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Allergie e shock anafilattico. Cosa fare
Spesso, di fronte a un bambino in preda a uno shock anafilattico, si entra nel panico e non si sa come agire. Due esperti statunitensi hanno redatto un serie di consigli che Jama, il giornale dei medici Usa, ha pubblicato
12 MAR - (Reuters Health) – Sensibilizzare genitori e operatori sanitari su cosa fare quando si trovano di fronte a una grave reazione allergica nei bambini. Questo è lo scopo di una pubblicazione apparsa su Jama e redatta da due ricercatori del Johns Hopkins All Children’s Hospital di St. Petersburg, in Florida, Ioana Baiu ed Elliot Melendez.

I consigli si basano sulle raccomandazioni dei Centers for Disease Control and Prevention e pongono particolare attenzione allo shock anafilattico causato da cibi, farmaci o punture di insetti. Ad accompagnare questi consigli c’è un sommario delle linee guida per i medici per prevenire e curare l’allergia alle arachidi, che negli Usa colpisce il due per cento dei bambini e l’1% degli adulti ed è la prima causa di morte per reazioni alimentari.

Il quadro
Secondo quando sottolineato dai due esperti, i sintomi della reazioni allergica possono coinvolgere diversi organi e manifestarsi a livello gastrico, ad esempio con vomito, a livello respiratorio, con difficoltà di respirare e gonfiore alla gola che può coinvolgere anche volto o labbra, a livello cutaneo, con eruzioni di vario tipo, e anche a livello cardiaco, con svenimento, debolezza e abbassamento della pressione sanguigna. L’unico trattamento è l’adrenalina sottocutanea, somministrata con un auto-iniettore. Lo shock anafilattico, grave e potenzialmente fatale, si verifica, in genere, entro pochi secondi dall’esposizione all’allergene, ma alcune reazioni possono essere ritardate e manifestarsi dopo diverse ore.

I consigli
I due esperti sottolineano l’importanza di evitare l’esposizione a cibi, farmaci e insetti che scatenano reazioni allergiche; è necessario inoltre insegnare ai bambini come proteggersi. Baiu e Melendez suggeriscono anche di avere a disposizione due iniezioni di epinefrina e di far indossare al bambino un braccialetto di avvertimento. Entro 24 ore dalla prima reazione potrebbe verificarsene una seconda, senza esposizione alla sostanza. Un bambino su cinque ha una seconda reazione allergica ravvicinata e l’unico modo per ridurre la probabilità che questo accada è assicurarsi che l’adrenalina sia somministrata il prima possibile dopo l’insorgenza dei sintomi.

“Le segnalazioni di allergie pediatriche sono in aumento per quel che riguarda l’incidenza, anche se non è chiaro se questo sia dovuto a un aumento del riconoscimento degli eventi o un vero e proprio aumento dell’incidenza”, osserva Melendez. “Genitori e pazienti vedono più comunemente sintomi lievi e ritardano il trattamento con l’adrenalina”.

“I genitori dovrebbero capire cosa succede quando sono coinvolti più organi. Cosa ha in comune il vomito con degli occhi arrossati?”, si chiede provocatoriamente Stephen Tilles, del Northwest Asthma and Allergy Centre di Redmond, non coinvolto nello studio. “Per quanto orribile possa essere, lo shock anafilattico è uno dei problemi più facili da risolvere”, ha aggiunto.

Fonte: Jama

Carolyn Crist

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
12 marzo 2018
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