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Cancro esofago. La terapia protonica ha meno effetti collaterali di altre radioterapie
Si tratta di effetti significativamente inferiori rispetto a quelli dovuti a radioterapie meno recenti. Lo afferma uno studio, condotto su circa 600 pazienti, presentato durante l’Annual Conference of the Particle Therapy Cooperative Group. Questa terapia funziona bene, oltre che nel cancro all’esofago, anche in altri tumori, quali quelli dell’apparato gastrointestinale, polmone, rene, midollo spinale ed altri
22 MAG - La Protonterapia (o terapia protonica) sembra avere un numero inferiore di effetti collaterali tossici per il paziente rispetto ad altri tipi di radioterapie meno recenti. Lo afferma uno studio scientifico condotto dalla University of Maryland School Of Medicine, che è stato presentato durante l’Annual Conference of the Particle Therapy Cooperative Group, a San Diego in California: si tratta di un meeting annuale dedicato a temi relativi alle terapie basate sull’utilizzo di particelle, che negli ultimi anni stanno affinando i loro strumenti in maniera crescente.
 
Lo studio in questione è stato condotto su circa 600 pazienti con cancro all’esofago. Di solito, questi pazienti soffrono di nausea, fatica, diminuzione dell’appetito, anomalie del sangue e problemi polmonari e cardiaci. Nello studio, il Dottor Michael Chuong, MD, assistant professor di Radiation Oncology presso la Scuola, ha comparato due tipi di radiazioni basate sui raggi X con la protonterapia. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con i colleghi Mayo Clinic a Rochester, Minnesota. In base ai risultati, i ricercatori hanno osservato che l’impiego della terapia protonica non ha inciso sui sintomi presenti nei pazienti, ovvero non li ha aumentati. “Questo risultato mette in luce la precisione della protonterapia”, dichiara il Dottor Chuong “e come possa davvero fare la differenza nella vita del paziente affetto da tumore”.
 
L'adroterapia, di cui fa parte anche la protonterapia, è un tipo di radioterapia che sfrutta particelle chiamate 'adroni', tra cui protoni, neutroni o ioni. La protonterapia rappresenta una delle numerose strategie di intervento contro il tumore. Essa si basa sull’utilizzo di un fascio di particelle, i protoni, consentendo un intervento molto preciso volto a colpire il tumore e minimizzare la dose di radiazione assunta dai vicini tessuti sani. Questa terapia può essere utile non solo nel cancro all'esofago ma anche in altri tipi di cancro: tumori dell’apparato gastrointestinale, cervello, polmone, rene, midollo spinale, tumore testa-collo. I ricercatori sottolineano che questa terapia può rappresentare un  importante opzione per i bambini affetti da tumore e potenzialmente in futuro anche per il trattamento del cancro alla mammella. Attualmente, la maggior parte dei pazienti con cancro trae un adeguato giovamento dalle radioterapie attuali, mentre si stima che circa un 30% potrebbe avere un beneficio maggiore dalla nuova terapia protonica.
 
Tra le altre possibilità di trattamento, ci sono la radioterapia interna selettiva, che consiste in un approccio di precisione per il trattamento di pazienti con tumori particolarmente difficili da rimuovere che coinvolgono il fegato o il colon-retto; Gammapod, un nuovo metodo ad alta precisione per trattare le prime fasi del cancro alla mammella; Terapia Termica, che sfrutta il calore per trattare un ampio spettro di manifestazioni tumorali maligne.    
 
Il risultato odierno è di grande importanza per la University of Maryland School Of Medicine. Infatti, nel prossimo autunno essa aprirà un centro dedicato, il Maryland Proton Treatment Center (MPTC), che fornirà uno degli approcci, più nuovi e a più alta precisione, basati sulla radioterapia. Tra gli strumenti a disposizione, il  pencil beam scanning (PBS - un fascio sottilissimo a forma di 'matita'), che colpisce direttamente il tessuto malato preservando il più possibile quello sano dall’assunzione di radiazioni.
 
Viola Rita
22 maggio 2015
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