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I vedovi sono più vulnerabili al declino cognitivo
Le persone anziane che rimangono vedove presentano un rischio maggiore di declino cognitivo. Nel rallentare questo fenomento, giocano un ruolo importante l’istruzione e avere almeno un fratello in vita
26 APR - (Reuters Health) – I vedovi anziani sono più vulnerabili al declino cognitivo. Due gli antidoti per arrestare questo fenomeno: un alto livello di istruzione o avere almeno un fratello in vita. È quanto emerge da una ricerca pubblicata su The American Journal of Geriatric Psychiatry e condotta da un team di scienziati guidato da Giyeon Kim, della Chung-Ang University di Seoul.

La ricerca
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 6.766 adulti americani di oltre 50 anni di età che avevano preso parte al 1996-2012 Health and Retirement Study. Questo ampio studio aveva valutato la condizione di vedovanza, i punteggi dei test di funzionamento cognitivo e altri fattori come istruzione, secondo matrimonio, stato di salute e membri viventi della famiglia. Il punteggio sul funzionamento cognitivo, in particolare, era basato su diversi compiti tra cui ricordare immediatamente parole, ricordare parole in un secondo momento, contare all’indietro a partire da 20 e capacità di nominare oggetti, date e personaggi politici.

I risultati
Complessivamente, 2.742 adulti erano vedovi e nella fascia più anziana, oltre i 70 anni, la maggior parte delle persone era arrivata senza il compagno alla fine del periodo di studio. I punteggi cognitivi per chi aveva perso il coniuge erano costantemente di mezzo punto più bassi rispetto a chi non era vedovo. Inoltre, ogni ulteriore anno di vedovanza diminuiva il punteggio di un quarto di punto. Allo stesso tempo, avere un alto livello di istruzione o almeno un fratello vivente si mostrava un fattore preventivo del declino associato alla vedovanza.

“Mentre ci aspettavamo di trovare l’effetto sul declino cognitivo dello status di vedovo, siamo rimasti colpiti dagli effetti protettivi dell’avere un fratello vivente e un’istruzione superiore”, dice Giyeon Kim, autore principale delo studio.

Fonte: The American Journal of Geriatric Psychiatry

Carolyn Crist

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
26 aprile 2018
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