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Studio Altems: “Mancate vaccinazioni adulti costano 1 mld ogni anno”. Dall’ European House-Ambrosetti un Piano in 10 azioni 
Oggi a Roma, un Board di esperti dell’European House-Ambrosetti ha proposto alle Istituzioni un Piano di 10 Azioni concrete per attuare una prevenzione vaccinale efficace contro l’influenza. Al Congresso SIHTA presentata una ricerca che mette in relazione fisco e salute “Il valore della vaccinazione antinfluenzale: priorità e azioni concrete per aumentare le coperture e migliorare la salute dei cittadini”. IL DOCUMENTO.
13 OTT - Ogni anno, 8 milioni di persone sono costrette a mettersi sotto le coperte, nel peggiore dei casi in un letto di ospedale, per combattare l’influenza. Un costo non solo per l'intero Sistema sanitario nazionale, tra farmaci, visite e ricoveri, ma anche per tutta l'economia del Paese, che vede ridotta drasticamente la sua forza lavoro.
 
Eppure una soluzione ci sarebbe. Non si tratta di una nuova scoperta, ma di utilizzare qualcosa di cui disponiamo già dal secolo scorso: i vaccini. 
 
Ecco il risparmio che sarebbe possibile ottenere alzando, non di molto, il livelli attuali di copertura vaccinale antinfluenzale.
“Riducendo il numero degli infetti da 2,1 milioni a 900 mila, in termini di gettito fiscale si guadagnerebbero 50 milioni di euro e la previdenza sociale risparmierebbequasi 400 mila euro”. Ad esporre i numeri della situazione è il professor Americo Cicchetti, presidente della Società Italiana di Health Technology Assessment, e Direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell’Università Cattolica.
 
Proprio l’Altems ha condotto uno studio sull’ impatto fiscale e sui costi sociali per chi ancora lavora e si ammala per influenza, polmoniti batteriche ed herpes zoster.
 
Il documento, “il valore della vaccinazione antinfluenzale: priorità e azioni concrete per aumentare le coperture e migliorare la salute dei cittadini” è stato presentato oggi, a Roma, durante la seconda giornata del Congresso Nazionale della SiHTA. Un Board di esperti e The European House-Ambrosetti hanno proposto alle Istituzioni per un Piano di 10 Azioni concrete per attuare una prevenzione vaccinale efficace contro l’influenza.
 

“Queste 10 linee di azione concrete - ha detto Daniela Bianco, Partner Head dell’Health Care del Gruppo The European House-Ambrosetti  - sono il risultato delle analisi e riflessioni di esperti che, in questi mesi, hanno condiviso le proprie esperienze cliniche e le loro conoscenze e studi sull’epidemiologia, sulle modalità organizzative e le ricadute sul sistema non solo sanitario, ma anche economico e sociale della prevenzione vaccinale. Sempre più la salute deve essere considerata e valutata oltre i confini della sanità”.
 

Uno studio totalmente inedito : “nessuno - ha spiegato Cicchetti - ha ancora quantificato l’impatto sulla riduzione di gettito fiscale conseguente ai mancati redditi percepiti dai lavoratori che si ammalano. E’ la prima volta che, grazie all’applicazione delle metodologie dell’health technology assessment, vengono valutati gli effetti delle mancate vaccinazioni sul gettito fiscale, sulle mancate retribuzioni e sul conseguente calo di produzione e vendita di beni e servizi”.
 

Secondo questo studio è di a in circa un miliardo di euro annuo il costo complessivo e l’impatto fiscale della mancata vaccinazione e la conseguente malattia della popolazione attiva in Italia. Una cifra a cui va evidentemente sommato il carico economico legato alla mancata adesione alla campagne vaccinali delle persone già in pensione che, altri studi precedenti indicano in 500 milioni di euro l’anno per la sola vaccinazione antipneumococcica.

“L’elaborazione dei dati ci dice che – ha continuato il Professor Matteo Ruggeri, docente di Economia Sanitaria all’Università Cattolica e Responsabile dell’area ricerca Health Economics di Altems - in presenza di un numero di infetti dalle tre patologie variabile fra 1,2 e 2,4 milioni all’anno, il mancato gettito fiscale può variare fra i 100 e i 180 milioni di euro all’anno. Se a questo aggiungiamo i costi sociali generati dalle perdite di produttività a carico della previdenza sociale, i costi superano il miliardo di euro. Tali risultati ci consentono di lanciare importanti messaggi ai decision makers sull’importanza dei programmi di vaccinazione non solo in un’ottica di sanità pubblica, ma anche in un’ottica di sostenibilità e di aumento di produttività”.
 
Il modello di analisi del Fiscal Impact applicato all’influenza – dice Americo Cicchetti - ci permette di stimare la dimensione complessiva dell’impatto sul sistema e di avere degli spaccati in funzione delle fasce di età e categorie di lavoratori. Nell’ambito del Board abbiamo declinato il modello alla fascia di popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni considerando gli impatti sul sistema della previdenza sociale, sulle imprese in termini di perdita di produttività del lavoro, sul reddito dei lavoratori e sulla propensione al consumo e infine, sulla riduzione del gettito fiscale per il sistema. Nell’ipotesi di avere 2,1 milioni di infetti si stimano 8,12 milioni di giornate di lavoro perse con un impatto sul sistema economico complessivo pari a 800 milioni di euro”.
 

 

 
Per elaborare le proposte gli esperti sono partiti da un’analisi della situazione attuale: “ogni anno – ha spiegato Daniela Bianco - l’influenza colpisce fino ad 8 milioni di persone, nelle stagione con le medie più basse si parla comunque di 4 milioni di individui costretti a letto a combattere con tutti i sintomi dei malanni stagionali. Si tratta di bambini nel 20-30% dei casi, la popolazione adulta è colpita in circa 10 casi su 100. Sono gli anziani i soggetti più a rischio. A loro l’influenza può costare la vita. Lo scorso anno 16 mila persone non sono sopravvissute al contagio e, tra queste, il 90% apparteneva alla terza età. L’inverno 2016-2017, infatti è stato uno dei peggiori degli ultimi tempi, tanto che i decessi sono raddoppiati rispetto alla media: durante ogni stagione l’influenza miete circa 8 mila vittime”.
 
 
Le categorie a rischio
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Oms, sono cinque le categorie più a rischio: bambini sotto i 5 anni, donne in gravidanza, persone con più di 65 anni, pazienti cronici e, dal 2012, sono stati inseriti anche gli operatori sanitari.
 
“Ogni anno 1 anziano su 2 non è coperto dalla profilassi vaccinale antinfluenzale - ha detto Francesco Vitale, Professore Ordinario di Igiene e Presidente Scuola di Medicina dell’Università degli Studi di Palermo - ed ha un rischio molto elevato di avere complicazioni che portano alla  spedalizzazione e, nei casi più gravi al decesso. Molti studi dimostrano il valore della profilassi vaccinale in generale ed in particolare nel caso dell'influenza non solo per gli anziani, con età superiore a 65 anni ma anche nei pazienti cosiddetti fragili, cioè i cronici (adulti e bambini), gli immunodepressi, le donne in gravidanza e nelle cosiddette categorie a rischio, a partire dagli operatori sanitari. Eppure i dati ci dicono che non vacciniamo soprattutto le categorie dei più fragili. La corretta informazione e il dialogo tra specialisti e medicina del territorio sicuramente è uno dei fattori prioritari su cui agire”.
 
Ma analizziamo l’importanza e l’efficacia del vaccino per ognuna di questa categoria.
I bambini. Per loro il vaccino antinfluenzale può ridurre del 74% il rischio di finire in un letto del reparto di terapia intensiva. È della stessa percentuale la diminuzione del rischio di non sopravvivere al contagio.
 
Gli anziani. L’ospedalizzazione si riduce del 50%, il rischio di polmonite del di 46 punti percentuali e il pericolo di morte fino al 64%.
 

Gli operatori sanitari. Vaccinandosi proteggono i pazienti, abbassando del 43% la probabilità che durante il ricovero possano contrarre l’infezione. Per avere un’idea più precisa è sufficiente pensare che se in una casa di riposo fosse vaccinato il 100% del personale, gli anziani presenti avrebbero il 60% di possibilità in meno di ammalarsi.
 
“Comprendere a fondo le ragioni dei bassissimi livelli di copertura vaccinale tra gli operatori sanitari (mediamente tra il 20 e il 30%) e intervenire con vari strumenti e su molteplici livelli, dai meccanismi di comunicazione/formazione ai meccanismi di monitoraggio e incentivazione - ha commentato Michele Conversano, Direttore, Dipartimento di Prevenzione, Asl Taranto e Presidente Alleanza Italiana Invecchiamento Attivo Happy Ageing – è indispensabile. Proteggere i pazienti con cui gli Operatori Sanitari vengono a contatto è un dovere etico e deontologico e deve coinvolgere tutte le professionalità. Alcuni interventi concreti potrebbero essere: introdurre la vaccinazione antinfluenzale tra i requisiti di qualità delle strutture sanitarie e ospedaliere, l’obbligo di registrare l’eventuale dissenso alla vaccinazione da parte degli Operatori Sanitari, inserire i target di copertura degli OS tra gli obiettivi dei Responsabili delle strutture sanitarie, ospedaliere e dei Distretti”.
 
Pazienti cronici. Tra i malati di diabete mellito la mortalità si dimezza, i casi di Ima (Infarto del miocardio acuto, ndr) si riducono del 22% e quelli di polmonite del 25.
 

Le coperture vaccinali in Italia
Tra il 2010 e il 2017 le persone anziane che sono ricorse al vaccino sono diminuite di 10,4 punti percentuali.. Durante la stagione 2010-2011 il 62,4 degli over 65 si sono protetti dall’influenza. Durante la stagione successiva questo numero ha subito un incremento di 0,3 punti percentuali, unico caso in cui si è registrato un aumento, seppur minimo. Tra il 2012 e il 2013 la percentuale è scesa al 54,2%. La soglia più bassa è stata toccata nel 2014-2015 con 48,6 punti percentuali.
 

 

Situazione Regione per Regione
 

 

Differenze enormi tra una regione e l’altra. Sopra la media del 52%, registrata per la scorsa stagione, ci sono Toscana, Fruili Venezia Giulia, Sicilia, Campania, Provincia autonoma di Trento, Calabria, Puglia e Molise. Ma tutti i dati sono comunque lontani dagli obiettivi prefissati. In tutti questi anni non si è mai arrivati alla percentuale minima consigliata che si attesta al 75%. Il 95% delle coperture rappresenterebbe la situazione ottimale per ridurre al minimo il rischio di complicazioni gravi o di morte.
 


 
Partendo da questa situazione gli esperti hanno proposto un Piano di 10 Azioni concrete per attuare una prevenzione vaccinale efficace contro l’influenza. Questi interventi sono stati suddivisi in tre macro aree.
 
La prima prevede “la promozione e l’implementazione dell’accesso alle vaccinazioni antinfluenzali e l’utilizzo appropriato delle terapie disponibili”.
Secondo punto: “perfezionamento del modello organizzativo efficiente ed integrato”.
Terzo obiettivo: “rafforzare le attività di comunicazione e di informazione verso i cittadini e gli operatori sanitari”.
 

Tra le azioni per promuovere l’implementazione dell’accesso alle vaccinazioni antinfluenzali c’è quella di estendere la raccomandazione all’adulto a partire dai 50 anni. Giancarlo Icardi, Professore Ordinario e Direttore, Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Genova e Direttore, Settore Igiene, Ospedale San Martino, Genova, ne spiega le motivazioni. “A seguito di un’indagine sugli accessi al pronto soccorso genovese per complicanze influenzali, abbiamo constatato che anche tra la popolazione più giovane c’erano individui con più patologie, che spesso non sapevano nemmeno di avere. Uno stato di salute tale può avere come conseguenza diretta proprio una complicanza dello stato influenzale”. Questo quadro non si traduce nella necessità di dover vaccinare tutti gli over 50, ma rimanda ad un’altra proposta del team di specialisti: “definire raccomandazioni specifiche a seconda del singolo paziente – ha aggiunto Icardi - a seconda dell’età e della sua specifica condizione di salute”.
 
L’epidemiologia dell’influenza non è prevedibile – ha continuato Giancarlo Icardi - l’arrivo del vaccino quadrivalente rappresenta un rilevante passo avanti in termini di efficacia per rispondere al problema di matching tra ceppi contenuti nel vaccino e virus circolanti. Questo aspetto è particolarmente importante perché un aumento dell’efficacia della vaccinazione comporta anche un aumento della fiducia delle persone verso questo tipo strumento di immunizzazione e l’aumento della probabilità che questi soggetti continuino a vaccinarsi negli anni successivi”.
 
Per ottenere un risultato di questo tipo è necessaria un’accurata programmazione. “Tra le nostre proposte, infatti – ha detto Tommasa Maio, Responsabile Nazionale Area Vaccini, Fimmg Napoli – ce ne sono 4 dedicate proprio al modello di un'organizzazione efficiente ed integrata. Primo, il medico di famiglia dovrebbe prevedere un programma di vaccinazione personalizzato. Il rapporto di fiducia, la prossimità tra il Mmg e il paziente e la conoscenza dei bisogni assistenziali dell’assistito rendono il Medico di Medicina Generale un canale di accesso efficace e rapido alla profilassi vaccinale la piattaforma NetMedicaItalia realizzata da FIMMG raccoglie i dati delle cartelle cliniche dei pazienti in carico e ci permette di monitorare le stagioni influenzali in corso. Occorre inoltre superare il tema dell’età dei 65 anni e ampliare l’offerta anche alla popolazione attiva per fare prevenzione sullo sviluppo delle complicanze delle cronicità. Poi, tutte le indicazioni per la programmazione dovrebbero essere anticipate ai mesi di febbraio e marzo, come già avviene nel Regno Unito, con una successiva circolare a settembre. Ancora, chiarezza degli obiettivi e delle regole da seguire”.
 
“Un altro sforzo importante – ha aggiunto Maio - è quello di impegnarsi per aumentare il numero delle coperture vaccinali tra gli operatori sanitari. In più, proponiamo di promuovere una buona comunicazione, una base necessaria per poter aspirare ad un aumento della copertura vaccinale. Il nuovo decreto vaccini ne è la dimostrazione. Grazie alla campagna di comunicazione messa in atto sono aumentate in modo esponenziale le persone che si rivolgono al proprio medico per chiedere informazioni e aiuto.
 
“Questo documento si inserisce in un percorso attraverso il quale Sanofi Pasteur intende contribuire alla sensibilizzazione di Istituzioni e cittadini sul valore della vaccinazione antinfluenzale, sia dal punto di vista della salute pubblica sia per quanto riguarda le ricadute che la mancanza di prevenzione porterebbe dal punto di vista economico e sociale - ha concluso Mario Merlo, General Manager di Sanofi Pasteur Italia e Malta –  I dati emersi dimostrano un nuovo profilo del valore della vaccinazione antinfluenzale, funzionale non solo dal punto di vista epidemiologico e di prevenzione per i soggetti a rischio, ma anche ai conti pubblici e alla sostenibilità del sistema stesso”.
 
Isabella Faggiano
13 ottobre 2017
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