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Malattie della tiroide. il 54,7% delle donne incinte e povere non fa prevenzione
Non assumono acido folico o integratori multivitaminici per la gravidanza. E su oltre 9mila indigenti il 76,5% non usa sale iodato (necessario nella prevenzione delle malattie tiroidee), il 45,5% è in sovrappeso e il 42,5% fuma. Questi i dati di uno studio realizzato da Banco Farmaceutico
24 MAG - Il 54,7% delle donne incinte che vivono in stato di povertà non assume acido folico o integratori multivitaminici per la gravidanza. La percentuale arriva al 41,4% tra le italiane, al 60,1% tra le straniere. Ma in generale su oltre 9mila indigenti quasi  76,5% non usa sale iodato (necessario nella prevenzione delle malattie tiroidee), il 45,5% è in sovrappeso e il 42,5% è fumatore.
 
Sono questi i dati conclusivi di una ricerca realizzata da Banco Farmaceutico e Osservatorio Donazione Farmaci, in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia e con il contributo incondizionato di Ibsa Farmaceutici Italia. I dati sono stati presentati oggi durante il convegno “Povertà, carenza di iodio e malattie della tiroide”, all’Auditorium San Fedele a Milano, realizzato con il patrocinio di Società Italiana di Endocrinologia, Associazione Italiana della Tiroide, Associazione Medici Endocrinologi, Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini. Lo studio rappresenta, in Italia, la più ampia analisi mai elaborata sulla materia. Il convegno è stato
 
Lo studio è stata realizzato sottoponendo a 9.117 persone assistite da 40 enti assistenziali, (di cui 12 del Nord Italia, 12 del Centro Italia e 16 del Sud Italia), a cui fornisce gratuitamente farmaci, un questionario volto a definire gli approcci alla profilassi iodica e la reale epidemiologia della carenza iodica e delle malattie della tiroide. Nel campione degli intervistati la componente femminile (50,5%) prevale di poco su quella maschile (49,5%). Tra la popolazione femminile, il 13,5% è composta da donne incinte o che hanno partorito da meno di un anno. La composizione degli assistiti per cittadinanza mostra proporzioni comparabili tra la componente straniera (50,3%) e quella italiana (49,7%) sia nella componente maschile (50,2% vs 49,8%) sia in quella femminile (49,6% vs 50,4%).
 
I dati emersi sono particolarmente allarmanti se si considera che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un apporto giornaliero di almeno 150 μg di iodio in età adulta e di 250 μg in gravidanza e allattamento. Il deficit di iodio in gravidanza o in fase neonatale può causare aborti, parti prematuri, anomalie fetali, aumento della mortalità perinatale, danno delle funzioni mentali, gozzo fetale e cretinismo. Lo studio ha anche messo in luce diversi aspetti determinanti per comprendere meglio lo stato di salute della fascia di popolazione indigente.
 
Sale iodato. Oltre 1 intervistato su 4 (l’84,2% tra gli stranieri) non utilizza regolarmente (o non sa se sta utilizzando) sale iodato, fondamentale per prevenire diverse patologie: la corretta funzione della tiroide, infatti, è garantita da un adeguato apporto di iodio, la cui presenza in acque e alimenti è spesso inferiore al fabbisogno umano. Per compensare, è necessaria una corretta profilassi iodica che consiste in misure semplici quali l’assunzione di sale iodato (sale fortificato con 30 mg di iodio/ kg).
 
Quasi metà dei poveri è in eccesso ponderale: tra questi, il 37% è in sovrappeso e l’8,5% soffre di vera e propria obesità (malattia maggiormente legata alla povertà di quanto si possa pensare).
 
Oltre 4 utenti su 10 sono fumatori, quasi il doppio rispetto a quanto registrato dalla ricerca Doxa-Abitudine al fumo in Italia-Maggio 2017, secondo cui i fumatori, in Italia, sono il 22,3% della popolazione.
 
Ben 8 intervistati su 10 non sanno se soffrono o meno di malattie croniche. La percentuale ammonta all’81,8% tra gli italiani e all’80,4% tra gli stranieri. Tra chi sa di avere una malattia cronica, il 53,1% soffre di ipertensione, il 23,6% di diabete, l’11,9% di malattie renali, mentre l’11,4% ha dichiarato di essere affetto da due o più patologie croniche.
 
Uno studio per curare meglio. Il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a monitorare la popolazione indigente né a censirne lo stato di salute. Conoscerne l’epidemiologia è necessario sia per curare efficacemente, sia per identificare e realizzare tutti gli interventi necessari per evitare le conseguenze che deriverebbero dall’esasperarsi di una condizione di malattia non curata. Conseguenze che si ripercuoterebbero su tutta la comunità e sulle generazioni future. La ricerca promossa dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus risponde proprio a questa esigenza di conoscenza.
 
“Siamo convinti che per curare occorre conoscere – ha affermato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus – e siamo felici di mettere l’esito del lavoro svolto a disposizione degli operatori del settore socio sanitario e delle istituzioni. Lo sforzo di conoscenza che Banco Farmaceutico ha compiuto e compie quotidianamente attraverso l’osservatorio sulla povertà sanitaria, infatti, è finalizzato, anzitutto, a intervenire con sempre maggiore accuratezza rispetto al fabbisogno e alle esigenze espresse dagli enti assistenziali a cui doniamo medicine”.
 
24 maggio 2018
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