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Oncologia. Le nuove cure passano attraverso il Tmb. Fotografa le mutazioni genetiche fornendo informazioni nella scelta della cura 
E’ stato presentato stamattina a Roma il nuovo studio in fase 3 (CheckMate-227) che valida il TMB come il biomarcatore predittivo più efficace nella scelta del trattamento immunoterapico. E’ capace di selezionare circa 400 geni e di fornire indicazioni sulla biologia delle neoplasie tanto da richiedere la costituzione di una nuova banca dati: il nuovo registro italiano delle mutazioni genetiche sponsorizzato da Aiom e coordinato dall’Istituto nazionale tumori Fondazione G. Pascale di Napoli.
24 MAG - Una fotografia completa delle alterazioni molecolari e il numero di mutazioni del tumore, questo è quello che può fornire il nuovo biomarcatore. Si chiama Tumor Mutational Burden (TMB) e rappresenta la nuova frontiera nella lotta contro la malattia. 
 
“Il TMB rientra nel concetto di medicina di precisione – spiega Nicola Normanno, Direttore del Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale di Napoli - È uno strumento prezioso perché può permettere di identificare i pazienti che potrebbero rispondere all’immunoterapia. Studi recenti, infatti hanno dimostrato che questo tipo di trattamento è più efficace nei tumori caratterizzati da un alto numero di mutazioni”. Le neoplasie con un TMB elevato sono soprattutto quelle del polmone, della vescica, i gastrointestinali e il melanoma.

La validità di questo nuovo biomarcatore è stata dimostrata nello studio di fase III CheckMate -227, i cui risultati iniziali rappresentano un importante passo in avanti nel trattamento di prima linea del tumore del polmone non a piccole cellule. 

“I dati positivi di questo studio stabiliscono il potenziale di TMB come importante biomarcatore predittivo per la selezione dei pazienti candidabili al trattamento di combinazione con due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab, nel tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato. Ci stiamo avvicinando alla concreta possibilità di abbandonare la chemioterapia ed è già possibile per circa il 40% delle persone colpite da questa neoplasia in fase avanzata”, afferma Federico Cappuzzo, Direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Ausl Romagna. 

“I nostri obiettivi sono, da un lato, fornire la migliore terapia a ogni persona colpita da tumore, dall’altro utilizzare al meglio le risorse disponibili – interviene Michele Maio, Direttore del Centro di Immuno-Oncologia e dell’Unità Operativa Complessa di Immunoterapia Oncologica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese - Per raggiungere questi risultati serve un biomarcatore solido e TMB va proprio in questa direzione. Negli ultimi anni molti studi hanno approfondito il ruolo di diversi biomarcatori, come ad esempio PD-L1, per valutarne l’espressione all’interno delle cellule tumorali o nel microambiente in cui il tumore vive. Però PD-L1 si è rivelato troppo debole per un utilizzo in maniera estesa per identificare i pazienti candidabili al trattamento immunoterapico; risente infatti delle modificazioni del microambiente tumorale e dell’eventuale presenza di molteplici fattori che ne regolano l’espressione. TMB invece si sta rivelando un biomarcatore molecolare solido, cioè analizzabile in maniera univoca, per questo è particolarmente affidabile”. 

“Per valutare il carico mutazionale è necessario analizzare un numero elevato di geni (da 300 a 500) – evidenzia Normanno . -È opportuno quindi che questo test sia eseguito già al momento della diagnosi, così il clinico potrà disporre di una fotografia molecolare completa per ogni paziente, per scegliere la migliore terapia nel singolo caso.. Si tratta di una prospettiva molto importante con chiari vantaggi per il paziente perché sarà sufficiente un semplice prelievo di sangue”. 

Al momento il biomarcatore non è ancora utilizzato in Italia perché non ci sono ancora i farmaci da utilizzare né laboratori adatti per questo tipo di indagini. “L’identificazione dei biomarcatori si sta rivelando una componente essenziale nel percorso di malattia di un paziente oncologico - commenta Cosimo Paga, Executive Country Medical Director, Bristol-Myers Squibb Itaia - Per questo abbiamo avviato una collaborazione che si basa sull’utilizzo della tecnologia di sequenziamento di nuova generazione di Illumina per sviluppare e commercializzare a livello mondiale test diagnostici in vitro”. 
 
Sarà attivo a breve anche il nuovo registro delle mutazioni genetiche, una nuova banca dati che ospiterà tutte le informazioni cliniche che le nuove tecnologie di test genetici per la cura dei tumori saranno in grado di offrire alla scienza. Il Registro italiano delle mutazioni è sponsorizzato da Aiom, Associazione italiana di oncologia medica e coordinato dall’Istituto nazionale tumori Fondazione G. Pascale di Napoli. 
 
Daniela Robles
24 maggio 2018
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