse lo tsunami della pandemia Covid.
 
L’incidenza delle sindromi simil-influenzali, come avevamo già evidenziato leggendo i dati del precedente bollettino InfluNet, si attesta su un valore pari a 1,5 casi per mille assistiti, in netta controtendenza rispetto alla precedente stagione (8,5 casi per mille assistiti). Dati mai così bassi da 20 anni a questa parte, come ci conferma Antonino Bella del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità e responsabile della Sorveglianza epidemiologica InfluNet.

In questa intervista a Quotidiano Sanità assicura la “robustezza” degli ultimi dati del bollettino dell’Iss che fotografano la brusca frenata dell’influenza stagionale. Soprattutto ne assegna il merito alle misure di prevenzione contro il Sars-CoV-2. A dare scacco a febbre, raffreddori stagionali e soprattutto alle complicanze legate alle sindromi influenzali, che negli anni passati hanno spesso messo in ginocchio i pronto soccorso italiani, sembrerebbero essere proprio distanziamento, mascherine e accuratezza nel lavaggio delle mani. La prova? Da aprile ad oggi rosolia e morbillo sono spariti dai radar degli epidemiologi.
 
Molto difficile invece dimostrare che la vaccinazione abbia contribuito a far arretrare il virus influenzale: perché, a meno che non si raggiungono numeri ampi di vaccinazioni su tutta la popolazione, i vantaggi non possono essere percepiti e la campagna antinfluenzale quest’anno è ancora in corso.

Dottor Bella i dati InfluNet di questo inizio anno, se rapportati a quelli della scorsa stagione, sembrerebbero dirci che l’Influenza è praticamente sparita. E così?
Sicuramente è la prima volta in 20 anni che osserviamo un’incidenza delle sindromi simil-influenzali così bassa e sotto soglia anche nella seconda settimana del 2021. Periodo in cui normalmente ci si prepara ad affrontare il picco epidemico stagionale che solitamente arriva tra fine gennaio e inizio febbraio. In base agli ultimi dati, rilevati dall’11 al 17 gennaio, l’incidenza è pari a 1,5 casi per mille assistiti. Il gap emerge con estrema evidenza se lo confrontiamo con quello della scorsa stagione quando si attestava su 8,5 casi per mille, in questa stessa settimana.
 
Nel Rapporto è stato però sottolineato che l’incidenza osservata in alcune regioni è fortemente influenzata dal ristretto numero di medici e pediatri che hanno inviato, al momento, i loro dati. Inoltre a causa del Covid, mancano all’appello i dati della provincia di Bolzano, Sardegna, Campania e Calabria. Questo può “alterare” la solidità delle stime? 
Indubbiamente il monitoraggio ha risentito della situazione di emergenza che il nostro Paese sta affrontando, ma il dato è molto solido. Mi spiego, parallelamente alla sorveglianza epidemiologica basata sulla clinica, possiamo contare sul sistema di monitoraggio dei tamponi naso-faringei effettuati dai Mmg sui pazienti, che rilevano sia il Sars-CoV-2 sia i virus influenzali. Ebbene, il dato virologico di questi tamponi è preciso e ci conferma che l’influenza non sta circolando. Su un campione significativo di 1.700 tamponi processati dai laboratori regionali della rete InfluNet dall’inizio del monitoraggio, non c’è stato neanche un caso di positività ai virus influenzali. Zero casi rispetto ai 266 risultati positivi al Sars-CoV-2. Consideriamo poi che, nonostante ci sia un leggero ritardo nelle notifiche, i dati vengono comunque resi disponibili successivamente dai medici che partecipano all’attività di sorveglianza su una popolazione, lo ricordo, di circa 1 milione e mezzo di persone monitorate ogni sette giorni. Anche le Regioni che non hanno ancora attivato la sorveglianza si stanno organizzando, tant’è che la provincia autonoma di Trento questa settimana, a differenza della precedente, è in sorveglianza. Confidiamo che anche le altre Regioni che hanno attivato il percorso dei medici sentinella forniscano a breve i dati raccolti, ma non ancora resi disponibili.
 
Tirando le somme, il dato è solido e conferma un importante battuta di arresto dell’influenza stagionale. Tutto merito delle misure di prevenzione, quindi distanziamento e mascherine, o anche del vaccino antinfluenzale? 
Le misure di prevenzione contro il Sars-Cov-2 hanno avuto un ruolo sostanziale. Non ci sono dubbi. Merito che non possiamo attribuire alla vaccinazioni, anche perché a differenza degli anni precedenti la campagna vaccinale è tutt’ora in corso in quanto il ministero della Salute ha evidenziato nella circolare di prevenzione dell’influenza l’opportunità di vaccinarsi anche dopo il 31 dicembre. Inoltre è molto difficile dimostrare che la vaccinazione possa definire il trend dell’influenza in quanto ogni anno, purtroppo, solo 18% della popolazione si vaccina a differenza della fascia degli over 65 dove le percentuali arrivano al 54% di persone vaccinate. Tradotto, a meno che non si raggiungono numeri ampi su tutta la popolazione, i vantaggi della vaccinazione non possono essere percepiti. Ciò detto, Il primato spetta alle misure di prevenzione adottate per la pandemia. E questo è rafforzato dal fatto che da aprile al 31 dicembre 2020 non osserviamo casi di Rosolia e morbillo. Zero casi avvalorati anche da una Survey lanciata In tutte le Regioni che hanno confermato l’assenza di queste malattie infettive. Un dato riscontrato anche a livello europeo. A conti fatti, lavaggio delle mani, mascherina e quando possibile il distanziamento si sono dimostrate misure efficaci.

Dobbiamo quindi auspicare che, finita la pandemia, si continuino ad utilizzare le mascherine quando ci si accorge di avere un raffreddore o sintomi di influenza? Pratica per altro attuata da anni in alcuni Paesi in estremo oriente…
Magari. Indossare una mascherina per proteggere sé stessi e gli altri è sicuramente un segno di civiltà.

Ester Maragò
21 gennaio 2021
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