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Farmaci. Da Gimbe una blacklist di quelli da evitare per proteggere la salute dei pazienti
La Fondazione Gimbe ha tradotto e adattato la lista di 54 farmaci da evitare pubblicata da Prescrire International al fine di offrire a medici, pazienti e decisori uno strumento basato sulle evidenze e finalizzato sia a preservare la sicurezza dei pazienti che ad evitare gli sprechi.
15 OTT - "Se è vero che una quota consistente degli sprechi in Sanità consegue alla prescrizione ed erogazione di interventi sanitari inefficaci, inappropriati e dal low-value è indispensabile ripartire dalle migliori evidenze scientifiche per identificare tali interventi al fine di ridurre le asimmetrie informative tra il mondo della ricerca e quello dell’assistenza sanitaria". Lo ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe che, nell’ambito del progetto “Salviamo il Nostro Ssn", ha inaugurato sulla rivista Evidence la rubrica “Less is More”, traducendo e adattando al contesto nazionale la lista pubblicata da Prescrire International, rivista d’informazione indipendente sui farmaci che lavora in assoluta indipendenza per fornire a professionisti sanitari e pazienti informazioni chiare, affidabili, aggiornate e scevre da conflitti di interesse e pressioni commerciali.
 
"I destinatari della lista sono innanzitutto i medici che dovrebbero valutare con estrema cautela la prescrizione di questi farmaci - ha precisato il Presidente - ma anche le autorità regolatorie, perché allo stato attuale delle conoscenze il profilo rischio-beneficio dei farmaci inclusi è sfavorevole in tutte le indicazioni approvate. Di conseguenza, per un’adeguata tutela dei pazienti, è necessario valutare l’opportunità di mantenerli sul mercato o di limitarne le indicazioni autorizzate". I 54 farmaci della blacklist appartengono a quattro categorie: farmaci con effetti collaterali eccessivi rispetto ai benefici; vecchi farmaci con profilo rischio-beneficio meno favorevole rispetto a nuove molecole; nuovi farmaci con profilo rischio-beneficio meno favorevole rispetto alle alternative; farmaci per i quali non esistono adeguate prove di efficacia, ma è ben documentato il rischio di gravi effetti avversi.
 
"Anche quando non esistono alternative soddisfacenti a questi farmaci - ha concluso il Presidente Gimbe - non è mai giustificato in assenza di prove di efficacia esporre i pazienti a rischi severi, anche nelle gravi patologie. In assenza di trattamenti efficaci nel migliorare la prognosi della malattia, l’opzione migliore è sempre rappresentata da una terapia di supporto personalizzata, perché la sicurezza del paziente viene prima di tutto".
15 ottobre 2014
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