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Covid. La Sardegna si dota di un Piano di intervento per i prossimi 40 giorni
Per Solinas la situazione di gestione dell’emergenza sanitaria nell’isola “è pienamente sotto controllo”. Nieddu: “Nella prima fase abbiamo avuto circa 1380 contagi, adesso viaggiamo a oltre 10 volte quel numero della prima fase. Con questi numeri oggi, non è più possibile fare in modo di separare completamente le strutture Covid da quelle non Covid”. Temussi: “Il problema vero è che manca il personale”. LE SLIDE
17 NOV - “Dopo la delibera 55/16 del 5 novembre 2020, con la quale la Giunta ha operato una rimodulazione della dotazione dei posti letto per la gestione dei pazienti Covid, le Aziende del SSR, in sinergia e collaborazione con l’Assessorato alla sanità, hanno elaborato un Piano di intervento che di fatto rappresenta un atto di programmazione che dà a tutti noi e ai sardi lo scenario per i prossimi 40 giorni di quello che siamo pronti a mettere in campo per affrontare l’emergenza e garantire le cure, la prevenzione, e le reti in tutto il territorio regionale”. Lo ha annunciato in conferenza stampa, negli scorsi giorni, il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas.

“La rappresentazione - ha illustrato il capo di Giunta - non riguarda solo i posti letto che andranno a crescere nei 40 giorni a venire, ma anche cosa succederà dal punto di vista dei percorsi che sono stati rivisti con un’analisi attenta delle criticità che abbiamo incontrato: dal percorso di tracciamento, all’effettuazione e comunicazione dei tamponi, e quindi degli esiti degli stessi, alla necessità di attivare meglio, con maggior efficienza, le reti territoriali in maniera tale che un’individuazione tempestiva dei casi positivi al virus e cura domiciliare possano evitare l’inadeguatezza dei ricoveri che ha generato una pressione sul nostro sistema ospedaliero”.

Per il Presidente della Regione la situazione di gestione dell’emergenza sanitaria nell’isola “è pienamente sotto controllo”. “A fronte infatti di una emergenza pandemica e quindi di livello globale – ha puntualizzato Solinas -, dove nessun sistema sanitario al mondo era realmente preparato ad affrontare un’emergenza di queste dimensioni, vediamo quotidianamente, su qualsiasi mass media, come ci siano situazioni di gravissima difficoltà e criticità nel mondo, anche in Paesi tradizionalmente avanzati e citati come riferimento: penso a Francia, Germania, Regno Unito. Credo che se si abbandonano le parole e si guardano i numeri, la Sardegna oggi con i numeri, pragmatismo e concretezza, possa vantare una situazione che certifica come la conduzione e la gestione della fase epidemiologica fino a questo momento, abbia contemperato al meglio le ragioni della tutela sanitaria con le esigenze complessive del popolo sardo”.

“Il Piano di programmazione a 40 giorni è il risultato di un maggiore coordinamento tra l’Assessorato e le varie Aziende sanitarie, come anche con l’Ares – è intervenuto l’Assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu -. Un coordinamento che ha dato finora comunque già i suoi frutti: ricordo che il Piano di rimodulazione dei posti letto, che è stato approvato dalla Giunta e poi messo in atto dalle varie aziende, è quello che ci ha consentito ad oggi di combattere con i risultati che fino alla prima fase sono stati giudicati dall’Istituto superiore di sanità, insieme alla Sicilia, i migliori risultati a livello nazionale, e che ancora adesso ci consente di fare in modo che il nostro sistema sanitario, che abbiamo ereditato in condizioni sicuramente non ottimali, continui a reggere in un quadro epidemiologico totalmente nuovo. Sfido chiunque a dire che questo quadro era prevedibile nella quantità dell’emergenza che si è manifestata”.

“Ricordo – ha evidenziato l’esponente di Giunta - che nella prima fase che sembrava a tutti quanti un disastro epocale, abbiamo avuto circa 1380 contagi, adesso viaggiamo a oltre 10 volte quel numero della prima fase. Ne abbiamo circa 14 mila di contagi. Con tutto quello che questo significa come impatto rispetto alle strutture sanitarie, che è ben diverso da quello della prima fase. E’ ovvio che se il 10% manifesta sintomi e circa il 5% necessita di ospedalizzazione, è ben diverso avere il 5% di 1380 rispetto al 5% di 14 mila”.

“Il piano di rimodulazione che abbiamo messo in campo, e che continuerà in questi atti di programmazione a essere attivato – ha concluso Nieddu - , ci ha consentito in questo periodo di assistere i pazienti con il Covid ma di non trascurare le altre patologie dei pazienti non affetti da Covid, per i quali abbiamo quindi continuato ad erogare nel limite del possibile l’assistenza. Nel limite del possibile perché non è più possibile oggi, con questo numero di contagi, fare in modo di separare completamente le strutture Covid da quelle non Covid, cosa che siamo riusciti a fare nella prima fase perché l’impatto sul sistema sanitario era molto minore.

Il Commissario straordinario dell'Azienda regionale della salute (Ares), Massimo Temussi, ha ribattuto: “Questo documento è il Piano operativo vero. E’ disegnato partendo da quello che viviamo quotidianamente e da come si è modificato il SSR, per arrivare al massimo dettaglio di dove, quando e come, verranno attivati i posti letto per dare una risposta efficace al sistema sanitario ma sopratutto disegnandola sul paziente”.

“Quello che è successo a livello regionale e mondiale è un’incredibile pressione sulle strutture ospedaliere – ha spiegato il Commissario -, dunque è necessario ripartire dai dati. Quello che ci dicono i dati è che l’indice RT e i contagi sulla popolazione sono ben diversi da quelli del resto d’Italia o della media italiana. Questo di per sé non è un vantaggio, il nostro SSR soffre tanto, e quindi oltre ai dati abbiamo cominciato a ridisegnare completamente il percorso. Cioè, banalmente, cosa succede al paziente sintomatico? E cosa è successo sui dati degli RT e della popolazione? Abbiamo cercato in pratica di ripensare e di analizzare nel massimo dettaglio quello che oggi sta succedendo al paziente Covid, partendo da quello sintomatico. Cosa vuol dire quindi, che tutti gli attori di sistema in una logica di flusso di flowchart fanno o subiscono delle azioni. Ed il nostro sforzo è quello di cercare di capire quali azioni stiamo facendo in maniera serena, e quali invece stiamo subendo, che creano fortissime criticità sul sistema sanitario”.

“Il documento in formato di slide – ha proseguito Temussi - rappresenta l’esemplificazione di quello che sta succedendo in termini di criticità ed anche, ovviamente, la ricerca delle soluzioni. Abbiamo dunque analizzato nel dettaglio tutto quello che è successo al paziente in questo percorso. Il discorso è, non pensare al sistema sanitario solo sulla pressione e sugli ospedali, il problema parte dal primo step, ossia dalla rete di emergenza, dalla rete del territorio, e ovviamente da quella  ospedaliera. Ci siamo dunque concentrati su questo, ad evidenziare le criticità e le azioni che metteremo in campo nei prossimi 40 giorni per migliorare questa situazione e per arrivare a un Piano di dettaglio sui posti letto per step. Quindi su che cosa sta succedendo nei singoli DEA di primo livello, di secondo livello, a livello regionale e come ci siamo adoperati con gli altri colleghi per migliorare sia i posti letto, ma anche per cercare di eliminare la pressione inadeguata negli ospedali. A tal proposito, abbiamo valutato anche l’Ospedale Binaghi, con tecnici di ingegneria clinica, ingegneria sulla logistica e altri professionisti, come struttura idonea ad ospitare pazienti Covid-19, mentre, tecnicamente e logisticamente, è stato riscontrato che non è fattibile altresì utilizzare le conclamate strutture del San Giovanni di Dio, nonché le cliniche dismesse come l’ex clinica Macciotta e la vecchia clinica Aresu”.

“Il problema vero della sanità oggi – ha concluso puntualizzando il Commissario Ares - è che manca il personale, inutile che ci nascondiamo. Ma non è che manca in Sardegna, manca in tutta Italia. E’ vero che stiamo attivando nuovi posti letto, ma il numero di personale è limitato. Qual’è dunque la soluzione, è trovare luoghi fisici più grandi possibili per cercare di fare sinergia”.

Elisabetta Caredda
17 novembre 2020
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