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Usa. Sconsigliato lo screening per la vaginosi batterica
La US Preventive Services Task Force (Uspstf) ha ribadito la sua raccomandazione del 2008 contro lo screening per la vaginosi batterica asintomatica nelle donne in gravidanza che non sono ad aumentato rischio di parto prematuro. Negli studi condotti su popolazioni ostetriche generali, non vi era alcuna associazione significativa tra il trattamento per vaginosi batterica e il parto spontaneo prima di 37 settimane o qualsiasi parto pretermine
20 APR - (Reuters Health) – Sulla base di prove aggiornate, la US Preventive Services Task Force (Uspstf) ha ribadito la sua raccomandazione del 2008 contro lo screening per la vaginosi batterica asintomatica nelle donne in gravidanza che non sono ad aumentato rischio di parto prematuro. Lo screening, infatti, non aiuterebbe a prevenire il parto pretermine.
 
“La Task Force ha chiesto ulteriori ricerche per aiutare queste donne a restare in salute”, dice Melissa Simon, della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago e membro della Task Force che ha aggiornato queste raccomandazioni. La maggior parte degli studi valutati nel rapporto (25 su 44) ha riscontrato un’ampia gamma di accuratezza negli screening, con sensibilità che vanno dal 36% al 100% e specificità che vanno dal 49% al 100%.

“Siamo rimasti sorpresi di trovare così poche ricerche sull’accuratezza dei test di screening nelle donne in gravidanza – ha dichiarato Kahwati – Dei 25 studi che abbiamo identificato che valutavano l’accuratezza dei test di screening per identificare la vaginosi batterica, solo due sono stati condotti tra donne in gravidanza. Inoltre, la maggior parte degli studi sull’accuratezza del test non si sono concentrati esclusivamente su persone asintomatiche”.

Negli studi condotti su popolazioni ostetriche generali, non vi era alcuna associazione significativa tra il trattamento per vaginosi batterica e il parto spontaneo prima di 37 settimane o qualsiasi parto pretermine. Cinque studi su donne con precedente parto pre-termine hanno prodotto risultati incoerenti, tre hanno mostrato un effetto benefico significativo del trattamento per la vaginosi batterica e due non hanno mostrato alcun effetto significativo.

Gli eventi avversi materni associati al trattamento sembrano essere rari e lievi, ma ci sono prove inconcludenti sui danni al feto dall’esposizione in utero al metronidazolo (usato per trattare la vaginosi batterica).

“Sarebbero molto utili ulteriori ricerche per chiarire l’efficacia del trattamento tra donne in gravidanza con una precedente storia di parto pre-termine, poiché è qui che gli studi attuali sono incoerenti – sottolinea Kahwati – Il nostro studio si è concentrato sulla revisione delle prove per screening e trattamento tra donne in gravidanza asintomatiche; i risultati non sono generalizzabili per le donne che presentano sintomi di vaginosi batterica, ad esempio perdite vaginali o cattivo odore”.

“Riteniamo che probabilmente studi futuri che porteranno a una più profonda comprensione del microbiota vaginale miglioreranno le nostre possibilità di trattare con successo la vaginosi batterica – scrivono in un editoriale Louise C. Laurent dell’Università della California di San Diego e dello Sanford Consortium for Regenerative Medicine La Jolla e Amanda L. Lewis della Washington University School of Medicine di St. Louis – Ad esempio, ci sono prove crescenti che alcune specie di batteri vaginali “favorevoli” sono associate a normali esiti della gravidanza, mentre altri microbi vaginali “deleteri” sono associati a complicanze come la nascita pretermine. Se le terapie sviluppate per convertire un microbioma vaginale deleterio in uno favorevole si dimostrassero un beneficio clinico, ad esempio combinando trattamenti antibiotici e probiotici, allora potrebbe essere ragionevole sottoporre a screening una gravidanza asintomatica per identificare le pazienti con microbi vaginali deleteri. Speriamo che altre nuove strategie, come la tempistica dei trattamenti o protocolli di trattamento personalizzati sulla base degli specifici organismi presenti, possano rivelarsi più fruttuose in futuro”.

Fonte: JAMA
 
Will Boggs
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
20 aprile 2020
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