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Cancro al seno. Un gene legato al sonno incide sulle metastasi
Ricercatori statunitensi in un recente studio, pubblicato sulla rivista PlosGenetics, avrebbero dimostrato che le variazioni di un gene coinvolto nei ritmi circadiani che controllano dalla divisione cellulare al sonno, potrebbe favorire la diffusione del tumore della mammella ad altri organi. Negli studi effettuati sui topi, i ricercatori hanno evidenziato come avere tipologie lievemente diverse del gene Arntl2 possa contribuire alla diffusione delle cellule tumorali.
27 SET - (Reuters Health) – La diffusione del cancro al seno può essere influenzata da un gene “circadiano”. Ricercatori statunitensi in un recente studio, pubblicato sulla rivista PlosGenetics, avrebbero dimostrato che le variazioni di un gene coinvolto nei ritmi circadiani che controllano dalla divisione cellulare al sonno, potrebbe favorire la diffusione del tumore della mammella ad altri organi. Negli studi effettuati sui topi, i ricercatori hanno evidenziato come avere tipologie lievemente diverse del gene Arntl2 possa contribuire alla diffusione delle cellule tumorali
 
Analizzando i geni di pazienti con carcinoma mammario, gli studiosi hanno scoperto che almeno una variante di Arntl2 era legata alla durata della sopravvivenza libera da malattia nelle donne malate. “I nostri risultati suggeriscono l’esistenza di un legame tra i fattori ereditari che possono influenzare la regolazione dei ritmi circadiani e la probabilità che il cancro al seno si diffonda – ha spiegato l’autore senior dello studio, Kent Hunter ricercatore presso il National Cancer Institute di Bethesda –L’attività di Arntl2, che controlla quando e se alcuni geni saranno attivati, può influire sulla capacità del cancro mammario negativo di metastatizzare”. 
 
Quando il cancro mammario non metastatizza, il 99% delle donne sopravvive almeno cinque anni dopo la diagnosi, fanno notare gli autori della ricerca, ma quando la malattia si diffonde le probabilità di sopravvivenza precipitano al 26%. Nel caso del tumore mammario negativo al recettore degli estrogeni la terapia ormonale non funziona quasi mai, lasciando alle donne minori opzioni terapeutiche di quelle che potrebbero avere con altri tipi di tumore al seno.
 
Le evidenze dello studio
Lo studio ha evidenziato che una particolare versione di Arntl2 era associata nelle pazienti che presentavano questa alterazione genetica, ad un rischio di morte ridotto del 29%. Questo potrebbe orientare i trattamenti di questo sottogruppo di pazienti e rendere il gene in questione un potenziale bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci. Diversi geni “circadiani” sono stati in passato collegati al rischio di cancro. 
 
“Sappiamo che un sonno regolare è parte importante del nostro ritmo circadiano, e sappiamo che gran parte della nostra salute, in particolare per quel che riguarda la riparazione del DNA, e quindi del cancro, è regolata dal ritmo circadiano – ha dichiarato Cheryl Thompson, ricercatore alla Case Western Reserve University – Ovviamente resta ancora molto da studiare per vedere se chi dorme di più o chi ha un sonno migliore può ridurre il rischio di ammalarsi di cancro o le probabilità di avere un tumore più aggressivo". 
 
Le donne non possono controllare se hanno ereditato una variante del gene Arntl2, “tuttavia – ha commentato Amanda Phipps, epidemiologa alla University of Washington – è sempre più evidente come per i benefici sulla salute sia importante una buona qualità del sonno, tanto che in una nostra recente ricerca abbiamo scoperto come la sopravvivenza nel cancro del seno sia stata minore tra le donne che avevano segnalato che prima della diagnosi dormivano meno di ore per notte”. E’ chiaro a questo punto che la prevenzione nelle donne deve puntare non solo a tenere sotto controllo lo stile di vita come l’alimentazione, il fumo, l’alcool e l’attività fisica ma, considerate le implicazioni sul benessere di un sonno insufficiente o di cattiva qualità, le raccomandazioni devono riguardare anche il dormire sano.

Fonte: Plos Genetics

Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
27 settembre 2016
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