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Inquinamento. In Europa 1,4 mln di morti l’anno, più colpito chi vive in ambienti a rischio. Report Oms
Nella relazione si delinea in modo sempre più evidente che le disuguaglianze sociali portano le classi svantaggiate ad un impatto maggiore con l’inquinamento atmosferico e le condizioni di salute e sanitarie. In Italia aumenta il divario tra nord e sud: l’82% dei comuni del meridione è a rischio contaminazione. IL RAPPORTO
14 GIU - I fattori legati al rischio da inquinamento ambientale rappresentano in Europa il 15 % della mortalità, vale a dire ben 1,4 milioni di decessi all’anno. A fare il punto è il rapporto sull’equità sanitaria dell’OMS appena pubblicato, che conferma come le diseguaglianze rispetto all’esposizione ambientale non solo persistono ma continuano ad aumentare. Una relazione quella sulle disuguaglianze della qualità ambientale che segue i punti fissati nel 2012 dalla prima relazione di valutazione elaborata dal Centro europeo per l’ambiente e la salute dell’Oms di Bonn (Germania). Nella relazione si delinea in modo sempre più evidente che le disuguaglianze sociali portano le classi svantaggiate ad un impatto maggiore con l’inquinamento atmosferico e le condizioni di salute e sanitarie.
 
Più in generale le differenze nelle condizioni di vita sono responsabili del 29 % delle disuguaglianze sanitarie e di salute in Europa. Il 70 % del divario tra classi sociali vede una totale disparità nella qualità degli alloggi, soprattutto la mancanza di “spazi verdi”, che ampliano l’effetto dell’inquinamento atmosferico.
 
Le sostanze chimiche e le miscele chimiche hanno causato nel 2016 ben 1,3 milioni di morti. Malattie cardiovascolari, malattie polmonari croniche e tumori. Si pensi che il solo avvelenamento da piombo ha causato 500.000 mila morti sempre nel 2016. E a rimetterci sono sempre gli ultimi.
 
Le malattie derivanti da esposizione chimica sembrano colpire persone con livelli socio economici più bassi, che oltre ad avere un aumento maggiore di esposizione vedono ridotta la possibilità di accedere all’assistenza sanitaria. In Germania e in Belgio dopo un biomonitoraggio umano, è emerso che tra bambini ed adolescenti con status sociale inferiore o di migranti, le concentrazioni corporee di metalli pesanti erano molto più elevate rispetto alla stessa fascia di età collocata in aree socio-economiche più alte.
 
La forbice si allarga anche rispetto all’esposizione con altre sostanze inquinanti tra il mondo di sotto e quello di sopra: non solo tra Stati, ma anche internamente le differenze socio-economiche giocano un ruolo fondamentale. Ad esempio in Inghilterra le concentrazioni di particolato (PM) sono molto più elevate nelle aree socialmente svantaggiate.
 
Inoltre le persone con reddito inferiore tendono a vivere vicino a strade principali e a lavorare in luoghi maggiormente esposti a sostanze nocive, solitamente in prossimità di zone industriali. Se poi si somma una minore istruzione rispetto ai problemi di salute causati dall’inquinamento, la mancanza di accesso agli spazi verdi, ne esce una somma di fattori che peggiorano nettamente le condizioni sanitarie delle fasce meno agiate finanziariamente. Emerge dal documento OMS che sempre le fasce più deboli in termini di PIL pro capite e livello di istruzione hanno una maggiore esposizione al PM 2.5(polveri sottili che riescono a raggiungere gli alveoli polmonari)
 
Il focus sull’Italia
Nel nostro paese le differenze sociali ed economiche sono evidenti. Una differenza che spacca il paese in due, rimarcando la questione meridionale, con il sud Italia ed isole a rischio povertà. In Italia tra le 44 aree monitorate ci sono stati più di 10.000 morti di quanto fosse previsto, registrate in un periodo di 8 anni. L’inquinamento ha provocato oltre 3600 dei decessi e il 60 % dei comuni sono a rischio povertà. Solo il 24 % risulta essere classificato in aree socio-economiche benestanti. Anche per la Penisola quindi l’ambiente risulta un fattore determinante per quantificare le stime di rischio. Nel nostro paese i divari sociali sono evidenti, con il sud Italia assolutamente svantaggiato con l’82 % dei comuni a rischio contaminazione. Nella Penisola gli uomini con basso reddito sono esposti ad un rischio di tumore superiore alla media.
 
Le soluzioni ai problemi di contaminazione nel rapporto dell’Oms individuano delle priorità per rafforzare i servizi sanitari locali e prevenire la contaminazione dei siti industriali:
 
- Definire delle priorità per le attività di bonifica a livello nazionale, individuando le aree più contaminate
- Usare le tecnologie per ridurre la contaminazione in presenza di impianti attivi
Rafforzare l’accesso al sistema sanitario per le fasce più deboli
- Promuovere la consapevolezza tra le comunità esposta a rischio contaminazione
Identificare le disuguaglianze nei modelli di esposizione e delle malattie
 
Le fasce meno agiate: meno accesso al verde e condizioni urbane peggiori
Le condizioni ambientali e sanitarie sono nettamente diverse anche all’interno della stessa città. Le condizioni urbane e ambientali sono i capisaldi per proteggere la salute dei cittadini. Le disparità nell’esposizione di inquinamento atmosferico, nel disturbo del rumore auto-riferito, negli incidenti stradali, la mancanza di mezzi di trasporto adeguati e soprattutto nella possibilità di accedere agli spazi verdi. Non solo gli spazi verdi permettono di adottare comportamenti sostenibili (utilizzare meno i veicoli con più passeggiate e uso di biciclette) ma anche di ridurre l’effetto dei gas serra. Dal rapporto emerge la Svezia come il paese con più spazi green all’interno delle città, e si aggiudica la maglia nera l’Ungheria. Nonostante gli spazi verdi siano fondamentali per il benessere psico-fisico dei cittadini, la letteratura medica dell’OMS ha concluso che l’associazione diretta spazi verdi- meno malattie non è così definitiva.
 
Sfide e soluzioni per ridurre le disuguaglianze
Un dato che esce dal rapporto OMS è chiaro e preciso: il numero dei paesi dove le disuguaglianze della salute e dell’ambiente aumentano è almeno il doppio dei paesi dove il gap si riduce nella regione Europea. Lo dimostrano dati come la disuguaglianza provocata dai pagamenti dell’energia, che sono aumentati in ben 24 paesi e diminuiti in 10. La classifica vede come i peggior paesi tra differenze socio-economiche e sanitarie la Croazia, seguita da Cipro, Grecia e Lituania e Portogallo, dove la disuguaglianza è aumentata del 10 %.  La Romania è uno dei pochi paesi dove le differenze tra condizioni di vita si riduce del 10 %. Altri dati che indicano il divario tra classi sono l’umidità in casa, che diminuisce in 10 e aumenta in 20 paesi, incapacità di tenere l’abitazione al caldo che si riduce in 7 e aumenta in 20 stati.
 
Un rapporto che indica quindi che le differenze sono causate da multi fattori: reddito, istruzione, locazione abitativa, accesso alle cure, esposizione a sostanze tossiche, tutte unite da filo sottile che riconduce inevitabilmente alla conclusione che anche nella regione Europea i ricchi vivono molto meglio e i poveri vanno sempre più a fondo.
 
C’è però da segnalare che se il rapporto Oms ci mostra questi dati è grazie alla cooperazione e la disponibilità dell’Europa che ha come prospettiva migliorare le condizioni di vita dei più deboli. Come? Attuando politiche urgenti per ridurre le differenze, e imparando dalle storie di successo a migliorare la condizione di vita di tutti attraverso dei punti da attuare:
 
Aumentare il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico soprattutto tra i paesi più poveri
Seguire le linee guida sulla qualità dell’aria suggerite dall’Oms
Diminuire il traffico stradale supportando mezzi non inquinanti
- Migliorare la pianificazione spaziale riducendo il sovraffollamento
Vietare alcuni combustibili: soprattutto il carbone
Opzione di riscaldamento più pulite per le famiglie a basso reddito
 
 
Federico Ruggeri
14 giugno 2019
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