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Quando troppo sole fa male. Arriva in Italia una terapia innovativa in gel contro la cheratosi attinica
In Italia ne sono colpite 400 mila persone. Ma la diagnosi viene fatta solo nel 44% dei casi. Eppure la malattia causata dall'esposizione al sole può degenerare in forme tumorali della pelle. Disponibile ora un trattamento rapido ed efficace per applicazione topica a base di ingenolo mebutato. 
22 APR - Da oggi la terapia della cheratosi attinica è più semplice che mai: basterà applicare sulla pelle colpita da questa lesione precancerosa un gel a base di ingenolo mebutato, una volta al giorno per due-tre giorni di seguito. Il farmaco, prodotto dalla danese LEO Pharma, ha ricevuto l’Ok dell’FDA e dell’EMA e adesso arriva in Italia, rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale. “I principali vantaggi di questo prodotto – afferma  Giovanni Pellacani, Professore ordinario di Dermatologia e Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia - consistono nella breve durata della terapia, che facilita la compliance e nell’efficacia anche a lungo termine”.
 
Nella cute intorno alla lesione visibile possono essere presenti altre lesioni subcliniche, invisibili ad occhio nudo, che vanno anch’esse trattate. “Nella cheratosi attinica il cosiddetto ‘campo di cancerizzazione’ si presenta come cute apparentemente sana, che circonda la lesione visibile - spiega Ornella De PitàPast President ADOI, Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani, membro del Direttivo e dermatologo presso il Laboratorio di Immunologia e Allergologia dell’IDI di Roma - A circa 7 centimetri dalla lesione primitiva, sono in genere presenti cellule mutate a diversi stadi di differenziazione, che possono trasformarsi in lesioni cancerose; per questo è necessario estendere l’area da trattare anche a queste zone ed eventualmente identificare queste lesioni precancerose non visibili, con la microscopia confocale”.
 
La cheratosi attinica in Italia colpisce circa 400 mila persone al di sopra dei 45 anni; solo il 44% riceve una diagnosi corretta, ma un paziente su quattro non viene trattato. Chiaramente correlata alla durata delle esposizioni al sole (la radiazione UVB dei raggi solari provoca una mutazione del DNA), questa patologia colpisce soprattutto persone a fototipo chiaro, con storia di ustioni solari e pregressi tumori cutanei. E’ importante riconoscere tempestivamente queste lesioni e trattarle perché non è rara la degenerazione verso forme tumorali più aggressive. La sua prevalenza è in aumento.
 
“La cheratosi attinica è una lesione da non sottovalutare – spiega Ketty Peris, Professore ordinario di Dermatologia e Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – perché è un carcinoma ‘in situ’, a rischio di evoluzione verso un carcinoma squamocellulare invasivo; la progressione della malattia non è prevedibile, per questo diagnosi precoce e trattamento tempestivo sono fondamentali”. Secondo i dati italiani AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori) i tumori della pelle non-melanoma sono le neoplasie cutanee più frequenti; l’incidenza europea è pari a 113-146 casi per 100.000 abitanti.
 
Obiettivo della terapia della cheratosi attinica è ridurre il numero di lesioni e prevenire il rischio di progressione in carcinoma a cellule squamose invasivo. I trattamenti possono essere mirati alla lesione visibile clinicamente o mirati al ‘campo di cancerizzazione’ (Field Directed Treatments), cioè alle lesioni visibili e alla cute fotodanneggiata circostante. Esistono tre tipi di trattamenti: fisici (crioterapia, laser terapia, diatermocoagulazione, escissione chirurgica, curettage); terapia fotodinamica o PDT (rivolta sia al ‘campo’, che alle singole lesioni) effettuata tramite un agente fotosensibilizzante, il 5-metilaminolevulinato (MAL) oppure l’acido aminolevulinico cloridrato (ALA) e successiva esposizione a luce rossa;  i trattamenti topici (peeling chimico con diclofenac sodico 3% gel applicato due volte al giorno per almeno 60-90 giorni, imiquimod 5% crema applicato 3 volte a settimana per 4-8 settimane). A quest’ultima categoria appartiene anche il nuovissimo gel a base di ingenolo mebutato, che può essere gestito dal paziente a domicilio; si applica una volta al giorno, per tre giorni di seguito.
 
Maria Rita Montebelli
22 aprile 2014
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