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Chirurgia di elezione. L’insufficienza cardiaca è un grave fattore di rischio
Questa patologia cardiaca è da tempo associata, in chiruriga, a un maggior rischio di complicanze e decessi. Uno studio USA, condotto su 48 mila pazienti, ha evidenziato come anche nella forma asintomatica l’insufficienza cardiaca sia gravata di un più alto tasso di mortalità
14 FEB - (Reuters Health) –  I pazienti con insufficienza cardiaca, anche se stanno relativamente bene, hanno maggiori probabilità di morire dopo un intervento chirurgico rispetto a quelli con un cuore più sano. Per i pazienti affetti da insufficienza cardiaca con sintomi evidenti la chirurgia è da tempo associata a un maggior rischio di complicanze e decesso. Ma lo studio pubblicato da Jama offre nuove evidenze anche per i pazienti asintomatici.

Lo studio
I ricercatori – guidati da Sherry Wren, vice primario di chirurgia presso la Stanford University School of Medicine e primario di chirurgia generale presso il Palo Alto Veterans Health Care System – hanno analizzato i tassi di mortalità chirurgica a 90 giorni di quasi 48.000 pazienti con insufficienza cardiaca e circa 562.000 soggetti non affetti dalla patologia. Nessuno di essi era stato sottoposto a interventi d’urgenza o al cuore.

Durante lo studio, 2.635 persone con insufficienza cardiaca, il 5,5%, sono decedute entro 90 giorni dall’intervento, mentre nei soggetti che non presentavano insufficienza cardiaca si sono verificati 6.881 decessi, pari all’1,2%. La ricerca ha scoperto che i pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica avevano più del doppio delle probabilità di morire rispetto a quelli con un cuore più sano. Questo che per i pazienti con insufficienza cardiaca asintomatica era più alto del 53%.

Nello studio i pazienti con insufficienza cardiaca erano in maggioranza, obesi, caucasici e anziani. Avevano in media 69 anni, rispetto ai 59 delle persone non affette dalla patologia. Inoltre, tendevano ad avere problemi di salute cronici più complessi rispetto alla controparte.

I commenti
“I pazienti con insufficienza cardiaca possono essere trattati per stabilizzare i loro sintomi; tuttavia, questo equilibrio può essere facilmente rotto dallo stress di un intervento”, dice Amrut Ambardekar, ricercatore in cardiologia presso lo University of Colorado Anschutz Medical Campus di Aurora, non coinvolto nello studio. “Gli interventi in elezione possono stressare il corpo a causa dell’anestesia, somministrazione di liquidi, sanguinamento operatorio e/o aggiunta di nuovi farmaci, e questi fattori stressanti possono destabilizzare i pazienti con insufficienza cardiaca anche se i sintomi erano ben controllati prima dell’intervento”.

Fonte: JAMA online 
 
Lisa Rapaport
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
14 febbraio 2019
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