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Diabete. Se si vive in condizioni disagiate, raddoppia il rischio di morte prematura
Uno studio condotto in Svezia dimostra che, indipendentemente dall’accessibilità ai servizi sanitari, le persone con diabete che vivono in un contesto di disagio socio-culturale ed economico, presentano un rischio di morte prematura doppio rispetto ai diabetici che vivono in condizioni economiche e sociali più agiate.
01 LUG - (Reuters Health) -  Araz Rawshani e il suo team, del Sahlgrenska University Hospital di Goteborg in Svezia, hanno verificato l’impatto di alcuni fattori sociali ed economici sul rischio di morte nei pazienti diabetici, pur considerando che la Svezia è uno dei pochi paesi al mondo nel quale l’assistenza sanitaria è fondamentalmente accessibile a tutti.
 
Lo studio
Il team di ricerca ha utilizzato i dati raccolti dal 2003 al 2012, relativi a più di 217.000 adulti che si erano iscritti nel sistema di registro nazionale ad un’età media di 58 anni. Questi pazienti sono stati seguiti con un follow-up mediano di 5.6 anni. Durante lo studio si sono verificati 19.105 decessi, dei quali circa il 60% è stato collegato a malattie cardiache, circa il 37% al diabete e circa il 34% al cancro. Si è così dapprima evidenziato che le persone sposate, rispetto ai single, avevano circa il 27% in meno di probabilità di morire per qualsiasi causa. E sempre le persone sposate avevano meno probabilità di morire per malattie cardiache e diabete. Allo stesso modo, le persone del quintile con reddito inferiore mostravano il 71% in più di probabilità di morire per qualsiasi causa, rispetto alle persone nel quintile con il reddito più alto, e la loro morte era con maggiore probabilità legata a malattie cardiache, diabete e cancro.

Anche gli immigrati svantaggiati
Gli immigrati provenienti da paesi non occidentali mostravano maggiori probabilità di morire, nel corso dello studio, rispetto a chi era nato in Svezia. Inoltre, le persone con diploma di scuola superiore mostravano tassi di mortalità più bassi rispetto ai loro coetanei con istruzione di grado inferiore. In sostanza, dopo aggiustamento dei dati, uno status sociale ed economico disagiato è stato legato a un aumento raddoppiato del rischio di morte per qualsiasi causa, malattie cardiache e diabete.

I commenti
Araz Rawshani ha commentato i risultati dello studio sottolineando che il rischio di morte è stato fortemente influenzato dallo stato socio-economico della famiglia, dal grado di istruzione, dall’immigrazione e dalle condizioni economiche, anche se questi fattori, per le persone coinvolte nello studio, non incidevano nel modo di ricevere l’assistenza sanitaria. Poiché la Svezia è un Paese dove l’assistenza sanitaria è globalmente accessibile, dopo aver considerato l’influenza di vari rischi per la salute, come la pressione sanguigna e il colesterolo, l’autrice dello studio non si aspettava di registrare tanta differenza nei tassi di mortalità.

Lo studio ha evidenziato che i fattori di rischio economici e sociali sono fattori fortemente predittivi del rischio di morte, e è notato anche un piccolo aumento del rischio di morte per cancro legato a questi fattori. Rawshani ha aggiunto che il sistema sanitario dovrebbe seguire di più i pazienti che vivono in condizioni socio-economiche disagiate, dal momento che queste persone spesso vivono pesanti stress psicologici, come la disoccupazione, cattive abitudini di vita e altri problemi legati alle condizioni di salute.

In conclusione, gli stessi ricercatori ammettono che il loro studio ha alcuni limiti: non è stato possibile dimostrare in che modo lo status sociale ed economico abbia causato le morti premature nei soggetti svantaggiati rispetto alle controparti agiate, e non erano disponibili informazioni su alcuni aspetti relativi allo stile di vita. come l’abitudine di bere alcolici e di fumare.

Fonte: JAMA Intern Med 2016

Andrew M. Seaman

(Versione italiana per Quotidiano Sanità/Popular Science) 
01 luglio 2016
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