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Caso Avastin/Lucentis. Giovedì attesa l’udienza del Consiglio di Stato sulla multa dell’Antitrust. Ma resta aperto dibattito su sicurezza
Roche e Novartis sono accusate di avere messo in atto un cartello per favorire il farmaco per uso oftalmico Lucentis (della Novartis) a discapito di quello oncologico (e molto meno costoso) Avastin (della Roche). L'Avastin manipolato, infatti, produrrebbe gli stessi benefici del Lucentis sui pazienti con maculopatia senile. Ma la manipolazione è sicura? I dubbi non sono mai stati definitivamente chiariti e il dibattito si è riacceso dopo che 5 pazienti del Careggi hanno rischiato di perdere la vista a causa di un errore umano nella manipolazione dell’Avastin.
30 NOV - Siamo alla vigilia di un nuovo round nel caso “Avastin/Lucentis”. Il 3 dicembre, infatti, toccherà al Consiglio di Stato pronunciarsi sulla maxi-multa di oltre 180 milioni di euro comminata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato contro le aziende farmaceutiche Roche e Novartis. L'accusa è di aver messo in atto un 'cartello' per favorire, nell'ambito del trattamento della maculopatia senile, le vendite del farmaco oftalmico Lucentis a discapito del farmaco oncologico Avastin che, se manipolato con cura, produrrebbe gli stessi benefici del Lucentis.
 
L'udienza del Consiglio di Stato arriva in appello alla pronuncia del Tribunale amministrativo del Lazio, che nel novembre 2014 ha respinto il ricorso presentato dalle due industrie contro la multa dell'Antitrust. Roche e Novartis, infatti, hanno sempre smentito l'esistenza di una intesa anticoncorrenziale e precisato che Avastin (bevacizumab) e Lucentis (ranibizumab) sono farmaci diversi - per composizione, struttura e modalità di somministrazione – e sviluppati per scopi terapeutici differenti: il primo oncologico, appunto, il secondo oftalmico.

In effetti, l’uso di Avastin in ambito oftalmico presuppone la manipolazione e il frazionamento. Pratica usata in alcuni ospedali italiani, ma non immune da errori, dal momento che la manipolazione e il frazionamento avviene per mano di un operatore. Non a caso il Consiglio Superiore di Sanità prima e il provvedimento di Aifa poi hanno stabilito che la preparazione galenica magistrale a base di Bevacizumab possa essere eseguita solo in centri di alta specializzazione.

D’altra parte, in tempo di crisi e insostenibilità economica del Ssn, la differenza di costo tra l’Avastin manipolato (circa 80 euro a iniezione) e il Lucentis (circa 900 euro a iniezione) può rappresentare un valido motivo per discutere dell’opportunità di diffondere l’utilizzo offlabel dell’Avastin. Non, però, senza tener conto dei profili di sicurezza. La pronuncia del Consiglio di Stato è vicina, ma il dibattito è ancora aperto. Ed è tornato a occupare le pagine di tutti i giornali nazionali dopo che lo scorso ottobre cinque pazienti del Careggi hanno rischiato di perdere la vista per una infezione agli occhi contratta a causa di una contaminazione accidentale e puntiforme del farmaco Avastin che sarebbe avvenuta dutante la fase di “sporzionamento”. Un evento definito "raro" rispetto al volume di somministrazioni realizzate annualmente dalla struttura (“circa 5.000 iniezioni di cui circa 2.000 allestite dalla Farmacia per il farmaco interessato”), ha spiegato il Careggi precisando che “il problema è legato alle procedure di preparazione di Avastin, non al farmaco in sé”.
30 novembre 2015
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